Gioco al massacro nel Palazzo d'Algeri di Domenico Quirico

Gioco al massacro nel Palazzo d'Algeri LA GUERRA SPORCA Dopo le rivelazioni di 3 giornali (poi chiusi) sui suoi traffici. Lascia anche un ministro Gioco al massacro nel Palazzo d'Algeri Si dimette il generale Betchine, regista occulto del regime Hanno vinto, ma possono leggere il loro successo solo sui giornali del nemico. «El Watan», «Le Matin», «El Khabar», i tre quotidiani che da mesi si battevano a colpi di scoop contro il grande burattinaio, il generale Mohamed Betchine, regista della guerra sporca contro gli islamisti (ma anche fortunato faccendiere, tanto da meritarsi il soprannome di «Monsieur Import-Import»), lo hanno costretto a rinunciare alla carica di primo consigliere del presidente della Repubblica. Peccato che tutti e tre siano «sospesi» per decreto governativo. Gli algerini, ieri, hanno dovuto decifrare gli inquietanti contorni di questo «affaire» proprio nei trafiletti asettici e riguardosi dei concorrenti... controllati dallo stesso Betchine. In Algeria si dipanano eventi importanti, forse decisivi. E purtroppo non sono svolte che rendono più pura la situazione come il temporale fa con l'atmosfera: sono intrighi e complotti. I killer islamisti (e i loro avversari che indossano i cappucci neri dell'antiterrorismo) continuano con fervore operaio il massacro quotidiano. Ma una seconda guerra comincia a fluire come una sottile vena sotterranea negli oscuri meandri di un governo che più moltiplica le elezioni più accresce la sua impermeabilità. In palio c'è, naturalmente, il potere. In lotta i tradizionali clan che tengono il posto dei partiti e che alla fine fanno, sempre, capo all'esercito. E così in Algeria descrivere gli avvenimenti come un confronto zarathustriano tra le forze della luce e quelle delle tenebre, di qua il feroce medioevo fondamentalista, di là i laici, la ragione, gli occidentalisti, diventa sempre più difficile. La seconda guerra ha già fatto vittime illustri: il primo a cadere è stato addirittura il presidente Zeroual, che ha annunciato 1*11 settembre, choccando il Paese, le dimissioni e eiezioni anticipate per febbraio. Sembrava il colpo di testa di un uomo umorale (nella sua carriera ci sono già un paio di dimissio¬ ni, come capo di Stato Maggiore e come ambasciatore), malato, oppresso da una responsabilità pesante come un macigno. Invece era solo l'apertura ufficiale del Grande Complotto. In tutte le guerre è la prima mossa che svela S genio. Da settimane sui giornali, mescolate alle scarne cronache dei massacri, filtravano accuse in serie contro il suo braccio destro, il generale Betchine, regista della rielezione di Zeroual alla presidenza e creatore del suo partito. Prima stoccata: un professore universitario condannato in contumacia per terrorismo (vive in Germania) denuncia come il suo processo è stato manipolato dal vendicativo Betchine. Il secondo colpo è ancora più velenoso: un ex socio di affari, in galera, vuota il sacco sui loschi traffici delle società del potente consigliere del presidente. In un Paese in stato di guerra civile, dove i servizi di sicurezza sono onnipotenti (e non amano certo gli scoop), anche il più ingenuo algerino ha cominciato a decifrare una strategia. Il terzo affondo è stato decisivo: un altro pentito, l'ex segretario di Betchine (opportunamente fuggito in Francia) ha illustrato i metodi brutali con cui combatteva, quando era capo dei servizi segreti, la guerra contro gli islamisti. Zeroual ha capito il messaggio: vecchio navigatore del potere sa che, quando nella geografia dei clan, qualcuno alza troppo la testa, subito gli altri si coalizzano per tagliarla, riaprendo l'eterno gioco del¬ le alleanze e degli equilibri. E si è fatto da parte. Non c'era che da completare il lavoro: prima è caduto il ministro della Giustizia, un altro fedelissimo, Mohamed Adami, contro cui, sempre sui giornali, è stata montata una campagna che lo accusava di «immoralità». Infine si è arreso anche Betchine. Adesso i tre quotidiani torneranno in edicola. In attesa del prossimo scoop: quello della vendetta. Domenico Quirico La vicenda avrebbe portato anche alla rinuncia del presidente Zeroual a un nuovo mandato Proteste per la libertà di stampa davanti ai giornali sospesi

Persone citate: Mohamed Adami, Mohamed Betchine, Zeroual

Luoghi citati: Algeria, Francia, Germania