Il leader guarda più in alto ma è guerriglia sulle poltrone
Il leader guarda più in alto ma è guerriglia sulle poltrone Il leader guarda più in alto ma è guerriglia sulle poltrone A particolarismi e problemi personali, con stili e linguaggi diversi, si ripropongono in tutti i governi di coalizione, compreso quello che sta mettendo in piedi il segretario dei Ds. Piccole cose, appunto, che qualcuno chiama miserie, ma che nel tempo possono logorare e trasformarsi in grandi problemi, specie per chi non dispone di larghe maggioranze. L'ultima vittima di questi particolarismi è giusto giusto un soggetto politico che si chiamava Ulivo. Ieri, per la prima volta, D'Alema si è confrontato con questa dura realtà. Tant'è che nella prima riunione politica a cui ha partecipato al Bottegone da presidente incaricato ha subito spazzato via possibili equivoci: «Questa è una riunione politica per cui non si parla di nomi di ministri...». Più che sciogliere i nodi, li ha rimossi. Probabilmente ci vorrà la solita nottata di trattative ad oltranza, di scontri, di telefoni di candidati che squillano per la fatidica chiamata e di altri che rimangono tristemente muti. Alla fine D'Alema dovrà decidere, perché si può pensare in grande quanto si vuole, ma poi bisogna tenere conto della gente che si ha a disposizione. Una verità che il prossimo premier (lo stesso interessato dà per scontato che mercoledì il suo governo giurerà nelle mani del Capo dello Stato e giovedì si presenterà alle Camere per la fiducia) ha già sperimentato nel partito e nella Bicamerale. Lui, le grandi scelte, i nomi funzionali al suo progetto di un governo, o meglio di un governissimo, che rappresenti tutte le diverse sfaccettature della complessa realtà italiana sul piano dei filoni politicoculturali, sul piano degli interessi, dei legami internazionali, le ha già fatte. Si chiamano Ciampi, Dini, Amato, eppoi i ministri diessini e quelli del Ppi, la partecipazione di Cossutta e la benedizione di Cossiga. Certo, se avesse fatto il colpaccio di portare dentro anche Letizia Moratti al ministero delle Comunicazioni probabilmente il presidente incaricato sarebbe riuscito ad allargare lo spettro di rappre- sentanza del suo governo ad un pezzo d'imprenditoria che non lo ama. Addirittura avrebbe tolto al Polo un possibile candidato per il futuro. Insomma, avrebbe dato una dignità diversa alla rappresentanza del Centro che c'è nel suo governo. «Mastella - ha spiegato ai suoi più dubbiosi è una cosa, la Moratti è un'altra». Un tentativo che, però, si è rivelato vano. Gli è andata bene invece l'altra operazione, quella che riguarda la successione al partito: ieri mattina, infatti, in un colloquio a quattr'occhi Vel¬ anco? troni ha accettato la proposta di fare il segretario. E' riuscito, quindi, a trovare un ruolo al personaggio che rappresenta l'altra anima della Quercia. Un'operazione rischiosa? Fino a un certo punto visto che D'Alema, assumendo l'incarico di presidente, manterrà un piede nel partito. Con questo governo, con questo assetto nel partito di maggioranza relativa, il nuovo presidente del Consiglio si è assicurato nei fatti un ruolo egemone. Per essere più chiari: se Prodi - non avendo un partito alle spalle - ha dovuto accettare una sorta di duali• smo con il segretario del maggior partito della-^coalizione, D'Alema si trova nella condizione di chi ha la forza per mediare tra i diversi partner di governo. Non solo. Il nuovo presidente incaricato - a differenza del suo predecessore - è anche l'esponente della nuova maggioranza che può vantare i migliori rapporti con le altre opposizioni. Ieri mattina Pierferdinando Casini ha sintetizzato così il discorso che D'Alema ha fatto alla delegazione del Polo: «Capisco che nei prossimi mesi voi dovrete fare casino. Ma se dopo si aprirà un dialogo tra noi, io sarò meno condizionato dagli altri...». Quelli del Polo hanno capito, forse illudendosi, che i puntini di sospensione celavano il nome di Cossiga. A Bossi, invece, il nuovo prossimo premier ha avanzato la bozza di legge elettorale basata sul doppio turno di collegio con una quota di sbarramento. «Farò i miei conti - gli ha risposto il senatur - eppoi ti farò alla PA BuUnivsapere». Al di là delle -r» i •indiscrezioni appare Berlichiaro fin d'ora che a Palazzo Chigi D'Alema ha conquistato una centralità nello scenario politico che gli permette di dare le carte anche per le riforme istituzionali. Fin qui il progetto ambizioso. Poi, ci sono le altre questioni piccole e medie. Tra queste ultime il presidente incaricato ha risolto quella della Pubblica Istruzione mantenendo Luigi Berlinguer al suo posto e offrendo a Rocco Buttiglione, o ad un uomo dell'Udr, il ministero per la Ricerca e l'Università. Rimane aperto, invece, il problema della Giustizia. Sono sul tappeto il nome di un diessino (Salvi o Napolitano) o di un popolare come Bianco: probabilmente D'Alema preferirebbe quest'ultima soluzione per evitare di ritrovarsi tra le mani una patata bollente. Gli altri problemi, invece, sono quelli piccoli. I diessini Gavino Angius e Silvia Barbieri ch« si litigano il posto di ministro per i rapporti con il Parlamento. Ersilia Salvato che rinuncia al ministero delle Pari Opportunità per non toglierlo ad Anna Finocchiaro, «ad un'altra donna», aprendo inconsapevolmente la strada a Maura Cossutta, sì, proprio lei, la figlia di Armando. Ed ancora, le minacce di Boselli e dei suoi che senza un ministero non vogliono firmare l'accordo di maggioranza. Come sempre, saranno risarciti con un paio di sottosegretari in più. Fin qui le beghe della sinistra. Se a queste si aggiungono quelle del Centro - cioè gli scontri nel Ppi e nell'Udr - un presidente incaricato potrebbe anche uscir matto da una crisi eli governo. Va a vedere che un giorno sarà riabilitato anche il vecchio Cencelli, il manuale che regolava il peso delle varie correnti nei governi degli anni d'oro della De. Forse ci sarebbero meno problemi, tutti si comporterebbero come il ministro dell'Interno Napolitano che ha scritto una lettera a D'Alema per dirgli in sintesi: visto che nella storia del nostro Paese il titolare dell'Interno non può essere dello stesso partito del presidente del consiglio, mi tiro da parte. Appunto, come prevede il manuale Cencelli. Sul tappeto c'è anche il problema-Giustizia Salvi, Napolitano oppure il Popolare Bianco? alla Pubblica Istruzione A Buttiglione Università e Ricerca -r» i • r Berlinguer torse resta Il presidente del Consiglio incaricato Massimo D'Alema
Luoghi citati: Ppi
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