La Farnesina vara l'operazione Kosovo di Maurizio Molinari
La Farnesina vara l'operazione Kosovo Il piano si articola in 3 fasi: prima alimenti e medicinali, poi assistenza per la ricostruzione La Farnesina vara l'operazione Kosovo Aiuti per frenare l'esodo ROMA. Con due camion di aiuti umanitari partiti ieri sera da Pisa per Belgrado è scattata 1'«Operazione Kosovo» della Farnesina, tesa a frenare il massiccio esodo che continua verso il nostro Paese. Sebbene le procedure di identificazione da parte del ministero degli Interni sono ancora in corso, secondo fonti ufficiose, sarebbero oltre 1500 i kosovari già sbarcati lungo le coste pugliesi, di cui un centinaio solo nelle ultime 24 ore. A coordinare il piano di aiuti è un esperto di situazioni di emergenza: Vincenzo Petrone già capo dell'Unità di Crisi della Farnesina e neo-direttore generale della Cooperazione. Per affrontare l'allarme-profughi, Petrone ha applicato lo stesso metodo con cui salvava i turisti rapiti nello Yemen o recuperava connazionali in fuga da rivolte e terremoti: ha creato una task-force di esperti convocata 24 ore su 24, ha mandato un inviato sul posto (il suo vice Marcello lannucci) per ottenere il via libera dei contendenti e sta applicando un «piano di intervento» con le risorse disponibili da subito. Il «piano» in questione, elaborato dalla Farnesina dopo la sigla degli accordi Holbrooke-Milosevic, ha come obiettivo stimolare uno sforzo internazionale per «consentire al massimo numero dei 60 mila profughi rifugiati nei boschi fra i 300 mila esistenti spiega Petrone - di rientrare nelle proprie abitazioni il prima possibile». «Il progetto - spiegano alla Farnesina - è di riproporre in Kosovo la formula già applicata in Albania di simultaneo impegno per pacificazione, ricostruzione e aiuti umanitari». L'aiuto italiano prevede tre fasi entro la fine dell'anno. Per dieci giorni a partire dal 27 ottobre (data di scadenza dell'ultimatum della Nato alla Serbia) camion italiani trasporteranno via terra a Pristina e dintorni 45 tonnellate di generi alimentari di prima necessità, indumenti, medicinali e tende destinate agli sfollati per un valore complessivo di circa 1,9 miliardi di lire; sarà inviato anche del personale medico. La fase «due» scatterà nel mese seguente con il coinvolgimento delle organizzazioni non governative per ripristinare una «minima agibilità» del maggior numero possibile di abitazioni distrutte dai serbi. «Rimetteremo i tetti sulle case» promette Petrone. Infine, entro Natale, all'«Operazione» dovrebbero partecipare anche le agenzie umanitarie dell'Onu e la Croce Rosse, mentre dall'Italia verranno inviati gli aiuti per ricreare le scorte agricole e zootecniche andate perdute e necessarie ai contadini per superare l'inverno. «Con questi aiuti di emergenza speriamo di frenare la fuga dei profughi verso l'Europa centrale e Italia», aggiunge Petrone sottolineando che «bisogna farli tornare nelle loro case e non costruire dei centri di assistenza che si trasformerebbero presto in vere e proprie baraccopoli». Petrone ieri era a Vienna, dove ha incontrato i colleghi europei ed i responsabili dell'Ufficio Aiuti Umanitari della Commissione Europea per progettare «gli aiuti strutturali per i primi 5 mesi del 1999 destinati a riattivare elettricità, impianti idrici e rete fognaria». L'Italia si è già impegnata per 10 miliardi di lire e la Commissione Europea ha stanziato a Vienna altri 10 milioni di Ecu (20 miliardi di lire). «Speriamo che anche altri Paesi ora seguano l'esempio» dice Petrone, che tuttavia non esita ad ammettere «il punto vulnerabile di questi sforzi»: gli operatori incaricati di gestire gli aiuti umanitari (a Pristi¬ na ci sono già due tecnici della Cooperazione) saranno disarmati e quindi esposti «al rischio di rapimenti e rappresaglie da parte di chi volesse sabotare gli accordi sul Kosovo». D'altra parte saranno disarmati anche i duemila osservatori dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce), incaricati di sorvegliare l'applicazione delle intese Holbrooke-Milosevic. «Fra questi duecento saranno militari italiani in borghese», ha annunciato il ministro della Difesa, Andreatta. Maurizio Molinari I ^a"a Farnesina un piano per aiutare 60 mila profughi rifugiati nei boschi
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