DIVISI DAL GIOCO

DIVISI DAL GIOCO DIVISI DAL GIOCO «lo morirei» «Troppi soldi uccidono» De Crescenzo ROMA. «Non gioco perché ho paura di vincere: sarebbe la mia condanna a morte». I miliardi uccidono: ne è convinto lo scrittore Luciano De Crescenzo. Difficile convincere i milioni di italiani che tentano la fortuna. «Io vorrei provarci: sono uno scrittore e ho in mente una storiella». Allora proviamo. «Il protagonista è im poveretto che un giorno beve un caffè in meno e si compra il tagliando del SuperEnalotto. E vince: la somma favolosa di 35 miliardi. L'uomo abbraccia la moglie, i figli, piangono tutti per la commozione e la gioia. Il più piccolo dice: "Papà compriamo lo champagne", e cominciano i guai». Perché? «E' la prima di ima lunga serie di rinunce: quell'uomo si accorgerà che non può realizzare nessuno dei suoi desideri. Se quella sera va a comprare lo champagne, tutti, in paese, capiranno che ha vinto lui. Vorrebbe smettere di lavorare, ma anche questo sarebbe un chiaro segnale della vincita. Acquistare una Ferrari? La stessa cosa. Va a vivere lontano, ed è l'epilogo triste della storia. L'uomo perde affetti ed amici». C'è una soluzione? «Basta montepremi così alti. Se nessuno fa sei, i soldi andrebbero divisi tra i 5. Si arricchirebbero più persone e non impazzirebbe nessuno». Ma lei non ha mai giocato? «Assolutamente e me ne guardo bene. E poi adesso ci sono anche le code...», [a. tor.] «Un sogno» Massimo Giletti ROMA. «Io gioco perché mi piace sognare». Il SuperEnalotto ha sedotto anche chi con i numeri e la fortuna lavora ogni giorno accompagnando la febbre del gioco degli italiani; Massimo Giletti, che dal lunedì al sabato conduce «Il lotto alle otto», in onda su Raidue. Lei gioca per sognare. Ma che cosa può desiderare di più Massimo Giletti? «E' vero io ho già avuto moltissimo dalla vita. Ma sognare è bello e costa poco: soltanto 1600 lire. Se si gioca di più, si buttano i soldi e non ne vale la pena. Certo, vincere 37 miliardi mi spaventa un po': è una cifra astronomica. Il denaro regala la libertà, ma dà alla testa». Lei cosa farebbe con tutti quei soldi? «Un regalo a mio padre: rinnoverei la fabbrica tessile che abbiamo a Biella. Sarebbe un modo per riparare al dolore che gli ho dato quando me ne sono andato, scegliendo un'altra strada. Poi penserei ai miei fratelli». Nessuna controindicazione al gioco? «Certo che ce ne sono: bisogna giocare per divertirsi, il gioco unisce. Si gioca tra colleghi, tra amici, è diventato un modo per ritrovarsi e stare insieme provando a fantasticare sulla vita da super miliardari. Ma attenzione: non bisogna cercare nel gioco la svolta della vita. Altrimenti diventa una malattia. Per cambiare, bisogna migliorare se stessi». [a. tor.] De Crescenzo «Ma i soldi li regalerei» Massimo Giletti

Persone citate: De Crescenzo, Luciano De Crescenzo, Massimo Giletti

Luoghi citati: Biella, Roma