Suicida il killer in fuga nei boschi

Suicida il killer in fuga nei boschi Era morto da 24 ore, il corpo trovato dai cacciatori nei pressi della casa di una potenziale vittima Suicida il killer in fuga nei boschi L'ultima beffa: era a pochi passi dalpaese PRECI (Perugia) DAL NOSTRO INVIATO L'hanno trovato, il killer della Valnerina. 0 meglio, hanno trovato il corpo. Ieri mattina un cacciatore è incappato in un cadavere e ha subito informato i carabinieri. Era Fortunato Ottaviani. L'uomo, sparito nel nulla da una settimana dopo aver ammazzato a sangue freddo due persone, era sdraiato a terra. Le sue cose sparse. E sangue dalla tempia. Tanta paura per niente? No, perché Ottaviani s'era ucciso da ventiquattro ore. La fine imprevista del caso, insomma, non cancella il mistero di un uomo anziano che per una settimana s'è fatto beffe di un esercito tra carabinieri, poliziotti e forestali che gli dava la caccia. Anzi. L'ultima beffa è evidente: è uscito dalla sua tana in montagna ed è tornato indietro, avvicinandosi alla casa di una delle sue vittime, dove vive ancora un potenziale obiettivo. E qui, a meno di 150 metri, a distanza di fucile cioè, si è ucciso. Una morte gridata. Come se Ottaviani, nella sua follia, volesse dirci: potevo fare quello che volevo, ma sono stato magnanimo e mi accontento così. «Io l'ho sentito un colpo di arma da fuoco, l'altra sera, tra le 19 e le 20. Arrivava dalla zona di Piedivalle (dove poi hanno trovato il corpo, ndr) e ho avvertito i carabinieri. Ne ho parlato anche con uno dei miei figli e ci siamo augurati che fosse Ottaviani. Che si fosse sparato, cioè», racconta Iolanda Cetorelli, la mamma di uno dei due uccisi. In paese se lo auguravano. E ora tirano un sospiro di sollievo in tanti: i compaesani che si sentivano sotto tiro, il sindaco Alberto Naticchione che tremava per il turismo, i carabinieri che erano in caccia. Dice il parroco, don Giulio, stravolto dalla triplice tragedia: «Avevo sperato che potesse finire in modo diverso, con una resa. Ma da un altro punto di vista è la fine di un incubo per molta gente». Certo ora fa una certa impressione scoprire che il corpo di Ottaviani era a pochi metri dal luogo dove aveva già ucciso un uomo. Accanto al torrente, sotto le prime foglie cadute, inzaccherato dalle piog¬ ge di ieri, ma poi non troppo bagnato. Un cadavere riverso a terra in un punto dove agenti e giornalisti sono passati e ripassati infinite volte. Improvvisamente, ieri mattina, lo hanno trovato i cacciatori. Se ne sono accorti quasi subito perché hanno visto le cornacchie. Quando in campagna c'è una carogna, ti raccontano, le cornacchie ac¬ corrono. Per loro è un pasto. Anche i cacciatori accorrono. Per curiosità. Questa volta, poi, l'attesa era doppia. Perché tutti, in fondo al cuore, andando per il bosco, pensavano a Fortunato. Già, il misterioso killer Fortunato Ottaviani. Detto «Stortoni» dopo quella storia di violenza sessuale su una bambina e un procurato aborto. «A' Storto, ma vattene!». Forse c'è impazzito per questo nomignolo - che rinviava al vecchio medico condotto e lui se l'era meritato perché aveva voluto improvvisarsi medico sul corpo di una ragazzina incinta che gli ricordava di continuo il suo reato, il processo, la prigione. Fors'anche la vergogna, mascherata da un atteggiamento sopra le righe. Uno che ostentava di avere sempre e solo il sesso in testa. Una mente disturbata, insomma, che l'odio aveva trasformato in un assassino. «Aveva in volto un'espressione particolarmente stravolta», racconterà uno dei carabinieri dello squadrone elitrasportato Cacciatori che l'ha visto per primo. L'hanno trovato con un piccolo proiettile in testa, armato fino ai denti (pistola e fucile), ben sbarbato, con gli occhiali puliti. Vestito con un maglione e un giaccone di lana che non dovrebbero esserci. L'ultimo testimone oculare l'aveva visto scappare in maniche di camicia. Ed era questa una certezza degli inseguitori: un uomo di 62 anni, malato, non può sopportare in maniche di camicia il freddo della notte. Quello, invece, era sopravvissuto benone. Con alle spalle un rifugio sicuro, evidentemente, che è passato inosservato alle ricerche. Più la famosa spesa di alimentari da mezzo milione. Più uno scanner per sentire le comunicazioni della polizia. Più una televisione che gli dava le notizie. Più un telefono, forse, con cui minacciare le sue vittime. Ha aspettato nell'ombra per cinque giorni. Sentiva in lontananza il rumore degli elicotteri e ci rideva sopra? Può darsi. Quando ha pensato che ormai la tensione si fosse allentata, ha lasciato il covo ed è sceso a valle. L'assassino è tornato sul luogo del delitto. Ha sicuramemte visto che le case dei suoi «nemici» erano presidiate. Avrà capito che la storia finiva qui. E s'è ucciso. O l'hanno ucciso? «Ma nooo, è un'ipotesi che rasenta la fantascienza - dice il colonnello dei carabinieri Cosimo Chiarelli - perché non abbiamo elementi in questo senso». Il caso è chiuso, tutti a casa. Francesco Grignetti Forse voleva uccidere ancora una volta Aveva con sé fucile e pistola e indossava un giaccone di lana Il parroco: «Speravo che finisse in modo diverso, con la resa. Ma per la gente è la fine dell'incubo» Il cadavere di Ottaviani viene portato all'obitorio Sopra il luogo del suicidio e una foto del killer

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