Il Medioevo? L'ha inventato la tv di Alberto Papuzzi

Il Medioevo? L'ha inventato la tv iscussione. Servi della gleba e «ius primae noctis»: un pamphlet di Giuseppe Sergi abbatte i luoghi comuni Il Medioevo? L'ha inventato la tv Così si è creata un 'immagine deformante ITORINO L Medioevo secondo il senso comune, con i servi della gleba e la fami glia patriarcale, l'epopea comunale e il ius primae noctis, non è mai esistito. Anche il medioevo che s'insegna a scuola corrisponde piuttosto a una deformazione convenzionale che alla realtà storica, messa in luce dagli studiosi europei. La denuncia è del medievista Giuseppe Sergi, docente all'Università di Torino, successore di Giovanni Tabacco, autore di un breve ma denso saggio che ha l'attualità del pamphlet: L'idea di medioevo, pubblicato da Donzelli, nel Manuale di Storia medievale e in un agile volumetto a se stante. Questi problemi in parte sono stati sollevati anche nel passato, ma lo storico torinese ne offre una sintesi che capovolge l'immagine corrente del medioevo, come affiora nelle conversazioni, sui giornali, nei libri di divulgazione, al cinema e alla tivù, nelle aule scolastiche. Al tempo stesso, spiega l'origine di questi fraintendimenti, che fanno del medioevo una sorta di altrove, per lo più negativo (con la povertà, le pestilenze, le soperchiere dei feudatari, la superstizione del popolo), ma anche positivo (con i fasti della vita di corte e la purezza delle regole cavalleresche). Il nostro sguardo sul passato provoca deformazioni prospettiche: «Vede in primo luogo ciò che è più vicino, e immagina spontaneamente tutti i secoli anteriori simili al passato recente». Ma, guardando il passato come un continuum, che evolve dall'arretratezza verso la modernità, si finisce per collocare nei secoli più distanti da noi «l'ambito d'origine e di provenienza delle forme di vita sociale più estranee alla contemporaneità». Così si è arrivati a considerare un periodo di mille anni, dalla caduta dell'Impero romano fino almeno al XIV se- colo, come un'intera epoca buia: una notte della ragione. Poiché la famiglia patriarcale allargata è il modello che precede la famiglia nucleare dei nostri giorni, tendiamo a pensare che essa fosse tipica anche della società medievale, nella quale invece prevaleva, come attesta Sergi, «la famiglia nucleare, o coniugale, simile a quella di oggi». Allo stesso modo, gli illuministi definivano il feudalesimo come un «residuo medievale», sebbene il feudalesimo che essi denigravano avesse poco in comune con quello vassallatico-beneficiario «tipicamente medievale, proprio di una gerarchia piramidale e senza deleghe di potere connesse con l'investitura». La ghigliottina di Sergi si abbatte su credenze che si trovano ancora nei manuali scolastici: «L'idea che le campagne medievali fossero abitate e coltivate da una grande e omogenea categoria di servi della gleba è profondamente sbagliata». Oppure: «Non è accettabile che il medioevo europeo sia trattato come sponda in cui pescare con discorsi di comodo, spesso disinformati - le legittime origini di grandi formazioni nazionali ottocentesche». Per non parlare delle rivendicazioni di tipo leghista. E' sbagliata l'immagine d'una cristianità unita e d'un papato monarchico: solo dopo il XII secolo il papa risulta essere il capo assoluto della cristianità cattolica. E' un luogo comune l'immagine monacale tramandata nella regola «ora et labora»: monaci non credevano «a una funzione purificatrice dell'attività manuale». Che cos'è stato, allora, il medioevo? Lo storico torinese che cosa sostituisce ai miti che abbatte? E' stato principalmente un corto circuito di culture locali, una mescolanza di tradizioni, un bacino multietnico. «La chiave di volta era stata la realizzazione di una convivenza fra stili di vita nettamente connotati e prima diversificati: quello tribale-militare del mondo germanico e quello culturale ecclesiastico del mondo latino». Sono stati gli storici contemporanei e il pensiero politico, da Karl Marx a Max Weber, a strumentalizzare il medioevo come alternativa negativa della modernità. In realtà quei mille anni sono una grande fase di sperimentazione, per larga parte caratterizzati da un pluralismo di voci e poteri. Il medioevo di Sergi è cantiere nella storia, «per vedere in gioco uomini e strutture». Alberto Papuzzi Strumentalizzato dai media e da intellettuali come Weber e Marx, è diventato l'opposto negativo dell'epoca moderna mante Da sinistra, lo storico Giuseppe Sergi e Dante Alighieri, uomo medievale con cui avremmo molti argomenti su cui dialogare

Persone citate: Dante Alighieri, Donzelli, Giovanni Tabacco, Giuseppe Sergi, Karl Marx, Marx, Max Weber, Weber