Del Piero fa crescere la Juve di Roberto Beccantini

Del Piero fa crescere la Juve I bianconeri, rimasti in dieci per l'espulsione di Birindelli nella ripresa, a Vicenza sfiorano l'en plein Del Piero fa crescere la Juve E' il suo primo centro in campionato VICENZA DAL NOSTRO INVIATO Ci sarà un motivo, se da queste parti la Juventus ha smarrito l'arte della vittoria. Le forche vicentine sono sentieri impestati, trappole fatali, gole diaboliche. La carabina di Alessandro Del Piero, caricata eh munizioni azzurre, sbriciola il primo bersaglio in campionato, quanto basta per arpionare un pareggio che dischiude scenari incoraggianti: di crescita, soprattutto. Con il Piacenza, prima della sosta, la squadra di Lippi si era imposta al di là degli argomenti esibiti. Il pareggio di Vicenza è fiammeggiante per piglio atletico e sprazzi tecnici, anche se la somma dei momenti non dà ancora la qualità degli ultimi anni. Si gioca a ritmi molto spinti, in un ribollire di «tini» astiosi. Il Vicenza, che Colomba ha rivestito di ferro, sfodera un pressing che soltanto cuori forti e garretti generosi possono sostenere. La Juve, non è una novità, pende sulle fasce, un po' perché le misure del ruolo male si addicono alla taglia eh Tacchinardi, e un po' perché Mirkovic, sul versante opposto, si affaccia di rado, angosciato com'è dal fioretto di Schenardi. Il bello della sfida è tutto nell'agonismo travolgente, nei sapienti ripiegamenti di Zauli, nei tocchi di Zidane, nella volontà che accompagna Del Piero alla ricerca del tempo perduto. Non una Juve bella, ma una Juve viva, forte in Monterò e Tudor, geometrica in Deschamps, reattiva in Zidane e Del Piero. Il Vicenza cerca di sfilarle le ripartenze. Diliso, Stovini, Belotti e Morabito soverchiano Inzaghi, limitandone l'efficacia alla scultorea sponda del pareggio. Mendez bracca Davids, Viviani si dedica a Zidane, Zauli disturba Deschamps, Morabito e Anibrosetti si scornano con Tacchinardi e Birindelli. Non è facile aprirsi varchi, spingersi al di là di trincee sempre munite, eludere reparti dediti alla trappola del fuorigioco. Ecco, allora, che Davids e Deschamps si cimentano dal limite dell'area, procurando a Brivio non trascurabili emozioni. Il goldei Vicenza sgorga, improvviso, da una mischia susseguente a un calcio d'angolo. Davids non ha fortuna, Zauli ne sfrutta la carambola disgraziata, il passaggio involontario. Nel giro di sei minuti, e in pieno recupero, da una punizione discussa nasce lo splendido squillo di Del Piero, alla confezione del quale partecipano Deschamps, Davids, Zidane e Inzaghi. Alla ripresa, il Vicenza accentua la sua morsa difensiva. Di Carlo avvicenda Schenardi, sfinito, Lippi richiama Mirkovic e sguinzaglia Di Livio. Molto si agita, la Juve, per ritrovarsi tra le mani un fatturato sin troppo casto: quattro tiri nello specchio e uno, di Tudor, non lontano dal montante. Neppure l'espulsione di Birindelli, al 24', riesce a scalfirne la corazza. Anzi. Il meglio di sé, lo sfodera proprio in dieci contro undici. Tacchinardi slitta sul fianco mancino della difesa, Di Livio emigra a destra, lo schema si assesta su un 4-3-2 elastico e coraggioso. Dopo aver rimpiazzato Viviani con Meiosi, per irrorare di linfa fresca il centrocampo, Colomba esita a inserire Luiso, e quando si decide, lo promuove al posto di Otero, e non al suo fianco: segno di un rispetto che, visto il furore sprigionato dai dirimpettai, rasenta la paura. Soltanto una papera di Peruzzi su tiro di Ambrosetti squarcia lo sterile, ma disinvolto, predominio degli juventini. Zidane, Del Piero, Deschamps: nessuno si tira indietro, tutti danno tutto. La staffetta fra Inzaghi e Conte risponde alla logica di equilibri teoricamente condizionati dall'inferiorità numerica. Succede poco, ma quel poco, sempre e comunque nel cortile di Brivio. Un'estemporanea rasoiata di Tudor, non intercettata dai radar della contraerea vicentinta. E, soprattutto, un quasi autogol di Morabito, disturbato dalla sagoma di Conte, che il salgariano Belotti sventa provvidenzialmente nei pressi della linea fatale, al minuto 46. Non sarebbe stata una beffa. La Juventus in dieci, e non il Vicenza in undici, ha cercato la vittoria sino all'ultimo. La trasferta di Bilbao e la partitissima con l'Inter spazzeranno i dubbi residui. La strada è ancora lunga, ma la direzione è giusta. Roberto Beccantini Zidane in azione, inseguito dai difensori vicentini Il francese è stato protagonista nell'azione del pareggio Ha lavorato molto, svariando per tutto il campo, pur non essendo ancora al massimo

Luoghi citati: Bilbao, Brivio, Vicenza