Rissino ai vescovi «Non allarmatevi» di Emanuela Minucci

Rissino ai vescovi «Non allarmatevi» La sinistra torinese e D'Alema Rissino ai vescovi «Non allarmatevi» Dubbi della base su Cossiga Cossutta: la gente è con noi Sorridente, speranzoso, emozionato. Così si è presentato ieri mattina, nella sala conferenze della Galleria d'Arte Moderna, il popolo diessino alla conquista della poltrona da premier. Giornali sotto il braccio (dai titoli a volte definiti preoccupanti, come «Il Vaticano contro D'Alema» e sul viso un'espressione soddisfatta. All'ingresso il segretario provinciale Alberto Nigra, in attesa dei quasi ex sottosegretario Piero Fassino e ministro Livia Turco, proprio di fronte ad un cartello anti-Udr, con la foto del Picconatore e la scritta «Sì al governo D'Alema, no ai ministri e ai voti di Kossiga». A realizzarlo è stato il presidente di quella sezione Centro-Crocetta, Piergiorgio Scoffone che, nonostante i rimbrotti del deputato Sergio Chiamparino, ha minacciato di stracciare («come tanti altri compagni») la tessera della Quercia «se si farà il governo grazie all'appoggio di Cossiga». Chiamparino, mentre in sala parlano i deputati Mimmo Luca e Giorgio Benvenuto cerca di convincerlo che «non c'è altra strada». A match finito - match per pochi, a dire il vero considerati i 500 partecipanti - la parola passa a Livia Turco che ribadisce la propria gratitudine al governo Prodi: «E' stata un'esperienza importante che ha posto il sociale in primo piano ed ha portato l'Italia nell'Euro». Fassino lancia invece un messaggio ai cattolici: «Quello guidato da D'Alema - afferma - sarà un governo capace di rappresentare le istanze della società italiana, comprese quelle dei cattolici». E aggiunge: «La Chiesa sappia che il governo sarà costantemente attento ai grandi temi che stanno a cuore alla sensibilità cattolica: la parità scolastica, il ruolo della famiglia, la fecondazione artificiale, il rispetto dei diritti della persona, degli umili». E sulla dura reazione del Polo all'incarico a D'Alema replica: «Non capisco perché Berlusconi si sia irritato: per dare vita a una nuova maggioranza non occorre andare al voto e non è neppure vero che negli altri Paesi d'Europa si cambi solo con le elezioni». «Consultazione popolare», invece, al Teatro Romano, con il nuovo leader del Partito comunista d'Italia, Armando Cossutta. Una «base», che sotto la Mole ha risposto in forze all'appello dell'ex presidente di Re, dopo la scissione. Sala stracolma, quattro consiglieri comunali (Mariangela Rosolen, Franco Quesito, Mimmo Gallo e Paolo Bonino) su otto, lo stato maggiore del partito, da Caron a Griffa. Poi Nerio Nesi (ministro «in pectore»), con il quale il leader alla fine va a pranzo. Dal palco Cossutta «grida» la sua verità sulla questione Scalfaro («Non è stato lui a dire che con nuove elezioni avremmo avuto presidenti del Consiglio e della Repubblica di destra, sono state mie considerazioni»), poi ammette che la maggioranza degli iscritti ad Re («In molte parti d'Italia ma non in Piemonte») resta con Bertinotti. «Noi abbiamo però il consenso e la fiducia di quanti non sono iscritti, degli elettori, ovviamente potenziali perché non ci sono state elezioni». Cossutta accusa Bertinotti di non avere mai tenuto conto di chi ha opinioni diverse. «Non c'è mai stata una riunione spiega - in cui, nelle conclusioni, abbia detto qualcosa di diverso rispetto all'introduzione». Infine un appello, affinché gli ex compagni di Re si astengano o votino il governo per non lasciarlo nelle mani dell'Udr. Emanuela Minucci Giuseppe Sangiorgio Piero Fassino Piero Fassino

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