Ministeri, lady Moratti dice no di Maria Grazia Bruzzone

Ministeri, lady Moratti dice no Ministeri, lady Moratti dice no Tre posti alVUdr, la Salvato si ritira ROMA. Ieri è stata la giornata del programma, oggi sarà quella dei ministri. Ma la lista definitiva, annuncia D'Alema, sarà pronta domani o addirittura giovedì. Qualche ora in più per sbrogliare la matassa, ingarbugliata dal gran numero di pretendenti e dai veti incrociati. Così - mentre scoppia il caso dello Sdi, che minaccia di appoggiare il governo dall'esterno se non avrà almeno una poltrona, oltre a quella di Giuliano Amato alle Riforme, socialista ma non iscritto al partito - già si dice che i ministeri dai 22 attuali saliranno a 26. Tra i punti delicati c'è la Giustizia. D'Alema intenderebbe metterci un diessino. Se non sarà Giovanni Salvi, col quale avrà un colloquio, potrebbe essere il responsabile Giustizia della Quercia Pietro Folena. O Giorgio Napolitano, che proprio ieri ha scritto a D'Alema un'elegante lettera in cui si dice pronto a farsi da parte. A meno che alla fine non prevalga un altro ragionamento, che la patata bollente della Giustizia venga fatta raf- freddare nelle mani di un popolare, Gerardo Bianco. Quel che è certo è che, per ragioni di equilibri politici, Napolitano lascerà al Ppi il Viminale. Ma la candidatura di Rosa Russo Jervolino ieri è finita sotto il tiro di Cossiga («Vorrà dire che in questo caso presenterò un disegno di legge per trasferire polizia e quant'altro alla Difesa», ha buttato lì) favorendo l'ascesa di Sergio Mattarella, già dato per sicuro sulla poltrona di vicepremier. Un ruolo per il quale il tam tam di piazza del Gesù ora lancia il giovane vice di Marini, Dario Fran- ceschini. Gli altri popolari in corsa per un posto (scontata la Bindi) sono, oltre a Bianco, il coordinatore della segreteria Antonello Soro e il senatore Ortensio Zecchino. L'altro scoglio riguarda l'Udr, tanto più dopo che le azioni di Rocco Buttiglione alla Pubblica istruzione sono crollate per le reazioni convergenti di diessini, popolari e prodiani. Alla Scuola resterebbe Berlinguer, mentre Università e Ricerca andrebbero al partito di Cossiga. Il quale ieri ha buttato in pista a sorpresa Letizia Moratti (che ha declinato l'invito). In alternativa Cossiga vorrebbe Stefania Fuscagni, già dirigente Cisl e segretario del movimento per l'Europa Popolare. Oltre al «mastelliano» Salvatore Cardinale e a Carlo Scognamiglio per il quale si sta pensando alla Difesa, dove però resiste Fassino. Le caselle si muovono in continuazione. Se il prodiano Enrico Micheli andasse all'Industria, Bersani si sposterebbe al sottosegretariato alla presidenza insieme a Marco Minniti (ipotesi alternativa: Franco Bassanini, che avrebbe la delega per la Funzione Pubblica). Sassolino non andrebbe più al Mezzogiorno ma al Lavoro. Sorge un problema fra le ministre: Ersilia Salvato, candidata Pdci, con Diliberto, si rifiuta di spodestare un'altra donna alle Pari Opportunità, mentre spunta il nome di Maura Cossutta. Nerio Nesi viene avvistato ai Trasporti, o alla presidenza dell'Agensud. Insomma, gli unici ultrasicuri sono, a oggi, solo Ciampi, Dini e Amato. Maria Grazia Bruzzone Giuliano Amato e Letizia Moratti

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