A Veltroni la segreteria della Quercia di Cesare Martinetti
A Veltroni la segreteria della Quercia Summit con D'Alema a Botteghe Oscure. L'elezione tra una decina di giorni all'assemblea congressuale A Veltroni la segreteria della Quercia Placati i malumori ulivisti ROMA DAL NOSTRO INVIATO Veltroni ha detto sì, succederà a D'Alema al vertice del partito che non gli piaceva, con una successione che assomiglia a una doppia staffetta sull'itinerario Botteghe Oscure-Palazzo Chigi. E' un paradosso politico, questa successione, e insieme un fulmineo scambio di testimone sul quale è stato fatto aleggiare il nome di Giorgio Napolitano come possibile reggente del partito fino al congresso di primavera. Una manovra di disturbo per segnalare il modo sbrigativo e verticistico in cui avviene il cambio. Ma il fatto è che Veltroni ha risposto di sì alla proposta di D'Alema ieri mattina in un incontro a Botteghe Oscure ufficialmente smentito. Con imbarazzo. Oggi alle 15 si riunisce la direzione dei Democratici di sinistra. All'ordine del giorno un unico punto: l'approvazione delle linee del programma di governo di Massimo D'Alema. Ufficialmente non si dovrebbe parlare della successione al vertice del partito. E invece se ne parlerà. Veltroni sarà «indicato». All'assemblea congressuale dei Ds spetterà l'elezione del nuovo segretario. Sarà convocata tra una decina di giorni. D'Alema dunque ha scelto di evitare la sovrapposizione delle due cariche (premier e segretario del maggiore partito della coalizione) come invece fece Craxi (nominando vicesegretario e «reggente» del partito Claudio Martelli). Anche De Mita, nel suo breve ministero, conservò la segreteria de, perdendo poi entrambe in uno degli ultimi grandi sconquassi democristiani. Contenti i «veltroniani», quelli del partito dell'Ulivo di cui l'ex vicepresidente del Consiglio è stato il grande sostenitore, in contrapposizione dichiarata al partito «socialdemocratico», la «Cosa 2», la creatura di Massimo D'Alema che invece non ha mai creduto in un futuro organizzato dell'Ulivo. Il paradosso è che Veltroni si troverà ad essere segretario del partito di Massimo D'Alema e non del «partito democratico» in cui voleva trasformare l'Ulivo. Meno contenti i «dalemiani», che si sentono abbandonati dal loro leader con una scelta tutta di vertice, un passaggio di mano tra i due capi di due «partiti» alternativi. D'Alema fu eletto segretario al termine di una lunga battaglia politica contro Veltroni, con il partito spaccato in due dopo la sconfitta elettorale del '94 e un irrituale referendum via fax nel quale aveva prevalso Walter che avrebbe poi invece perso la partita nella direzione del partito. Ma chi eleggerà il nuovo segretario? L'assemblea congressuale, circa millecinquecento persone. Un circo composto per millecento dai delegati all'ultimo congresso Pds, quello del '97. Delegati eletti secondo le regole di partito. A cui si devono aggiungere quattrocento altri delegati che rappresentano le altre componenti del nuovo partito uscito dal congresso della Cosa 2 di Firenze del febbraio scorso. E cioè: i laburisti di Valdo Spini, i comunisti unitari di Famiano Crucianelli, la sinistra repubblicana di Giorgio Bogi, i cristiano sociali di Pierre Camiti. Delegati che non sono stati eletti come quelli del Pds, ma radunati a Firenze da ciascun gruppo a modo suo. Il nuovo partito non ha ancora uno statuto. Si vive secondo le regole del Pds. E queste prevedono che l'elezione del segretario avvenga a scrutinio segreto. Possibili sorprese? No. Ma sarà comunque possibile vedere fino a che punto i conti tornano. Tra gli «aggiunti» al Pds nell'operazione di Firenze c'è chi vorrebbe un «team» nella successione a D'Alema. Chi vorrebbe che il segretario eletto, Veltroni, fosse segretario provvisorio, da confermare nel congresso del partito che era previsto per la primavera e nella quale era annunciata una replica dello scontro D'Alema-Veltroni addirittura sul confronto tra due mozioni alternative. E invece dall'interno del Pds c'è chi pensa che il nuovo segretario debba avere un po' di tempo a disposizione per preparare il congresso che sarebbe così rinviato. E comunque già si discute su cosa debba essere il partito che non è più soltanto il maggiore della coalizione di governo, ma quello del premier. Al Veltroni segretario toccherà di rilanciare la politica e l'organizzazione del partito anche per sostenere il governo di D'Alema. Un governo che ha superato e forse sepolto quello dell'Ulivo, il «sogno americano» di Walter Veltroni. Cesare Martinetti Il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni
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