D'Alema trova la maggioranza di Alberto Rapisarda

D'Alema trova la maggioranza Ulivo, Udr e Cossutta raggiungono l'intesa, Scalfaro gli ha dato l'incarico pieno: D'Alema trova la maggioranza C'è accordo sul programma, oggi i ministri ROMA. Il governo D'Alema si fa. Ieri sera Scalfaro ha dato l'incarico pieno al presidente del Consiglio incaricato. Ormai, si tratta solo di chiudere la lista dei ministri di questa composita alleanza. D'Alema promette di fare prestissimo («quam celerrime»). Ovvero domani dovrebbe essere pronta la lista e subito dopo la squadra dalemiana salirebbe al Quirinale per giurare che sarà fedele alla Costituzione. Poi, Consiglio dei ministri e nomina dei sottosegretari. Tutti hanno fretta perché c'è da approvare la legge finanziaria. Per questo il presidente incaricato spera di potersi presentare alla Camera già in settimana, giovedì, per chiedere la fiducia. Ma se salta giovedì si finirebbe alla prossima settimana, dato che sabato e domenica il presidente del Consiglio dovrà partecipare alla riunione dei capi di governo europei, a Vienna. Si stanno presentando subito le occasioni di incontri importanti per Massimo D'Alema. Oggi, per esempio, avrà modo di incontrare il Papa durante la sua visita al Quirinale a Scalfaro. Ieri gli alleati del nuovo governo hanno approvato, a voce, il programma, riservandosi di firmarlo al momento del voto di fiducia. La firma immediata di tutti non c'è stata perché i socialisti italiani di Boselli non hanno voluto farlo, premendo per ottenere un ministero (per Boselli), non considerando nella loro quota Giuliano Amato. Si tratta di uno dei normali intoppi quando si ragiona di ministeri. I quali ministeri dovrebbero salire al ragguardevole numero di ventisei. Dodici ai centristi Ipopolari cinque, compresa la vicepresidenza del Consiglio, Udr tre, Ri due e Maccanico). Dodici alla sinistra (otto ai diessini, due ai cossuttiani, un verde e un socialista). E due fuori quota (Ciampi e Amato). Il presidente incaricato, comunque, sta più attento che mai e, a chi gli dice che va col vento in poppa, da velista risponde che quella è l'andatura più difficile di tutte perché si rischia la strambata. Elementi di ottimismo, in realtà, D'Alema ne ha diversi. La sua maggioranza, che comprende Ds, Popolari, Udr, Comunisti italiani, dimani, Verdi, Maccanico, ha ottenuto l'assenso anche dalla Rete e da Antonio Di Pietro. Non solo. Il risultato più importante, quello che potrebbe essere la rete di salvataggio per il governo in futuro, D'Alema se lo è conquistato ieri mattina, nel colloquio con la delegazione della Lega. C'erano Bossi, Maroni e i capigruppo. E l'andamento del colloquio, di una cordialità cameratesca, è l'indice dell'asso che D'Alema po¬ trebbe avere nella manica. «Barbaro, mi hai portato le sardine?» ha esordito il presidente del Consiglio, memore di una spartana cena a base di pane in cassetta e sardine a casa Bossi. «Vedo che il fosforo delle mie sardine ti ha fatto bene. Sei migliorato» ha risposto il capo della Lega. «Ti ringrazio. Le sardine erano ottime ma il pane faceva schifo. Per la prossima volta ti indicherò io il fornaio». Insomma, da stamani D'Alema sa che la Lega farà, per cominciare, «opposizione costruttiva» e poi si vedrà. Bossi ha voluto ricordare a D'Alema che al governo assieme, diessini e Lega, ci sono già stati. Sarà «costruttiva» anche l'opposizione di Bertinotti, che pensa di votare col governo per l'introduzione delle 35 ore lavorative. Rimane opposizione e basta quella del Polo. Anche Berlusconi è stato ricevuto ieri dal presidente incaricato per concludere che è disposto a modificare la legge elettorale secondo quanto deciso ai tempi della Bicamerale. Ma D'Alema lo ha subito gelato: «Caduto quel progetto, l'ipotesi è accantonata. Ora si riparte dalle idee di ciascuno». Certamente, se deve fare aperture sulla legge elettorale, D'Alema sarà tentato di tenere in maggior conto i problemi di Bossi che quelli di Berlusconi. E Bossi chiede di «non accentuare il maggioritario». Il problema della riforma elettorale è tra gli obiettivi del governo, così come quello della riforma della Costituzione (per questo nasce il ministero per Amato). All'uscita dal Quirinale D'Alema ha puntualizzato che il suo governo «non è una stravaganza, non è un miracolo, ma una coalizione». Il governo ripresenterà la Finanziaria di Prodi, «perché la condivido» e restituirà l'Eurotassa. Comunque questo non è più il governo dell'Ulivo, ha puntualizzato D'Alema, visto che vi sono entrate forze nuove. Alberto Rapisarda Il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro

Luoghi citati: Roma, Vienna