Schroeder sceglie la linea rossa di Emanuele Novazio

Schroeder sceglie la linea rossa E' un successo di Lafontaine che non voleva all'Economia un nemico dello Stato sociale Schroeder sceglie la linea rossa Rinuncia Stollmann, la bandiera delpragmatismo BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Gerhard Schroeder abbandona la bandiera e il simbolo del «nuovo centro», il ministro designato dell'Economia Jost Stollmaiui, e pone un'ipoteca sulla propria immagine di pragmatico modernizzatore affidata per l'appunto - durante la campagna elettorale - all'affascinante azzardo dell'imprenditore miliardario. Alla vigilia della presentazione ufficiale del governo, il «non politico» diventato riferimento del «new labour» alla tedesca ed esibito da Schroeder come «un'arma prodigiosa», ha rinunciato all'incarico: per divergenze su un progetto di riforma fiscale considerato «disastroso» e penalizzante soprattutto per la media impresa. E per contrasti su una «inaccettabile» ridistribuzione delle competenze in favore del ministero delle Finanze affidato a Oskar Lafontaine: il leader del partito da sempre ostile a Stollmann e difensore di tesi economiche in linea con settori più tradizionali della socialdemocrazia tedesca. Al posto di Stollmann andrà un altro indipendente, Werner Muellcr, per 25 anni dirigente di un'impresa produttrice di energia, la «Veba», da 7 anni consulente di Schroeder nei problemi nucleari e fino a ieri destinato a diventare sottosegretario all'Economia. La scelta non mancherà di provocare problemi con i Verdi: la sinistra ecologista ha subito denunciato «una decisione che compromette il programma di abbandono dell'energia atomica». Ma a pochi giorni dalla nomina di Schroeder da parte del Bundestag, il 27 ottobre, e alla vigilia della Firma del programma comune di governo, stamane, la rinuncia di Jost Stollmann non è soltanto un episodio del «teatrino di comprimari e di comparse» che si agita nelle immediate vicinanze del neo Cancelliere: è un terremoto che conferma battaglie al vertice dell'Spd, ripensamenti, ricomposizioni di alleanze. L'abbandono di un uomo diventato il richiamo di tanti elettori moderati, di «centro», conferma che il peso di Oskar Lafontaine è dominante non soltanto nel partito ma in prospettiva nel governo. E' la rivincita delle sue tesi keynesiane sulla «terza via», auspicata da Stollmann in contrapposizione alla «vecchia sinistra» che ancora alligna nell'apparato socialdemocratico. E' una sconfitta del futuro Cancelliere, nonostante le sua ragionevole obiezione a proposito di simboli: «Il "nuovo centro" non lo si può individuare in una persona sola», chiosava ieri Schroeder nella conferenza stampa di introduzione a Mueller. Oskar Lafontaine - che il settimanale «Die Woche», vicino al Cancelliere, definisce «un incredibile despota» - avrà dunque quel che aveva chiesto, e che in un primo momento sembrava non gli sarebbe stato concesso: un super-ministero con compe- tenze estese fra l'altro alla politica economica europea. «In linea con quanto avviene in Francia e in Gran Bretagna», si è difeso Schroeder, che ha vantato il consiglio ricevuto in proposito dall'ex Cancelliere Helmut Schmidt, noto per la sua diffidenza nei confronti di Oskar Lafontaine. Di certo, Stollmann paga la sua attitudine all'indipendenza nei confronti del partito e del suo leader. Paga la sua fedeltà a tesi che l'apparato gli rinfacciava come «fantasie neoliberali» ma che sono state difese in pubblico da Schroeder: la necessità di riformare alla radice uno stato sociale diventato insopportabilmente costoso e indifendibile, per esempio. Paga le sue gaffe versatili, occasione di sconforto o ribellione fra i sindacati e l'ala sinistra del partito: appena designato nel governo ombra dell'allora candidato alla Cancelleria, l'estate scorsa, confessò di non aver letto il programma elettorale dell'Spd. Ma lodò Helmut Kohl e le sue scelte in politica economica alle quali - ammise avrebbe volentieri collaborato. Più tardi, definì il sistema di previdenza tedesco «una prigione per i redditi medi». E invocò la necessità che il nuovo governo non fosse «né di sinistra né di destra», non fosse «ideologico» ma «pragmatico». Ieri, l'opposizione democristiana denunciava «l'imbroglio elettorale» di Schroeder: si è servito di Stollmann per acchiappare voti moderati e adesso che li ha ottenuti si libera di una presenza scomoda, era il commento più diffuso. L'accusa di truffa è ingiusta, anche se molti elettori saranno furibondi o delusi: la caduta di Stollmann non è frutto di un calcolo elettorale del neo Cancelliere ma di un errore di valutazione. E' l'affermazione della ragione di partito: la consacrazione del «Cancelliere ombra» Oskar Lafontaine. Emanuele Novazio Al suo posto Mueller osteggiato dai Verdi perché favorevole al nucleare Jost Stollmann ha rinunciato all'incarico di ministro dell'Economia Era inviso all'ala massimalista della Spd

Luoghi citati: Francia, Gran Bretagna