E Prodi «smammò la sedia»

E Prodi «smammò la sedia» I segreti dei ministri «anagrammati»: dal «solo sorriso» della Jervolino ai «brindisi» della Bindi E Prodi «smammò la sedia» COME metodo per presagire il futuro, l'anagramma magari non è un gran che. Ma come dicono Rilke e Gianni Cùper- 10 «Il futuro entra in noi molto prima che accada»: e una volta che è 11 futuro è accaduto, l'anagramma riesce anche a indovinarlo. Per esempio. Se Prodi avesse anagrammato per tempo il nome e il cognome di Massimo D'Alema avrebbe scoperto la frase: «Smammo la sedia»: e avrebbe capito che il leader dei Ds si riproponeva di liberare per sé la poltrona prodiana. Così Carlo Azeglio Ciampi ci dice da anni che La Zecca poi migliora, previsione talvolta avveratasi. Ma chiamare Lamberto Dini l'imbanditore cosa significherà mai? Che apparecchia tavole mangerecce (metafora politicamente assai sgradevole) o sa approntare, da bravo ministro degli Esteri, tavoli negoziali? Il responso è duplice, come nei più furbi fra gli oracoli, che prevedevano sorte avversa o favorevole a seconda delle letture. L'incertezza può essere grammaticale: nel nome di Vincenzo Visco si legge: «Sovvenzioni c/c» (cioè: fo¬ raggi i conti correnti), ma il verbo non si capisce se sia un soddisfatto indicativo o un timido congiuntivo esortativo. Certamente adulatorio è l'anagramma di Sergio Mattarella: ò l'arte magistrale (l'arte di usare il Mattarellum, probabilmente), mentre assai ambiguo, e da Gioconda (nel senso leonardesco), è quello che riguarda il nuovo ministro dell'Interno: Rosa Russo Iervolino: avrei un solo sorriso.... Perentoria Giovanna Melandri: da anni, malgoverni, mentre Rosi Bindi ci esorta a star su con la vita: o brindisi! Fra gli anagrammi che adeguano il nome del ministro al ministero d'arrivo, si incomincia con Antonio Bassolino che dell'incarico ricevuto afferma: «s'intona io sono Lab». Oliviero Diliberto, nuovo Guardasigilli, sta invece pensando al Pool e ai suoi seguaci: Io, Borrelli, i devoti. Più sicuro dell'atteggiamento nei confronti della magistratura ce l'avrebbe avuto il «duro» Ortesio Zecchino che però è finito al rninistero universitario: fosse capitato alla Giustizia avreb¬ be tirato le conseguenze dall'anagramma Orco chi sentenziò. Dal nuovo ministro della Funzione Pubblica Angelo Piazza ci si aspetta che porti qualche buon cervello nella pubblica amministrazione: geni a Palazzo, Gianguido Folloni con il Parlamento ci deve parlare, o almeno provarci: Un dialogo lo fingi. Pare soddisfatto Carlo Scognamiglio del suo incarico militare, con una predilezione per i Carabinieri: Con oggi, colsi l'Arma. Il Treno sembra già un destino contenuto nel cognome Treu. 2Yziano Treu dà: fi ozia un ETR, e speriamo che la situazione muti presto. Enrico Micheli farà girare i Lavori Pubblici come nell'antico gioco infantile: Meni il cerchio. Piero Fassino pensa già ai futuri negoziati Ifo pressioni a...), Edo Ronchi esibisce la sua pronuncia bresciana e le sue O nordiche, mentre ancora sul piano dialettico Livia Turco si prepara a battaglie verbali e a urti vocali. Anche Luigi Berlinguer pensa a situazioni combattive, ancorché formalmente corrette: guerriglie in blu. Invce l'aforisma contenuto nel nome del nuovo ministro delle telecomunicazioni Salvatore Cardinale andrebbe probabilmente corretto: la tv esecra il danaro. Non è sempre vero. In alcuni casi la sentenza pare da riferire alla nuova situazione politica: per esempio il crollo del fattore K che teneva gli ex-comunisti lontani da Palazzo Chigi: Katia Belillo sottolinea il venire meno di un (dtalo, labile K» (anche se vanno considerati i K contrapposti di Kossiga e Kossutta). Laura Balbo saluta il nuovo «giorno» politico, che le pare sorgere a sinistra: Alba labour. I cattolici più allarmati potrebbero giovarsi della presenza di Enrico Letta: entità clero. Infine, due casi speciali. Il ministro più pronto al suo ruolo pare essere quello per le politiche agrarie. Si chiama Paolo De Castro e si anagramma: Posa da editore. La rentrée più spettacolare è invece quella di Giuliano Amato, il cui anagramma va bene tuttora: amò l'Inguaiato. Stefano Battezzagli!