Il Cile: «Pinochet era in missione segreta» di Fabio Galvano

Il Cile: «Pinochet era in missione segreta» L'ARRESTO DELL'EX DITTATORE Un giornale inglese: il generale doveva comprare armi. Scontri tra fazioni nelle strade di Santiago Il Cile: «Pinochet era in missione segreta» Londra ribatte: ma non ha immunità LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il governo britannico è irremovibile: Pinochet non gode di alcuna immunità diplomatica. A nulla è valsa la missione al Foreign Office dell'ambasciatore cileno Mario Artaza e di Santiago Benadava, un esperto legale del ministero degli Esteri venuto a Londra per sostenere la causa dell'ex dittatore. Ricevuti dal responsabile della diplomazia britannica per i rapporti con le Americhe, Peter Westmacott, essi hanno sostenuto che il senatore era in Inghilterra «in missione speciale e segreta», sperando forse di far pendere la bilancia, in questo modo, dalla sua. Ma i due inessi sono stati liquidati con le parole di sempre: «Il passaporto diplomatico non conferisce immunità diplomatica e comunque il caso del senatore Pinochet poggia soltanto su elementi giudiziari». Eppure non c'è nulla di più politico, in questo momento, con Londra in una situazione sempre più scomoda e il Cile in preda a manifestazioni e disordini che spingono la stampa inglese a domandarsi fino a quando la democrazia reggerà. Il presidente Eduardo Frei getta acqua sui fuoco, dopo un'altra giornata di incidenti in cui sono stati protagonisti da una parte gli studenti dell'università di Santiago, che manifestavano in favore dell'arresto di Pinochet con lanci di sassi e bottiglie molotov 110 feriti e 50 arresti); dall'altra i fedelissimi del generale - dieci arresti - radunati davanti alle ambasciate di Gran Bretagna e Spagna. «Occorre mantenere calma e serenità», ha detto Frei: «Non bisogna estremizzare la situazione. Il Paese deve continuare a funzionare». Per ora lo ascoltano. E se il comandante in capo dell'esercito, generale Ricardo Izurieta Cafarena, ha convocato ieri una riunione con tutti gli ufficiali e sottufficiali della guarnigione di Santiago, una decisione che ha suscitato allarme, il ministro della Difesa Florencio Guzman afferma che l'esercito è «preoccupato» ma reagisce «con serenità». Per cui, a suo avviso, non esiste alcuna possibilità che «si giunga a una dimostrazione di forza». «L'unica cosa che interessa i militari - ha detto - è che si agisca rapidamente e si trovi una soluzione all'arresto di Pinochet». Sono tensioni che il governo Blair non contribuisce certo a placare. E anche se in un'intervista al «Times» il primo ministro continua a precisare che la vi- cenda è unicamente frutto di «procedure giudiziarie», la sua posizione è quantomeno delicata. Soprattutto se è vero, come affermano alcuni giornali inglesi, che Blair ha severamente redarguito il suo strettissimo collaboratore e ministro dell'Industria, Peter Mandelson, per avere definito Pinochet «un brutale dittatore». Il premier avrebbe anche mandato un memo agli altri mi¬ nistri: non commettano lo stesso errore. Potrebbe essere il segno delle pressioni che gli americani continuano a negare di esercitare - lo ha fatto ieri anche il numero due dell'ambasciata Usa, Tom Bradtke - ma che secondo la stampa inglese nascono dal timore che un processo a Pinochet riveli il ruolo americano nel golpe del 1973. Londra è ormai fra l'incudine e il martello. Se non concederà l'estradizione - una decisione della magistratura spagnola è attesa per la prossima settimana dovrà probabilmente procedere in proprio. Le azioni legali intentate da un gruppo di esuli cileni e da Amnesty International potrebbero legare le mani dei politici. Intanto l'ex dittatore resta nel suo lettino della London Clinic. I giornali dicono che era a Londra anche per acquistare armi, i tabloid ripercorrono le sue ultime ore da uomo libero fino alla cena - prima del ricovero - al «Diverso», un noto ristorante italiano. La moglie Lucia fa sapere che le sue condizioni di salute non sono buone. Ma il problema, ormai, è un altro. Fabio Galvano Il presidente cileno Eduardo Frei (a sinistra) con il primo ministro spagnolo José Maria Aznar