ITALIA 1940

ITALIA 1940 La faccia imprevedibile del Paese nel primo anno di guerra attraverso i filmati inediti dell'Istituto Luce ITALIA 1940 9itennis del duce IH USSOLINI in calzoncini e maglietta bianca a fine luglio 1940 è impegnato, sotto l'occhio della cinepresa, in una partita di tennis. In questo caso, in contrasto con tante immagini di repertorio che ne esaltano la potenza fisica e l'ardire, il duce ha l'aria sudaticcia e affaticata mentre corre maldestramente dietro la palla. Ad assistere al match senza gara né scontro è stata invitata la stampa estera. Il giornalista del New York Times, Herbert Matthews, destinato a diventare una delle più prestigiose firme internazionali, così commentava l'incontro: «Quando arrivammo Mussolini stava giocando a tennis come un principiante. I suoi avversari, giocatori professionisti, dovevano badare a gettargli le palle alla destra e all'altezza della cintura». Il singolare filmato appartiene all'archivio dell'Istituto Luce e lo vedremo (insieme con altri reperti inediti o rari provenienti dalla Germania e dagli Stati Uniti) lunedì 26 ottobre alle 20,40 su Raitre nel programma Mussolini combatte dello storico e giornalista Nicola Caracciolo. Le immagini del documentario che ricostruisce il primo anno di guerra dell'Italia singolarmente sembrano inviare un messaggio lontano da ogni apoteosi bellica. Anche in un altro filmato dello stesso periodo, dell'agosto del '40, la cinematografia fascista ripropone agli italiani un insolito Mussolini : il dittatore esalta la pace e inaugura grandi opere pubbliche. Come mai il leader in camicia nera proprio in quel periodo cruciale sembrava dimenticare la guerra? Perché parlava di pace? Il programma di Caracciolo testimonia con dovizia di documenti che il regime dallo scoppio del conflitto in poi si impegnerà in tutti i modi e con tutti i mezzi per sostenere presso l'opinione pubblica che la partecipazione alla guerra si sarebbe risolta in brevissimo tempo e senza grandi sacrifici. «Adesso o mai più», aveva detto il ministro degli Esteri von Ribbentrop al duce, riferendogli l'esortazione di Hitler ad associarsi all'impresa contro Francia e Inghilterra. E Mussolini, proprio lui, U grande manipolatore, il terribile manovratore dei mass media, si era lasciato, a sua volta influenzare dalle immagini. Furono sottoposte alla sua attenzione le riprese dei cineasti tedeschi che avevano seguito l'aggressione spietata del Reich a tre Paesi neutrali, l'Olanda, il Belgio e il Lussemburgo. Il duce era rimasto soggiogato da quelle riprese che esaltavano la fulmineità e l'efficienza delle truppe con la svastica: il filmato nazista lo convinse che la macchina di guerra tedesca era invincibile. Il conflitto - il duce ne era sicuro - sarebbe stato breve: «Mi servono alcune migliaia di morti» - disse al maresciallo Badoglio «per potermi sedere al tavolo della pace». Galeazzo Ciano annotava nel suo diario: «Poche volte ho visto Mussolini così felice. Ha realizzato il suo vero sogno: diventare un condottiero militare del Paese in guerra». La «felicità» del comandante e guerriero durerà, con alti e bassi, almeno un anno. Mussolini per tutto il 1940 farà di tutto per far sognare alla gente un rapido rientro in una vita pacifica. Perfino le apparizioni sul balconcino di Palazzo Venezia sembrano avere un tono meno aggressivo e roboante del solito: il volto di Mussolini non giganteggia più nei filmati del Luce. A luglio la battaglia navale di Punta Stilo viene vinta dagli inglesi. L'aviazione italiana interviene e attacca la nostra flotta invece di quella anglosassone: però di questo errore nelle pellicole di regime, naturalmente, non è traccia. Nonostante Mussolini possa toccare con mano la disorganizzazione italiana rimane sempre ottimista sugli esiti dello scontro. Nell'agosto dello stesso anno circola nelle sale cinematografiche un documentario sulla conquista di Cassala, uno sperduto villaggio del Sudan. Il filmato mostra carri armati e soldati che procedono contro capannucce di fango. Il duce soddisfatto così commenterà la miserabile vittoria di Pirro: «Un'occasione così si presenta nella storia dei popoli una volta ogni mille anni». Il messaggio con cui si bombardano gli italiani è che il successo è alle porte. Ai primi di ottobre il dittatore appare deciso a sciogliere la cosiddetta Armata del Po che sarebbe dovuta servire per occupare la Jugoslavia. Mussolini si dice certo che la pace sia a un tiro di schioppo e che si possano mandare a casa 600 mila soldati. L'idea di un esito positivo e immediato del conflitto alberga anche nel cuore degli italiani: dai rapporti di polizia, dalle lettere censurate, dalle intercettazioni telefoniche emerge che nella Penisola si crede nel verbo della propaganda e si spera che la guerra possa essere una passeggiata. Questa convinzione si manterrà forte e persistente almeno fino all'invasione della Grecia nell'ottobre del 1940. Il programma di Caracciolo annovera poi il principe Umberto di Savoia tra coloro che speravano in una soluzione rapida del conflitto, per motivi però ben diversi da quelli di Mussolini. Il futuro re di maggio (così ribattezzato per la brevità della sua reggenza dopo l'abdicazione di Vittorio Emanuele III) appare in un filmato (anche questo inedito) girato dal suo assistente di campo, il duca di Sangro. Il malinconico Savoia passa in rivista la sua truppa in territorio francese: tra tavolini da pic-nic e soldati a cavalcioni di asineUi Umberto sembra partecipare ad una lugubre scampagnata. «Fu sempre contrario alla guerra. Cercò anche, prima dell'inizio del conflitto, in tutti i modi di evitare che l'Italia si schierasse a fianco di Hitler. Un rapporto del cardinale Maglione - osserva Caracciolo - attribuisce ad Umberto nel 1940 un legame con gerarchi fascisti antitedeschi: Ciano, Balbo, Bottai, Grandi. Lo scopo era quello di evitare il conflitto. O addirittura, costringere Mussolini a ritirarsi. Il principe di Piemonte fu un uomo cortese e corretto che intuì gli errori che si stavano commettendo. Ma non ebbe la forza o la possibilità di opporsi al duce a viso aperto». Umberto non si oppose nemmeno alla partecipazione dell'Italia alla campagna di Russia. Con la sua solita faciloneria il capo del fascismo si lasciò suggestionare dal Fiihrer che sosteneva che si sarebbe trattato di una veloce incursione. L'illusione, però, questa volta sarà brevissima. Il malcontento avanza drammaticamente nel Paese. Il 26 agosto del 1941 Mussolini è ospite di Hitler in territorio sovietico appena conquistato. Il filmato (anche questo inedito in Italia) girato dal pilota personale di Hitler, mostra uno scenario di guerra tragico e desolante. Mussolini dirà a Ciano: «Siamo su questo binario e dobbiamo restarci». Le speranze della guerra breve sono finite. Mirella Serri Un programma di Nicola Caracciolo per Raitre con le immagini «rassicuranti» della propaganda di regime Pb«dppcrsapppltrscnpcedUdb In alto l'incontro fra Hitler e Mussolini nel '44; sopra, a sinistra, Umberto di Savoia alla frontiera francese; qui accanto Mussolini impegnato in una partita a tennis