«Cinque ergastoli per Gucci»

«Cinque ergastoli per Gucci» Milano, la requisitoria: «Questo delitto è un caso scolastico di omicidio premeditato «Cinque ergastoli per Gucci» 77pm: autori di una morte assurda MILANO. Come aveva preannunciato, il pm Carlo Nocerino ha chiesto l'ergastolo per tutti e cinque gli imputati dell'uccisione di Maurizio Gucci. Per Patrizia Reggiani, l'ex moglie «carica di odio da anni», quale mandante dell'omicidio; per Pina Auriemma, la «maga», l'amica e confidente che organizzò il delitto; per il portiere d'albergo Orazio Savioni che trovò chi poteva eseguirlo; per Orazio Cicala che guidava la macchina sul luogo dell'agguato; per Benedetto Ceratilo, che materialmente sparò. Non ci sono dubbi, secondo il pm, sulla «piena colpevolezza» di tutti gli imputati: per i tre che hanno confessato (Auriemma, Savioni e Cicala) e per gli altri due che si tirano fuori (Caraulo si dice totalmente estraneo; la Reggiani ammette che sì, voleva il marito morto, ma l'omicidio l'hanno organizzato a sua insaputa). E non ci sono dubbi, per il pm, neppure sulla congruità della pena: «Sul mantenere l'ergastolo - dice - si discute fin dal 1791, all'epoca della Rivoluzione francese; è una pena grave e pesantissima, ma è prevista dal codice e considerata adeguata ad un reato come l'omicidio premeditato. E questo - aggiunge il pm - è un caso scolastico di omicidio premeditato». Nessun dubbio neppure per quelli che hanno confessato, perché «la loro è stata una confessione parziale e tardiva, e hanno cercato di proteggere il loro complice Ceraulo». Ma sopratutto ciò che indigna il pm sono le motivazioni di questo delitto: «Cicala voleva qualche fiche in più da giocare nei casinò, Ceraulo voleva portare la figlia a vivere in una casa del centro, Savioni lo ha fatto per poche lire e Auriemma voleva accreditarsi come consigliera e restare al soldo del suo nume tutelare». In quanto al movente di Patrizia Reggiani, per Nocerino parte da lontano: «Già nel '92 aveva chiesto ad una cameriera di procurarle un killer». E il livore si accresce negli anni. Prima abbandonata dal marito e «ridimensionata» nel suo ruolo nella Gucci e poi due fatti che danno un colpo terribile «alla sua personalità narcisistica»: Gucci si lega a Paola Franchi in modo serio, «portandola nello chalet di Sainkt Moritz che Patrizia Reggiani considerava suo, come in fondo considerava ancora suo l'ex marito»; Gucci vende agli arabi la sua quota nella società, «e lei non glielo perdonerà mai, perché ritiene così che le figlie perdano la loro identità; delle Gucci per l'anagrafe ma ormai fuori dall'azienda di famiglia». Quando viene ucciso Mauri- zio Gucci «era in un periodo felice: aveva soldi, aveva idee, certo ridimensionate rispetto all'impero Cuccio Gucci. Ma non pensava assolutamente alla morte, non aveva neppure assoldato una guardia del corpo e lo vedo - dice Nocerino - così come ce lo ha descritto Onorato (il portiere del palazzo dove viveva Gucci, ferito nell'agguato, ndr) che si gira incredulo dopo essere stato colpito». La sua figura umana, conclude il pm, «è rimasta in ombra durante tutto il processo, ma è certo che non meritava di morire così». [r. m.) Niente sconti a chi ha confessato: «Decisione tardiva e mirata a difendere l'esecutore» La «maga» Pina Auriemma

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