Bombe sul Kosovo, il ritiro secondo Milosevic
Bombe sul Kosovo, il ritiro secondo Milosevic Il segretario della Nato Solana torna a minacciare: «Pronti ai blitz se Belgrado non sta ai patti» Bombe sul Kosovo, il ritiro secondo Milosevic Colpito un villaggio dopo l'uccisione di tre poliziotti serbi ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Malgrado i voli di ricognizione degli aerei spia della Nato e l'arrivo sul terreno dei primi funzionari della missione Osce, nel Kosovo sono ripresi i bombardamenti. L'artiglieria pesante jugoslava ha martellato tutta la notte i villaggi albanesi di Orlate, Kisna Reka e Trpeza, nel Kosovo centrale. Millesettecento persone sono state costrette ad abbandonare le loro case, raggiungendo le decine di migliaia di profughi albanesi nascosti nelle foreste. Le truppe di Milosevic avrebbero bombardato Orlate e dintorni per rappresaglia, in seguito all'uccisione di sabato sera di tre poliziotti serbi e il ferimento di altri due. Fonti albanesi sostengono che gli agenti delle forze dell'ordine di Belgrado sono stati sorpresi mentre stavano saccheggiando una casa. Gli abitanti avrebbero reagito sparando. Lungo le principali arterie del Kosovo ieri c'è stato un forte movimento di blindati. Settanta carri armati jugoslavi sarebbero diretti verso un campo profughi. A causa dei combattimenti e dello spostamento delle truppe, l'Alto commissariato per i profughi dell'Orni ha sospeso l'invio di due convogli umanitari nella regione. Mentre le autorità di Belgrado sostengono che è in corso il ritiro delle forze di polizia e dell'esercito dal Kosovo, il capo della Lega democratica del Kosovo, Ibrahim Rugova, afferma che si tratta di un raggruppamento delle truppe. «I serbi hanno persino mandato nuove forze nel Kosovo» ha detto Rugova, accusando Milosevic di violare apertamente l'accordo con l'inviato speciale americano Holbrooke. Sempre secondo fonti albanesi, decine di tanks serbi sono arrivati nella zona di Glogovac, raggruppandosi nei pressi del complesso industriale Feronikl. Di fronte a quelle che ha chiamato «provocazioni» dell'esercito jugoslavo nel Kosovo centrale, il segretario generale della Nato, Javier Solana, ha chiamato ieri notte il presidente Milosevic. «La Nato è pronta ad utilizzare la forza se fino al 27 ottobre Milosevic non adempierà alle condizioni della risoluzione 1199 del Consiglio di sicurezza dell'Onu», ha detto Solana ai giornalisti a Parigi. «Milosevic deve ritirare dal Kosovo le forze militari e di polizia, altrimenti saremo pronti a reagire-1 nostri aerei che sorvolano la regione controlleranno se il Presidente jugoslavo ha rispettato gli impegni». I rappresentanti dell'Osce incaricati di mandare i duemila verificatori sul terreno hanno iniziato la loro missione a Pec, seconda città del Kosovo, nella parte occidentale della regione. Dopo il non riconoscimento da parte dell'Esercito di liberazione del Kosovo dell'accordo Milosevic-Holbrooke, anche il governo kosovaro in esilio di Bujar Bukoshi ha fatto sapere di non poter accettare un accordo di cui non conosce la sostanza. Non siamo stati informati del testo del documento in cui si decide il destino del popolo albanese, dice il comunicato diramato da Bukoshi. La grave crisi del Kosovo si è riflettuta sui risultati elettorali nella vicina Macedonia dovu gli albanesi costituiscono un terzo della popolazione. Nel primo turno di voto si sta profilando la vittoria della «Coalizione per i cambiamenti» composta dal partito nazionalista Vmro-Dpmne e dal neopartito dell'alternativa democratica (Da) che avrebbe già ottenuto 32 degli 85 seggi del Parlamento in palio con il sistema maggioritario. Agli albanesi radicali raggruppati nel Partito per la prosperità democratica sono andati 11 seggi. Se tra due settimane verrà confermata la scelta degli elettori, il Paese rischia di slittare verso una sempre più netta spaccatura etnica. Ingrìd Badurina
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