Prodi «fugge» in Egitto

Prodi «fugge» in Egitto Prodi «fugge» in Egitto Ieri ha scordato la moglie a Palazzo Chigi ROMA. Una breve vacanza all'ombra delle Piramidi e poi un lungo soggiorno negli Stati Uniti: sono questi i programmi di Romano Prodi per i primi trenta giorni del governo D'Alema. L'ex presidente del Consiglio ieri ha salutato calorosamente i suoi ex collaboratori a Palazzo Chigi in occasione del formale passaggio delle consegne. Una cerimonia conclusa fra molti applausi, tanta emozione ed altrettanta confusione, al punto tale che Prodi è uscito in auto dimenticandosi letteralmente la moglie Flavia che tentava di rincorrerlo per le scale ammettendo, fra il serio ed il faceto, di aver «perso mio marito». Adesso comunque i due avranno modo di stare molto assieme, come non capitava dalla vittoria dell'Ulivo del 21 aprile del 1996. Tanto per cominciare, questo weekend lo passeranno in Egitto con tanto di sosta alle Piramidi, gita in battello sul Nilo e sguardo sul Mar Rosso. Tutto rigorosamente in incognito (o quasi). Non a caso l'ambasciata egiziana a Villa Savoia è stata colta di sorpresa (o quasi) dalla notizia. Non si può escludere che i tempi previsti per la veloce vacanza e gli orari dei voli possano anche far mancare Prodi al momento del voto sulla fiducia alla Camera dei deputati, previsto per venerdì. Comunque, la prossima settimana la coppia Prodi non rientrerà dal Cairo in Italia ma si imbarcherà direttamente alla volta degli Stati Uniti. ((Andranno ad incontrare il figlio che studia in un'università nei pressi di Boston», dice lo stretto collaboratore Gianclaudio Bressa. Ma dal poco che trapela il programma della missione negli Usa appare assai più ampio ed assoni oglia ad una passeggiata in punta di piedi nei pensatoi d'Oltreatlantico: più di una cerimonia di assegnazione di lauree honoris causa, soste nei centri studi della East e West Coast, conferenze e, soprattutto, molti incontri rigorosamente «privati» e «non ufficiali» per esplorare la ((terza via» dell'Ulivo mondiale discussa con Clinton e Blair in ottobre a New York. I ben informati non escludono una stretta di mano proprio con il presidente Bill Clinton, al riparo dai riflettori. La permanenza negli Stati Uniti secondo le indiscrezioni - potrebbe prolungarsi quasi un mese, fino a fine novembre consentendo sia il tanto desiderato «riposo» che una salutare distanza dalle arroventate cronache romane. Ironia della sorte vuole che Prodi, se fosse rimasto a Palazzo Chigi, in questi giorni avrebbe probabilmente dato luce verde all'organizzazione di un viaggio in ben altra direzione: verso Baghdad. Era stato il vicepremier di Saddam Hussein, Tareq Aziz, a convincerlo di partire in occasione del suo recente soggiorno capitolino. L'intenzione di Prodi era quella di ripetere in primavera in Iraq il blitz estivo fatto a Teheran per aprire la strada alla diplomazia europea verso un altro Stato «difficile» del Medio Oriente «da recuperare alla comunità internazionale». Proprio la formula della politica estera che ha distinto il governo Prodi, si annuncia uno dei piatti forti degli incontri americani a porte chiuse. L'altro, neanche a dirlo, sarà l'Euro. Maurizio Molinarì