«Imputalo Bill Gates, si difenda»

«Imputalo Bill Gates, si difenda» Cominciato il processo all'uomo più ricco del mondo, padrone del cyberspazio «Imputalo Bill Gates, si difenda» 77 re dei computer accusato di concorrenza sleale PERSONAGGIO UN ALTRO RING PER L'AMERICA NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Anche Bill Gates, di Seattle, come molti prima e dopo di lui, aveva fatto un sogno: un computer su ogni scrivania e in ogni casa. Quel che non aggiungeva era: che quel computer avesse un'anima Microsoft. Il sogno si è quasi avverato: nove computer su dieci hanno oggi quell'anima. Il processo cominciato ieri a Washington deciderà se Bill Gates può comprarsi anche l'anima dell'ultimo computer o se deve restituire quattro delle nove che detiene. Il governo degli Stati Uniti contro quello del ciberspazio. L'America delle regole contro quella deDe mani libere. Una norma antitrust scritta nel 1890 da un uomo barbuto di nome John Sherman, contro l'impalpabile impero di un ragazzo occhialuto. Non è un processo qualunque. Nel 1911 decapitò la Standard Oil, nel 1974 la AT&T. Durerà, dicono, sei settimane, otto al massimo. Per la fine dell'anno sarà sicuramente finito. Quando il millennio farà ruotare l'ultima cifra, sapremo se entreremo nella nuova era del computer tutti targati Microsoft o in ordine sparso. Ci sono due scenari e due visioni del futuro, dietro le finestre che si aprono cliccando sui possibili verdetti. SE VINCE BILL Anzitutto, perché non dovrebbe vincere lui? La sua vicenda presenta curiose analogie con quella dell'omonimo presidente. Da tempo un'istituzione governativa (nel suo caso prima repubblicana poi democratica) cerca prove per incastrarlo. Non ci riuscì all'inizio degli Anni Novanta, ci riprova oggi. Le accuse, in questo caso l'esercizio di un monopolio, sono gravi. Le prove, inconfutabili. La sostanza, sfuggente. Bill Gates, come Bill Clinton, non ha fatto nulla che non gli abbiano permesso di fare. Ha sfruttato una posizione che il sistema gli ha concesso e usato quelle furberie che vanno di conseguenza. Ha commesso, come l'omonimo, qualche imprudenza. Nel suo caso non c'è neppure stato bisogno di una Linda Tripp: ha scritto di persona le email compromettenti con le quali allettava e adescava, comprava l'altrui disponibilità e complicità. E con questo? Come Clinton, Gates vince nei sondaggi. La maggiornaza degli americani pensa che meriti la sua fortuna, vorrebbe un figlio come lui, ha un'opinione favorevole di Microsoft, ama lavorare con il programma Windows, è contraria al ricorso governativo. A differenza del caso Standard Oil, non ci sono oggi consumatori inferociti dall'aumento dei prezzi e non c'è una presidenza personalmente impegnata contro il presunto monopolista. Roosevelt e Taft si lanciarono nella popolare crociata contro Rockfeller, Clinton ha altri pensieri e manda avanti, poco convinto, i suoi scagnozzi del dipartimento di Giustizia. Bill Gates può farcela. William Kovacic, specialista di antitrust alla George Washington University, gli dà 4 possibilità di vittoria su 5. E dopo? I detrattori dicono che allora sì, avremo prodotti di qualità più bassa a prezzi più alti. Che un'impresa come Microsoft, cresciuta in fretta e per questo già con i primi capelli grigi derivati dal rallentamento del metabolismo, scaricherà sul mercato occidentale i costi delle difficoltà che incontra su quello orientale, entrato in crisi irreversibile. Lo fece Standard Oil, in relazione all'Europa, e la pagò. Microsoft la farebbe franca, giacché in America nessuno è processato due volte per lo stesso reato. E creerebbe un «Microsoft world», un piccolo soffice mondo come quello delle sue case sperimentali nel campus di Seattle, dove un programma Microsoft domina la vita domestica, controlla la tv digitale Microsoft e spegne, di notte, le luci e la vita Microsoft. Quando Bill Gates s'illumina tutto e dice «Whoa! C'è una terra promessa!» è a questo che pensa. Ma il suo so- gno potrebbe essere interrotto tra poche settimane nel caso si realizzi il secondo scenario. SE PERDE BILL L'ipotesi è data per improbabile, ma non impossibile. Anche qui, come nel rapporto Starr, ha finito per divenire decisivo quel che accadde dietro la porta chiusa di un ufficio dove agivano in due: Microsoft e Netscape. Se verranno provate le tattiche aggressive e minatorie di Bill Gates in prima persona, per impedire ai rivali di conquistarsi uno spazio nella rete Internet e nel mercato che la circonda, una sanzione sarà difficile da evitare. La prima potrebbe venire dalla Borsa, dove è temuto un crollo dei titoli. La seconda dalla corte riunita a Washington. L'ipotesi più severa, avveniristica e suggestiva è quella della scissione forzata da cui nascerebbero i «Baby Bills», due aziende figlie di Gates, che si spartirebbero i campi operativi della primogenita (sistemi e applicazioni). Difficile immaginare come potrebbero spartirsi il capitale sociale, le riserve e, ancor più, i 27 mila dipendenti. Impossibile pensare che possano spartirsi Bill Gates. Il ragazzo è un crescendo l'atto persona. Se si ferma, è silenzio. Ha costniito il suo impero con l'effetto valanga, rotolando e travolgendo con gaia progressione. «Baby Bill» e il suo gemello gli sembrerebbero palle di neve con cui intrattenere i ragazzini e l'idea di un computer su ogni scrivania e in ogni casa, ma che non abbia l'anima Microsoft, gli spegnerebbe i sogni, gli entusiasmi e le luci nella villa e nella vita. Probabilmente, per sdegno e rivalsa, andrebbe a giocare a golf. O entrerebbe in politica. Mentre i signori di Washington ascoltano i ventiquattro testimoni a carico e discarico, valutano le 1229 prove offerte dall'accusa, studiano il comportamento dei rivali per giudicare se li abbia uccisi Microsoft o si siano suicidati per incapacità di sopravvivere nel ciberspazio, a Wall Street un altro tribunale valuta l'operato di Bill Ggates: quello, più severo, rappresentato dal mercato. Una riduzione delle entrate del 3% rispetto all'anno scorso e un ulteriore calo (7%) previsto per l'anno a venire, sono i primi segnali d'allarme per un'impresa che non ne aveva mai conosciuto il suono. Bill Gates può anche perdere perché l'America delle regole decide di ricordarsi di una norma dalla vaga interpretazione scritta oltre un secolo fa da un barbuto, ma non perché il mondo dei ragazzini non si affaccia più con entusiasmo su «Windows». Eppure, senza accorgersene, anche lui è diventato un uomo di mezza età, a capo di un'azienda di mezza età e, quale che sia il verdetto che verrà da Washington, il suo futuro potrebbe semplicemente seguire la curva del tempo. Dopo la sentenza seguiranno appelli e ricorsi alla Corte Suprema. Quando la decisione sarà irrevocabile, nel ciberspazio «Windows» sarà un fossile elettronico. Gabriele Romagnoli I sondaggi gli sono favorevoli, non ha fatto nulla che non gli abbiano permesso di fare sfruttando le maglie aperte dal sistema Se perde la prima sanzione potrebbe venire dalla Borsa dove è temuto un crollo dei titoli L'IMPERO ANNODI FONDAZIONE; 1975 >E: Redmond, Stato di Washington, Usa (DENTE E AMMINISTRATORE DELEGATO: Bill Gotes - FATTURATO: 14 miliardi di dollari (1998) «UTILI: 4,50 miliardi di dollari (1998) . DIPENDENTI: 27.320 «ETÀ* MEDIA DEI DIPENDENTI: 34 anni Con «Windows» la Microsoft controlla il 90% del mercato mondiale dei sistemi operativi utilizzati per i personal computo: • •ri Spili «Se vuoi fondare una società, chiediti: cosa accadrà se Microsoft entra nel mio campo? Se la risposta è: "Nessun problema, li batteremo" lascia perdere e vai a giocare a golf» (Nico Nierenberg, manager e investitore) berspazio Bill Gates è l'uomo più ricco del mondo Bill Gates è l'uomo più ricco del mondo