Black out dell'Osservatore

Black out dell'Osservatore Black out dell'Osservatore Il giornale vaticano non cita il premier E l'«Osservatore» non citò Massimo D'Alema. Sul giornale della Santa Sede dedicato alla visita del Papa al Quirinale non v'è traccia della presenza al Colle del leader diessino. Un black-out che ripete, a metà, anche la Radio vaticana: l'emittente si limita a parlare del «Premier incaricato» che, «all'uscita, ha scambiato una lunga stretta di mano con il Santo Padre». Torna ad allargarsi il Tevere tra San Pietro e Palazzo Chigi? I primi a ostentare indifferenza si contano tra le file dell'Udr. «Considerare dogma quanto detto dagli organi di stampa cattolici - parte all'attacco il presidente dei senatori cossighiani Gian Guido Folloni - è assolutamente antistorico. Così come mi sembra antistorico considerare che la presa di posizione degli organi di stampa di chiara matrice ecclesiale e vaticana debba essere considerata una sorta di posizione dogmatica». Una posizione ribadita da Rocco Buttiglione, papabile ministro del governo a guida diessina, proprio alla Radio vaticana: «Ho letto T'Avvenire", ho letto T'Osservatore romano" - sostiene -. Si tratta di giornali molto autorevoli, ma non sono i vescovi...». «C'è il rischio di una egemonia - ammette il politicofilosofo -; ma se, nonostante queste preoccupazioni, noi faremo l'operazione, sarà perché siamo convinti che questo rischio siamo in grado di scongiurarlo». Dogmi e libertà di «culti» a parte, è anche vero che il martellamento dei fogli cattolici è insistente. «Si poteva indicare una leadership meno caratterizzata nel senso partitico, guardando tra le figure istituzionali o a personaggi equivalenti, che certo non mancano», scrive il direttore di «Avvenire», quotidiano dei vescovi italiani. E la stoccata va dritta a Scalfaro, prima che al nu¬ mero uno di Botteghe Oscure. Tornano i partiti senza una vera partecipazione, incalza il «Sir», agenzia dei settimanali cattolici. Severi i toni della nota: crisi di governo «dall'andamento annunciato ma sconcertante»; «passaggio... rocambolesco, ricco di congiure, smentite, contraddizioni, veleni, che hanno perfino lambito il Colle quirinalizio e alimentato la piccola cronaca dei retroscena»; «spericolate evoluzioni di molti parlamentari nel chiuso degli emicicli». Ma tant'è, se il governo D'Alema-Cossiga s'ha da fare, che almeno tenga conto delle richieste: «Una seria politica - elenca il "Sir" - per la famiglia e la vita, per la scuola (da ricostruire sulla base della parità), per il lavoro e lo sviluppo economico». Preoccupazioni concrete o avversione ideologica. A mettere le mani avanti e a gettare acqua sul fuoco delle polemiche, pensa «Famiglia cristiana», settimanale dei Paolini. «L'Italia non diventerà mai un Paese a democrazia compiuta - scrive l'editorialista Beppe Del Colle - se continuerà a nutrire un'avversione ideologica per chi viene dal comunismo, ma afferma di averlo superato e di aver traghettato sé e il proprio partito sulla sponda delle socialdemocrazie europee». E a chi (come l'«Osservatore romano») ha sottolineato che il Capo dello Stato ha dato l'incarico a un uomo «d'apparato» dell'ex Pei, Del Colle ricorda che «nulla a questo mondo è eterno, tranne Dio...». Ma sul nascente governo D'Alema, i cattolici appaiono divisi. E' un sondaggio Swg per la stessa «Famiglia Cristiana» a precisarlo. Su un campione di 400 cattolici praticanti solo il 30,5 per cento risponde di vedere molto positivamente D'Alema come Presidente del Consiglio; il 10,3 per cento si limita a dire «abbastanza»; il 26,8 per cento si dichiara poco favorevole all'incarico e il 24,2 per cento «per niente». L'8,2 per cento non risponde. Mario Tortello li cardinale Camillo Ruini

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