Il genio artistico? Figlio della demenza di Fabio Galvano

Il genio artistico? Figlio della demenza Un neurologo californiano ha individuato il male oscuro che accomuna i grandi pittori Il genio artistico? Figlio della demenza Van Gogh, Goya, Cézanne, Modigliani beneficati da un raro disturbo mentale LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La pazzia di Van Gogh? Niente di nuovo: è - da sempre - la spiegazione più plausibile e più diffusa di quell'esistenza tormentata e della sua genialità ribelle. Di nuovo c'è che uno scienziato americano ritiene di avere individuato, a conclusione di una ricerca durata anni, il tipo esatto di disordine mentale; di averlo anzi osservato in una schiera di pazienti che, alle porte di un crollo totale del loro intelletto, hanno improvvisamente espresso qualità artistiche d'alto livello sebbene incapaci, prima d'allora, di tenere una matita in mano. Ora il neurologo Bruce Miller, dell'università della California a San Francisco, si domanda sulla rivista scientifica Neurology se non fosse proprio quel tipo di disturbo - la demenza temporo-frontale - il denominatore comune fra Van Gogh, Goya, Cézanne, Gauguin, Modigliani e altri grandi artisti perseguitati dai loro inesorabili fantasmi. Il professor Miller, che dirige anche il Centro per l'Alzheimer di San Francisco, cita alcuni casi che gli hanno aperto gli occhi: un uomo di 53 anni che si è messo improvvisamente a disegnare, a memoria, vasi, ponti e chiese; l'agente di Borsa che non aveva mai toccato un pennello e, da un giorno all'altro, ha imbracciato con successo la tavolozza, addirittura vincendo numerosi premi artistici; il direttore - 57 anni - di un'agenzia pubblicitaria che ha lasciato tutto per andare con una macchina fotografica in America centrale alla ricerca dell'«immagine perfetta»; la donna che a 51 anni', improvvisamente, si è messa a dipingere fiumi, laghetti e scene rurali con la disinvoltura di chi l'avesse fatto per tutta la vita, in ogni caso, precisa, lo scienziato, «un'intensa attività creativa ha segna¬ to l'inizio della tragica malattia, fiorendo sovente anche mentre i pazienti cominciavano a perdere le loro altre facoltà intellettuali». Per Van Gogh in particolare si è variamente parlato, in passato, di epilessia, schizofrenia, depressione maniacale. Talora, più sbrigativamente, di insolazione. Uno specialista giapponese ha ipotizzato persino il morbo di Menière, che provoca sintomi di vertigine, squilibrio mentale e ronzio auricolare (Van Gogh si lamentava di «sentire cose»). Un biochimico ha diagnosticato un disturbo legato all'eccessivo consumo di liquore d'assenzio. Niente di tutto questo, secondo il professor Miller: certe forme artistiche, dice, sono «un incidente» dovuto al disordine temporo-frontale, che rappresenta circa il 10 per cento di tutti i casi di demenza. La sua tesi è che il cedimento di una zona periferica del cervello può dare una scinti!- la a un'altra zona, innescando processi rimasti dormienti per un'intera vita. Nel caso dei suoi pazienti l'improvvisa eruzione cerebrale riguarda la zona che controlla colore, movimento e forma. «L'ultimo angolo - dice il professor Miller nel suo rapporto in cui uno si aspetterebbe il fiorire o addirittura l'emergenza di una capacità è il cervello di qualcuno che si sta lentamente perdendo nei meandri della demenza, ma le prove davanti a me sembrano piuttosto decisive. Ho visto fiorire certe capacità artistiche persino mentre i pazienti perdevano l'uso della parola. Lo studio di questi casi può aiutare la scienza a scoprire come e dove le capacità visive e musicali si sviluppano». C'è addirittura un parallelo comportamentale fra Van Gogh e Goya: entrambi ribelli alle convenzioni della società, entrambi isolati nel loro lavoro ma dotati di rara intensità nell'eseguirlo, entrambi in lotta perenne con i loro disturbi mentali. Si riapre, insomma, il vecchio dibattito su genio e follia, che vanno sovente a braccetto come cantava già nel Seicento il poeta John Dryden («Le grandi menti sono certo della follia quasi alleate / e sottili mura i loro confini separano»). Qualche anno fa uno psichiatra inglese, Felix Post, aveva già identificato circa 300 casi in cui disordini mentali ed eccezionale creatività procedevano di pari passo. In quell'elenco figuravano anche 18 pittori: guarda caso, gli stessi cui fa ora riferimento il professor Miller; più Munch, Turner, Utrillo, lo stesso Picasso. Fiammate di genio fra ombre di morte intellettuale: fino all'oblio o, nel caso di Van Gogh, al suicidio. Fabio Galvano Un disordine temporo-frontale che colpisce all'improvviso Autoritratto di Vincent Van Gogh: come Goya, ribelle alle convenzioni sociali, in lotta perenne con i propri fantasmi

Luoghi citati: California, Londra, San Francisco