«Il Papa non fa più crociate»

«Il Papa non fa più crociate» Dopo gli attacchi dell'Osservatore a D'Alema: non fare una bandiera col titolo d'un giornale «Il Papa non fa più crociate» Andreotti: quando il Vaticano «interferiva»... I RAPPORTI FRA CHIESA E STATO B: EH, quando don Sturzo inventò quella strana operazione che porta il suo nome, e che consisteva nel fare maggioranza al Campidoglio insieme ai missini per respingere i comunisti, io rimasi scandalizzato e mi chiesi se il papa, Pio XII, ne sapesse niente. Anche De Gasperi era contrarissimo, ma lui non aveva alcuna confidenza con il Papa e col Vaticano. Lui, Pio XII lo vide soltanto due volte, anche se ne ebbe grandi elogi. Così toccò a me prendere i contatti E così scrissi qualche paginetta di appunti e andai in Vaticano. E consegnai quei fogli a suor Pasqualina perché li consegnasse al Papa, il quale lesse e disapprovò moltissimo l'operazione Sturzo, sicché in breve non se ne fece più niente...». E Sturzo non reagì a questa intromissione del santo Padre in una faccenda assolutamente terrena? «Sturzo era un prete obbedientissimo, e quindi obbedì». Così comincia questa conversazione con Giulio Andreotti che con i suoi quaranta anni di governo è anche la memoria storica e vivente dei rapporti riservati, segreti, sconosciuti e dubbi fra Vaticano e Stato italiano nel dopoguerra. E perché proprio lui, Andreotti appena laureato e già curvo, era lì fin dall'inizio: oltre le Mura Vaticane, prima ancora della fine della guerra. E lì, in biblioteca fu notato da Alcide De Gasperi che ne fece il suo pupillo. E poi Andreotti vide, sentì, partecipò e offrì pareri su tutto quel che accadeva nelle segrete stanze. Adesso la questione si è riaperta con l'attacco dell'Osservatore Romano a D'Alema nel giorno del preincarico, con un titolo che lo definisce un figlio dell'apparato dell'ex Pei. Mentre parliamo arriva un dispaccio d'agenzia in cui monsignor Tonini certifica che si è trattato di una iniziativa giornalistica, sia pure «di uno Stato amico», come dice D'Alema. Allora, senatore, quando cominciarono le ingerenze? «Sono spesso soltanto connessioni che hanno una storia e che si spiegano l'una con l'altra. Per esempio, nel 1945 il presidente Truman e il governo irlandese proposero alla Santa Sede una garanzia internazionale, come faceva la Francia ai tempi di Napoleone Terzo. Monsignor Montini, il futuro Paolo VI non raccolse la proposta, ma si gettò a capofitto nella battaglia per far accogliere i Patti Lateranensi sottoscritti da Mussolini, nella nuova Costituzione, anche perché quella proposta c'era stata». E i Patti Lateranensi entrarono nella Costituzione grazie a Togliatti. «Togliatti decise in un pomeriggio, poco prima che parlasse De Gasperi, stimolato a sua volta da Montini che sapeva dell'offerta americana. E Togliatti decise con un colpo d'improvvisazione di votare a favore, e lo fece senza preoccuparsi degli alleati socialisti, i quali insorsero indignati, ur- QuanSturzo invl'alleanzail Msiper i comunislo bloccò do don entò con espingere ti, Pio XII landò nell'aula della Costituente. Ricordo un certo Tonello che si sgolava gridando al tradimento...». Ma papa Pacelli fece vere irruzioni politiche. «Approvò i comitati civici del professor Gedda, questo sì. Ma, benché la battaglia politica fosse accesissima, era il 1948, l'ordine del Papa era sempre di non nominare mai un partito, mai dire: votate De. Erano inviti a "vincere la paura" e organizzare il trasporto dei malati alle urne». E il professor Gedda, materiale esecutore dei comitati, come si comportava? «Attivissimo, ma rifiutando sempre la paternità dei comitati. Lo ha anche scritto nel suo ultimo libro, da cui mi permetto di dissentire». Secondo Gedda, invece, chi avrebbe animato i comitati? «Monsignor Ronca, che era il rettore del Seminario Romano. Per intendersi, fu quel sacerdote che accolse in Vaticano tutti gli antifascisti che rischiavano l'arresto, a cominciare dal leader socialista Pietro Nenni, e tanti altri del Comitato di Liberazione nazionale». E poi l'operazione Sturzo del 1952, con cui il fondatore del partito popolare, esule antifascista, portò i fascisti in Campidoglio in nome di Dio. «Fu un'operazione molto rozza, e che comunque fu scoraggiata, non incoraggiata, dal Papa». Ma quand'è che la Chiesa ha interferito, mettendosi in mezzo sulle scelte politiche italiane? «Beh, quando ci fu la cosiddetta apertura a sinistra, ai socialisti, si levarono sull'Osservatore Romano alcune critiche, a Del Bo, per esempio. Si sentiva nell'aria che c'erano degli umori...». Sì, ma il Cardinal Ottaviani non esprimeva leggeri umori: tuonava contro l'indirizzo di governo e si faceva sentire con tutta la sua forza. «E' vero, ma proprio questa sua attitudine fu censurata dall'Osservatore Romano che scrisse testualmente: quelle del Cardinale Ottaviani sono sue idee personali». Comunque la Santa Sede vedeva i comunisti come il fumo negli occhi, si sapeva... «Bisogna tornare a quel periodo storico: era in atto una violentissima persecuzione contro la Chiesa cattolica in tutti i Paesi comunisti, c'era stato il caso del cardinale Mindzenty a Budapest...». Ma le persecuzioni avvenivano fuori e lontano dalla sfera d'influenza dei comunisti italiani. «Mica tanto. Quando il ministro dell'Interno Sceiba...... Che era anche lui un anticomunista militante e inventore della «Celere», la polizia antisciopero... «Quello. Quando il ministro dell'Interno Sceiba si permise di spendere alla Camera qualche parola di solidarietà per il cardinale Mindzenty, i deputati comunisti, all'unisono con quelli socialisti, saltarono su gridando che non dovevamo ingerire nei fatti interni di uno Stato straniero». Cosa che non metteva di buon umore il Vaticano, suppongo. «Non precisamente. La Chiesa si sentiva perseguitata all'estero e diffidava di comunisti e socialisti». Ai quali tuttavia la democrazia cristiana finalmente aprì. «Sì, e fu una operazione anche quella con molta ingerenza americana. I tempi erano cambiati, alla guida della Chiesa c'era ormai Giovanni XXIII...». Che pure era stato un nemico accanito e inflessibile dell'apertura a sinistra. «E' vero. Ma poi aveva cambiato idea. Comunque la cosa incredibile in quel caso fu la quantità delle pressioni americane...». Era l'epoca del presidente John Kennedy, e la Cia spin- geva perché a Washington temevano che l'Italia si alleasse con De Gaulle sulla politica atomica... «Una follia. Come potevamo metterci a fare una cosa del genere, per la quale mancavano perfino le risorse economiche?». Gli americani avevano nel cardinale Spellman, arcivescovo di New York, il loro agente a Roma... «Spellman era un uomo straordinario. Un uomo di Chiesa e al tempo stesso un vero americano. Lui era convinto, all'inizio, che eleggere papa Roncalli era stato un errore madornale. Giovanni XX111 gli sembrava rozzo, contadino, inadatto...». E fu comunque il papa dell'apertura a sinistra: ingerenza di nuovo, sia pure per sostenere il nuovo corso. «Beh, ma i tempi erano cambiati e ancor più sarebbero cambiati con il Concilio. Un tempo l'ufficiosità era ferrea: valeva quello che si trovava scritto sull'Osservatore Romano, o su Civiltà Cattolica. A quei tempi, prima del Concilio, un titolo come quello dell'altro giorno su D'Alema, avrebbe fatto veramente scalpore perché avrebbe espresso di sicuro il parere del Vaticano, anche se in modo ufficioso». E le pressioni americane lei le notò? «No, sono cose che si ricostruiscono meglio oggi, dopo che tanti documenti dell'Est e dell'Ovest sono stati resi disponibili. C'è un bel libro di Gentiloni sulla Nuova Frontiera kennediana in cui si racconta la storia del centro sinistra». Comunque, con divorzio e aborto... «Certo, con divorzio e aborto non è la Santa Sede che scende in campo, ma tutto il mondo cattolico. Però esistevano anche problemi Il carOttavianil centrosma L'Ossescrisse: soidee perso dinale attaccò nistra rvatore no sue nali^ diplomatici bilaterali. Per esempio sul divorzio fu compiuto secondo me un certo abuso perché si violò il diritto concordatario, ma comunque sono cose ormai vecchie». Secondo lei la Storia che conosciamo è da riscrivere? «Oh, viene già riscritta. C'è un bellissimo libro di Macchi sulla morte di Moro. Tutta la storia dell'estremismo... Ma questo non c'entra. C'entra invece il modo in cui la Chiesa si è affiancata spesso alla politica esterna italiana. Prendiamo il caso di Helsinki, quando firmò con noi. O prendiamo tutto l'approccio con i Paesi arabi, compresa la Libia e l'Olp. E poi i rapporti con Israele. E' stato un grande lavoro politico comune, affiancato». Quindi secondo lei l'America interferì molto più pesantemente della Chiesa. «Io ricordo il profondo rancore, la diffidenza e la pessima opinione che avevano di noi gli americani alla fine dell guerra. In Italia morirono più soldati americani che italiani, e questo fu difficile da l'arsi perdonare. Ma anche in quella circostanza, e proprio grazie all'opera di un tessitore come il cardinale Francis Spellman, poco alla volta si riuscì a ricostruire un rapporto disteso, di fiducia. E Spellman era la Chiesa, ed era l'America». Quindi oggi, secondo lei, il Vaticano è meno interventista. «Diciamo che la voce della Chiesa è molto articolata, diversa, c'è la Conferenza episcopale, ci sono i giornali cattolici, c'è una pluralità di voci che non permette più di fare di un titolo di giornale una bandiera per una crociata». Lei dunque voterà la fiducia a D'Alema. «Certo, perché non dovrei?». Paolo Guzzanti Quando don Sturzo inventò l'alleanza con il Msiper respingere i comunisti, Pio XII lo bloccò I tempi sono cambiati: prima del Concilio, le stesse parole avrebbero fatto scalpore perché avrebbero espresso di sicuro il parere della Santa Sede j J Il cardinale Ottaviani attaccò il centrosinistra ma L'Osservatore scrisse: sono sue idee personali^ Qui accanto, Andreotti con papa Wojtyla Sopra don Luigi Sturzo e, a destra, papa Paolo VI con l'allora leader de Aldo Moro