«L'Italia cresce al rallentatore»

«L'Italia cresce al rallentatore» Ultimi in Europa per l'aumento del pil: «Colpa dei consumi che non tirano». Male anche l'occupazione «L'Italia cresce al rallentatore» Bruxelles rifà i conti e taglia le previsioni '98 STRASBURGO DAL NOSTRO INVIATO L'Italia cresce al rallentatore: quest'anno verrà staccata di qualche lunghezza da tutti gli altri partner europei, l'anno prossimo farà peggio solo la Gran Bretagna. La Commissione europea ha ciato ieri, con le sue previsioni economiche d'autunno, l'ennesimo segnale d'allarme sulla nostra economia reale: il Pil italiano - spiega il commissario agli Affari monetari Yves-Thibault de Silguy - crescerà solo dell' 1,7% nel '98 e del 2,1% nel '99. Ben meno del 2,4% e del 3% rispettivamente che la stessa Commissione aveva calcolato solo sei mesi fa; ma meno anche dell' 1,8% che il Tesoro aveva annunciato in ottobre come seconda ed ultima revisione al ribassso. Risultati che pesano anche alla luce delle previsioni per l'intera Unione europea e per quella zona virtuosa che dovrebbe essere rappresentata dagli undici Paesi dell'Euro: l'economia dei Quindici crescerà in media del 2,9% - un dato addirittura migliore del previsto - nel '98, per scendere poi al 2,4% nel '99; per gli Undici le stime sono del 3% e del 2,6%. Nell'ultimo caso il ribasso è di 0,6 punti, ma il taglio è comunque minore di quello riservato alla nostra «performance». Gli effetti della congiuntura italiana, naturalmente, peseranno sull'occupazione. Bruxelles corregge al ribasso anche le stime sull'aumento dei lavoratori - lo 0,3% in più quest'anno e l'anno prossimo, lo 0,6% nel 2000 - mentre il tasso di disoccupazione calerà in tre anni solo dal 12% all' 11,6%. Anche in questo caso peggio di noi è messo solo un Paese, la Germania, che nel '98 vedrà aumentare i suoi occupati di un misero 0,1% e nel '93 arriverà appena allo 0.2%. Il lavoro resta sempre e comunque il grande assente dallo scenario europeo e nonostante de Silguy si sforzi di tratteggiare un quadro positivo («Dal '96 al 2000 verranno creati 5,1 milioni di posti, superando cosi i 4,6 milioni di posti persi dal '90 al '95»), i suoi dati si possono leggere in modo assai meno rassicurante: alla fine del decennio l'Europa avrà creato 500 mila posti netti, 50 mila l'anno, meno di 150 per ogni giorno passato. Ma i Quindici restano, nonostante tutto, un'«isola di stabilità», come sentenzia Bruxelles. Un'Europa che, dice ancora de Silguy, «non è isolata dal resto del mondo» e quindi risente degli effetti delle crisi asiatica e russa, ma che «può contare sulle proprie forze per alimentare la dinamica di crescita della sua economia» e scommette quindi sulla fiducia interna - alimentata dal risanamento dei conti pubblici - per sopperire alle esportazioni che languono. Perché da noi le cose andranno peggio? La frenata dell'economia italiana per la Commissione è dovuta alla «decelerazione dei consumi privati che riflette la graduale scomparsa degli incentivi fiscali sulle auto, la stretta sul reddito personale disponibile e un certo peggioramento nella fiducia delle famiglie». La crescita dovrebbe comunque «accelerare gradualmente nel 1999-2000», anche se con forza minore del previsto. E ancora l'inflazione appare fuori linea con la media degli Undici: il 2,2% quest'anno, il 2% il prossimo rispetto a dati della zona Euro che sono rispettivamente dell'1,5 e dell'1,6%. Solo nel 2001 la differenza si ridurrà, con i prezzi italiani in crescita dell' 1,9% e quelli degli Undici all'1,7%. Anche per questo de Silguy avverte che l'italia, assieme a Irlanda, Spagna, Olanda e Portogallo «dove i tassi d'inflazione sono superiori al resto della zona Euro, devono restare particolarmente vigili nella gestione della loro politica di bilancio e nell'evoluzione della politica salariale». Più sfumate le previsioni sui conti pubblici. Con un governo caduto proprio sulla legge di bilancio, la Commissione non ha potuto contare gli effetti della Finanziaria '99 su deficit e debito italiano, ma se la legge passerà, come è presumibile, immutata all'esame del Parlamento, il dato già positivo di un rapporto deficit/Pil pari al 2,3% potrebbe calare di un altro 0,20,3% e risultare migliore della previsione del Tesoro di un 2,4%. Ma qualche rischio di frenata nel risanamento - avverte de Silguy - potrebbe aversi quest'anno, alla luce della congiuntura difficile, visto che anche in Italia si avverte «un leggero peggioramento» rispetto alle previsioni iniziali sul deficit. Francesco Manacorda NELLA SFERA DI BRUXELLES H (Le prensioni dello Commissione Europea per l'economia italiano. Fra parentesi, i valori nelle stime del mano scorso. Dati in percentuale) 1998 1999 2000 I,7i2,4) I 2,1(3,0) I 2,5 DEFICIT/PIL(1) 2,6 (2,5} 2,3(2,0) 2,01 115,1(114,3)1111,7 12,0(12,0) 11,9(11,8) 11,6 1 3,1(3,1) 3,1(3,1) 3,01 .. 1 (1 ) Le stime per il 1999 non tengono conto della Finanziaria, §| in quanto non ancoro approvata (2) Deflcttore dei consumi privati

Persone citate: Francesco Manacorda, Thibault