Iribar, l'eroe «politico»
Iribar, l'eroe «politico» Iribar, l'eroe «politico» «Buffa la storia: finirà che saremo Vunica squadra di soli spagnoli» BILBAO. Signor Iribar, lei è stato per vent'anni il giocatore basco più famoso e più «politico», quello che in Nazionale arrotolava i calzettoni perché non si vedessero i colori della Spagna. L'Athletic è davvero il simbolo dell'indipendentismo basco? «Questo è sempre stato un club trasversale sia ai partiti che alla società: vi si confondono tutte le ideologie. Ma quando si ritirava dalle mani del Caudillo la Coppa nazionale che allora si chiamava del Generalissimo, beh per i baschi che subivano il franchismo era qualcosa di beffardo e una grande rivincita. Eravamo l'unico canale per affermare un'identità basca in un Paese dov'era proibito parlare e qualche volta pensare». Ne eravate coscienti? «Non se ne parlava. Anche la dirigenza preferiva che da calciatori pensassimo al calcio. Tuttavia per me era importante combattere con la mia immagine le cose che ritenevo ingiuste. Soprattutto nel periodo transitorio, dopo la morte di Franco, quando tutti affrontavamo qualcosa di sconosciuto». Ma era sete di giustizia o di indipendenza dalla Spagna? «Beh, direi che l'una cosa rientrava nell'altra». Nell'Athletic, l'ultimo club etnico del mondo, cosa è rimasto di quello spirito? «Oggi ci sono altri canali per far sentire la voce della gente. Il passato è passato. Anche per me. L'Athletic è il tessuto connettivo della regione e basta» Ha un senso, con l'Europa unita, far giocare solo i baschi? «Le rispondo con una domanda: ha senso che ci siano squadre con due o tre spagnoli su undici? Di questo passo l'unica squadra solo spagnola saremo noi, pensi com'è buffa la storia». Come si vive da leggenda? «Di solito si è leggendari dopo la morte, io mi sento definire così da vivo, dai bambinetti che arrivano per la prima volta a Lezama. E credo di essere l'unico portiere al mondo per il quale i tifosi inventarono una canzone di ringraziamento dopo una sconfitta, in finale di Coppa col Saragozza: sono cose che possono succedere soltanto da noi». [m. ans.] Iribar, per 20 anni leggenda dei baschi
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