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In Slovacchia un museo per Warhol E'la tetra dei suo avi In Slovacchia un museo per Warhol BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Quand'era in vita, Handy Warhol ha sempre parlato con diffidenza e con cautela delle sue origini «europee», che volentieri affogava nel mistero. Per non parlar del nome originale, di fa miglia, che all'anagrafe suona più slavo, Warhola. Eppure, l'unico Museo che l'Europa abbia dedicato a lui e alla «Pop Art» si trova nella terra natale dei genitori, emigrati in America nel 1921: a Medzilaborce, in Rutenia, Slovacchia orientale. Che dopo avergli a lungo rifiutato solidarietà e rispetto - negli anni del comunismo, soprattutto, quando di Warhol nella cittadina affacciata sui Tatra si deploravano le «tendenze omosessuali» - gli ha infine reso omaggio. Con una «Warhola uliza», e soprattutto con il «Museo di Arte Moderna A. Warhol». Dove l'iniziale non sta per Andy ma per Andrijku, il nome che la madre Julia gli impose alla nascita, ma che già negli anni dell'adolescenza venne mutato nel più divulgabile Andy. Nonostante il suo imbarazzzo, rivela allo Spiegel il curatore del Museo, Michal Bycko, ((Andy che pure era nato a Pittsburgh ha sempre parlato in ruteno, in famiglia». E «i primi quadri della sua vita sono state le icone che la madre gli aveva appeso in camera». La serialità «la si può già trovare del resto, con un po' di fantasia, proprio nell'arte popolore rutena». La leggenda vuole che un Andrijuku ormai famoso cercò di visitare la terra dei genitori, ma che fuggì quand'era in vista del confine «per non finire in mano ai comunisti». Falso, garantisce Bycko: Vienna è stata la città più prossima alla Rutenia che gli capitò di visitare. Medzilaborce ha pensato, certamente, al proprio tornaconto: il Museo porterà turisti e valuta pregiata. Soprattutto in prospettiva del pellegrinaggio che in Rutenia molti cominciano ad augurarsi: il 2000 sarà il centenario di Andrijku-Andy Warhola. [e. n.J