Il Miracolo dei miracoli, scoop dalla Spagna del '600 di Maurizio Assalto

Il Miracolo dei miracoli, scoop dalla Spagna del '600 Libro-indagine di Messori: un prodigio inspiegabile, ma certificato da notaio e testimoni Il Miracolo dei miracoli, scoop dalla Spagna del '600 Così a un contadino mendicante rispuntò la gamba amputata re | ^|EDO molti bastoni, molte stampelle. Non vedo però alcuna gamba di legno». Lo disse Emile Zola in visita I T I alla grotta di Lourdes, nel 1894, osservando con un sorriso d'ironia gli ex voto appesi dai fedeli. E' chiaro quel che intendeva il capofila del positivismo letterario: da molte malattie, specialmente di origine nervosa, si può anche «miracolosamente» guarire grazie alla forza di suggestione; ma nessun miracolo ha mai restituito un arto a chi lo aveva perduto. La ricrescita di una gamba, o di un braccio, come condizione per poter parlare di intervento divino: è la sfida beffarda che, nella temperie scientistica di fine '800 (oggi magari non più, dopo il recente exploit dei clùrurghi francesi che hanno reimpiantato la mano a un paziente), ritorna come un luogo comune nella polemica contro le superstizioni popolari. Eppure il prodigio, il gran portento, «el Milagro de los milagros», come si dice in Spagna, era effettivamente avvenuto qualche secolo prima nel cattolicissimo Paese al cadmine della Guerra dei Trent'anni: a Calanda, un villaggio della Bassa Aragona che si raggiunge in capo a una strada accerchiata da un surreale deserto pietroso, non altrimenti segnalato sulle guide turistiche se non per avere dato i natali al regista Luis Bunuel. Alla meticolosa appassionante ricognizione su questo X-file del passato, sepolto sotto la polvere degli archivi, variamente disperso ma «miracolosamente» intatto, si è dedicato Vittorio Messori nel suo nuovo libro II Miracolo (sottotitolo Spagna, 1640: indagine sul più sconvolgente prodigio mariano) in uscita da Rizzoli. Protagonista della vicenda un contadino di 23 anni, Miguel Juan PeUicer, che la sera del 29 marzo venne risvegliato dalle grida sconvolte dei genitori. Dal suo giaciglio la madre aveva visto spuntare non una ma due gambe, anche la destra che gli era stata amputata 29 mesi prima in seguito a un incidente nei campi: proprio quella, non una nuova, con tutti i segni che la vita vi aveva impresso. Da un successivo sopralluogo nel cimitero del Real Hospital de Grecia di Saragozza, dove era stato interrato, risultò che l'arto reciso era scomparso. Poiché il giovane era particolarmente devoto alla Madonna del Filar, la patrona di Spagna, nel cui santuario di Saragozza aveva a lungo chiesto l'elemosina come mendicante autorizzato dopo la mutilazione, fu subito convinzione di tutti che il miracolo andasse attribuito all'intercessione della Virgen. Tutto qui?, diranno i soliti scettici. Nella voce «Miracle» del suo Di¬ zionario filosofico Voltaire avanzava l'irridente esigenza «che un miracolo fosse stato constatato da un certo numero di persone sensate (...) e che le loro testimonianze fossero state registrate in debite forme». Ebbene, proprio questo accadde a Calanda. Il 2 aprile di quello stesso anno il prodigio venne rogato dal Notaio Reale di un paese vicino, dopo aver ascoltato decine di testimoni. Messori ha rintracciato (nello studio dell'alcalde di Saragozza, dove è esposto dal 72) l'originale dell'atto pubblico notarile, così come ha recuperato e tradotto per la prima volta in italiano la sentenza con cui il 27 aprile 1641 l'arcivescovo di Saragozza, don Fedro Apaolaza Ramirez, concluse il processo istituito due mesi appena dopo il fatto per certificarne la na¬ tura miracolusa. Davanti ai nostri occhi sfilano i testimoni, identificati con nome cognome e professione, si vagliano le deposizioni, si controlla che la ricostruzione non presenti contraddizioni. E tutto, apparentemente, torna. Un ben orchestrato complotto ecclesiatico? Messori lo esclude, facendo notare come il processo si fosse svolto sotto gli occhi sospettosi dell'Inquisizione, preoccupata di reprimere piuttosto che incoraggiare ogni possibile forma di nuova devozione. In una Spagna scossa dalle guerre esterne e dalle rivolte interne il prodigio di Calanda (che lo stesso re Filippo IV avallò, ricevendo il PeUicer e baciandogli la gamba restituita) si sarebbe prestato a facili speculazioni. Ma così non avvenne. Tanto che il fatto venne sommerso nella memoria e poi cancellato dall'avvento del razionalismo illuministico, così onnipervasivo che anche nella pubblicistica cattolica se ne era persa quasi ogni traccia e quello di Messori può considerarsi una sorta di scoop a distanza di tre secoli e mezzo. Resta il dubbio che non tutta la documentazione reperibile sia stata utilizzata, o che non tutta sia stata reperita. Ognuno è libero di schierarsi. Ma, anche a credere nel miracolo, perché mai un Dio che pascalianamente ama il chiaroscuro dovrebbe segnalare in modo così clamoroso la sua esistenza? Perché prima togliere e poi restituire? Entriamo, come è chiaro, nel campo della fede, che è un primum a cui le argomentazioni seguono, e non un risultato a cui con queste si possa giungere. E in questo campo tutte le buone ragioni per credere (per riecheggiare un recente titolo dello stesso Messori), offerte al credente, sono per il non credente altrettali ragioni per continuare a non credere. Maurizio Assalto Autunno 1641: nel palazzo reale di Madrid Filippo IV si inginocchia per baciare la gamba miracolosamente restituita a Miguel Juan PeUicer

Luoghi citati: Grecia, Madrid, Spagna