«Gaité Parisienne» gran bella prova «citando» Béjart di Sergio Trombetta

«Gaité Parisienne» gran bella prova «citando» Béjart IL BALLETTO NAZIONALE DANESE CHIUDE TORI NO DANZA «Gaité Parisienne» gran bella prova «citando» Béjart Il Balletto Reale Danese è conosciuto, soprattutto nel mondo della danza, come il depositario dello stile Bournonvilie, una specialità della casa che a Copenaghen conservano amorosamente da oltre 160 anni. Maina Gielgud, però, la direttrice della compagnia, ha voluto dimostrare, con il secondo programma presentato sabato e ieri in chiusura di Torinodanza al Teatro Regio, che i danesi non si fossilizzano su un solo prodotto, ma sono aperti ad altri stili e altre danze. I due primi pezzi della serata erano di coreografi australiani. «Catalyst» di Stephen Baynes è un balletto concertante su musica di Poulenc, «The Whish» di Stanton Welch è un passo a due declinato su un'aria di Canteloube. Costruiti entrambi con sapienza compositiva e interpretati ad altissimo livello, ma non fanno assolutamente storia. Ha fatto storia, eccome, «Gai'té Parisienne» di cui Maurice Béjart diede la sua originalissima versione nel 1978. Sparita la vicenda concepita nel 1938 da Massi- ne su un collage di musiche di Offenbach (un peruviano visita stupito la Parigi Belle Epoque), Béjart ne ha fatto una meditazione sulla propria iniziazione alla danza, un balletto citazionista che chiama a raccolta i grandi temi, i luoghi famosi della storia del balletto. A cominciare dalla scenografia II Impero che ricorda il «Foyer de la danse» dell'Opera di Parigi. Per prosegui¬ re con i sei amici che in apertura di balletto si avvicinano alla culla di Bim, Béjart piccolo, ciascuno con uno stile di danza diverso come le fate che benedicono Aurora nel prologo della «Bella Addormentata»; rimperiosissima maestra di danza che strapazza (ma in fondo ama) il piccolo Bim non è altri che la strega Carabosse dello stesso balletto, e ricorda anche le insegnanti di danza russe emigré che popolavano Parigi negli Anni 40 e 50 quando Béjart studiava. Tutto il pezzo è giocato fra i richiami ai doveri artistici di «madame» e le tentazioni della vita impersonate da monsieur Offenbach stesso. E per contorno Napoleone IH, l'imperatrice Eugenia, dame secondo '800, ussari, ballerini, travestiti, primedonne e cantatrici. Un sublime pastiche che i danesi hanno saputo proporre con una verve scatenata raccogliendo interminabili ovazioni. Sergio Trombetta

Persone citate: Gielgud, Massi, Maurice Béjart, Offenbach, Poulenc, Stanton Welch, Stephen Baynes

Luoghi citati: Copenaghen, Parigi