San Salvario, un giorno oltre la paura

San Salvario, un giorno oltre la paura Una domenica nel segno della rappacificazione nel quartiere simbolo delle tensioni sociali San Salvario, un giorno oltre la paura Festa grande con pacifica invasione delle strade ADIO Veronica One, ciao ragazzi. La mattina del 18 ottobre a San Salvano, Torino, Gianni Bartolomeo ha .aperto il suo caffé degli artisti in via Bernardino Galliari e ha visto la ressa di gente che camminava come a un binario della stazione, e ha visto don Gallo che si tuffava in biciletta e ha guardato in alto come fa tutte le mattine per vedere che giorno lo aspettava, e deve aver visto anche Chido che era un po' che non incontrava. Sua moglie ha aperto un supermercato qui sopra.. e fa con la mano il gesto dell'autostop. «Chido è il capo dei nigeriani, ma è uno perbene»: ha studiato al Politecnico, dice Gianni e a Torino è una buona cosa laurearsi Jì. Domenica d'autunno. «Io ho aperto perché c'è la festa», sospira Bartolomeo. Per questo vanno tutti lì, dove c'è la gente, dove s'è buttato don Gallo, dove San Saivario per una volta sembra rappacificarsi con se stessa, proprio il giorno della grande rissa di Porta Palazzo. Gianni guarda il Maffei lì vicino, ricorda il teatro e la bella gente, lui era un bambino e papà il signore della via, lo chiamavano da fuori per chiedergli il caffé. Mario oggi ha questa giacchetta celeste come gli anni che sono passati, questa giacchetta Usa come Torino che perde il suo colore e la sua identità. Ma accanto a lui, Ciro parla in torinese, «a l'è parei» caro mio, e Ciro viene da Napoli e lavorava all'Enel prima di andare in pensione e adesso sta affacciato sul caffé degli artisti a guardare la festa di un mondo che cambia, che è già cambiato, come lui, come Torino, come tutto intorno. Da lontano arriva la voce di Radio Veronica One. Postazione in via Madama Cristina, nella piazza, sotto la tettoia del mercato, vicino al palco dove nella sera canterà Mal. Lì, le altre notti di luna e di freddo, si accoccolano i barboni, contro i pilastri. Anche qui, nel bar di Gianni, un tempo venivano solo i neri: fecero la festa nel caffé, un giorno dei mondiali, quando la Nigeria aveva passato il turno. Oggi, non ce n'è uno qui dentro. Molti passeggiano in via Madama Cristina, in mezzo alla folla, sotto la voce di Radio Veronica One. Se la musica dipingesse queste facce, uno potrebbe vederci scolpita la storia di questa città, che un tempo era così soltanto torinese, e che poi è diventata un pezzo dell'Itaha, un crocevia di questa terra così lunga e così magra. Ci sono le facce della gente di Torino, e ci sono le facce della gente della festa, «Venite signori, venite, da questa parte, o popolo d'Italia» come urla al microfono l'ambulante che vende gli ombrellini a 5 mila lire e le calcolatrici a tremila, «venite signori, venite», e c'è qualche nero, qualche musulmano, qualche albanese, qualche marocchino che scherza con delle ragazze. E' la Festa d'Autunno, «una medicina per curare le ferite di Torino», come diceva Walter Martini, presidente dell'Associazione Commercianti di via Madama Cristina: «Una sorta di ri¬ cetta che possa contribuire a restituire alla città quell'immagine che ha sempre avuto e che pare quasi non abbia più voglia di ritrovare». Dice Martini che l'anno scorso erano stati centomila i visitatori. Dice don Gallo che ci è venuto in bici e che pensava di passarci in mezzo, ma non c'è riuscito tanta ressa c'era, che «quest'anno sono molti di più». In questa domenica d'autunno, mentre a Porta Palazzo fanno a botte, qui sembra un altro mondo. C'erano le nigeriane che affollavano i marciapiedi di via San Pio V, e adesso non ce n'è nessuna. C'erano i barboni, dove c'è il palco per Mal, e adesso ci sono i bambini che fanno le capriole e c'è Guido che butta giù il vino Tavernello e rassicura il maresciallo: «Stia tranquillo, non abbiamo bevuto troppo. Ci divertivamo solo a guardare i bimbi far festa». C'erano gli striscioni, e ce n'erano a decine, e anche di più nelle vie e viuzze di San Salvano. «Castellani dai le dimissioni»; «Fuori gli extracomunitari»; «Extracomunitari uguale spaccio». Non ce n'è quasi più nessuno, solo uno in via Baretti, «Cento leggi nessuna applicata», e un altro in via Berthollet, vicino al tabacchino e al numero civico 14, «Espulsioni: diteci cosa sono». Don Gallo, alla messa nella Chiesa della piazzetta di via Saluzzo, legge il Vangelo secondo Luca. La vedova che va dal giudice e insiste per ottenere giustizia. Alla fine ci riesce. Dice Gesù che ha fatto bene: «Fate così anche voi». Perché così è la preghiera. Non bisogna mollare mai. E se c'è qualcuno che lo grida da qualche parte la voce di Radio Veronica One lo rimanda nella piazzetta, sotto la tettoia, dalle casse appoggiate vicino a un pilastro. La gente che si mischia, le urla dell'ambulante : «Signori, datevi da fare che il banco dell'assortimento è arrivato. Scegli, popolo italiano, se Dio volesse, dai, scegli. Compra l'ombrello dello zio Tom a cinquemila lire». Ci sono mamme musulmane che passeggiano con i bambini per mano nella vie dove Enrico De Angelis c'è venuto di corsa un mucchio di volte, con il suo cannone per le fotografie, dopo una rissa, dopo un ferimento, dopo una overdose. La cosa strana è vedere tutto questo il giorno che a Porta Palazzo fanno la guerra, vedere la bancarella della torrefazione II Ciucco di fronte a quella dell'arabo che vende anellini e orecchini e piccoli giocattoli di legno, guardare le donne nere con i loro vestiti della festa, i colori sgargianti, i pizzi, e ascoltare ancora una volta Gianni, davanti alla caffetteria degli Artisti, «perché qui ci venivano un tempo, sa?», e lui il tempo qui l'ha visto passare, e l'ha visto cambiare. Ha la giacchetta chiusa bene, i bottoni che stringono un po' la pancetta. Sembra un vecchio maggiordomo, «lo faccio il mio lavoro come va fatto». Fa mia bella pausa, prima di dire: «Sempre». Qualche volta bisognerebbe fermarlo il mondo. Ha ragione Ciro, «a l'è parei, Gianni». E' proprio così. Pierangelo Sapegno Nelle facce di questa gente è scolpita la storia di Torino Nel giorno della rissa a Porta Palazzo qui è un altro mondo In chiesa don Gallo invita i fedeli a pregare per la giustizia fi | Nelle foto, alcuni momenti della festa che ieri ha fi attraversato le strade del quartiere La manifestazione s'è chiusa in serata | con il concerto del cantante Mal sotto la tettoia del mercato di piazza Madama Cristina