«Governare è responsabilità nostra»

«Governare è responsabilità nostra» «Governare è responsabilità nostra» Scalfaro difende la laicità dello Stato davanti al Papa ROMA. Doveva essere una festa, questa visita al Quirinale del Papa che ha appena compiuto vent'anni da Papa; invece si è trasformata, grazie agli attacchi dell' Osservatore Romano, del «Sir» e di Avvenire in una dichiarazione senza precedenti di laicità e indipendenza da parte del Presidente della Repubblica. Il Papa inoltre appariva particolarmente stanco e provato. Infine, ma marginale, un qualche imbarazzo di protocollo per la situazione anomala di Prodi e D'Alema. Non è stato possibile, a quanto sembra, inserire fra le presentazioni ufficiali il futuro presidente del Consiglio, insieme alle cariche istituzionali: Cossiga (ex capo dello Stato), Violante, Mancino, Granata. Così solo Prodi ha salutato Papa Wojtyla nella sala di rappresentanza degli Appartamenti Imperiali. D'Alema gli ha stretto la mano alla fine della cerimonia, scambiando qualche rapida battuta. L'ha ringraziato «per quanto ha fatto, fa e farà per il nostro Paese». Aveva atteso seduto in prima fila, a fianco di Dini, che l'Anfitrione e l'Ospite apparissero nella Sala dei Corazzieri, sormontata da un gigantesco fregio dorato con la croce di Savoia. Scalfaro appariva più severo del solito; il Papa non era evidentemente al massimo della forma. Il Presidente ha esordito con qualche parola di ricordi storici, sottolineando che la pacificazione fra Stato e Chiesa «ha trovato la sua giuridica proclamazione nella formula costituzionale: lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani». Ha ringraziato a lungo il Papa per la sua predicazione, ed infine ha parlato di laicità dello Stato, «che aumenta l'impegno di chi vive, o cerca di vivere, i valori cristiani». Anche per il Presidente della Repubblica, se cattolico, la «Chiesa è Madre e Maestra»; ma «nella nostra diretta responsabilità è la scelta politica, è l'amministrare la cosa pubblica, è il quotidiano delicato e non facile compito del discernere, del guidare, del governare, del decidere». Sono «temi tremendi», ha ricordato Scalfaro, e la voce della Chiesa quando ricorda i valori fondamentali, pur dando «luce e forza», «non può togliere né alleggerire il nostro carico. Tante volte sentiamo la fatica della solitudine e dell'incomprensione nel nostro operare, ma sappiamo che questo è il nostro dovere, del quale possiamo e dobbiamo rispondere noi soli». E' difficile non leggere in qualche passaggio una risposta alle critiche dei giorni scorsi. In prima fila, al centro del corridoio, a fianco di Cossiga, sedeva il Segretario di Stato, cardinale Sodano; e al suo fianco il Presidente della Cei, cardinale Ruini. Dal primo dipende la Segreteria di Stato, che ha il suo organo «ufficioso» nell'Osservatore Romano. Ai vertici della Conferenza Episcopale rispondono Avvenire e il Servizio Informa¬ zioni Religiose (Sir). Scalfaro e il Papa venivano da trenta minuti di colloquio riservato, in cui si è accennato anche a temi «aperti»; cioè parità scolastica e difesa della vita e della famiglia emersi poi nel discorso del Pontefice. Scalfaro ha parlato in piedi; il Papa ha risposto seduto. Ha benedetto l'Italia, e si è dichiarato romano: «E' da Roma, da questa "nostra" Roma che mi è dato di esercitare questa missione apostolica. E in virtù del mandato affidatomi da Cristo, che mi costituisce vescovo di Roma e Primate d'Italia, io, pur venendo da un Paese lontano, mi sento pienamente romano e italiano». Per due volte Giovanni Paolo II ha fatto aggiunte personali al testo. Per ricordare i due anni da giovane prete nella capitale: «Abitavo in via del Quirinale 26: ogni giorno, dal '46 al '48, percorrevo questa via, passando proprio davanti al Palazzo del Quirinale». E poi quando ha ricordato i suoi compagni di scuola morti nella guerra di Liberazione, e sepolti nel cimitero militare polacco di Montecassino. Nel suo discorso Giovanni Paolo II ha difeso la famiglia: «Sento il dovere di rivolgere un accorato appello - ha detto il Papa con voce stanca e impastata - perché nella società italiana venga in ogni modo difesa e sostenuta quella primordiale istituzione, secondo il progetto voluto dal Creatore. Famiglie sane, paese sano: non ci si può illudere di potere avere l'uno senza preoccuparsi di fare quanto necessario perché vi siano le altre». Ha poi chiesto che «tutto si faccia in vista della tutela pronta e illuminata di ogni espressione della vita umana, per vincere la piaga dell'aborto e scongiurare ogni forma di legalizzazione dell'eutanasia». Marco Tosatiti IP

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