IL DIALOGO OLTRE L'EMERGENZA

IL DIALOGO OLTRE L'EMERGENZA IL DIALOGO OLTRE L'EMERGENZA MATTINO, Porta Palazzo: botte e minacce tra extracomunitari e forze dell'ordine. Pomeriggio, San Saivario: festa di strada, bambini, coppiette, suoni e colori di mondi lontani. Due facce della stessa domenica, due volti della stessa città che testimoniano sensazioni opposte ma non inconciliabili. Da una parte l'esigenza di ritrovarsi attorno a regole comuni. Dall'altra, il desiderio, non meno forte, di superare emergenza, ronde, paura, la voglia di riscoprire una via, una piazza che non possono essere popolate solo di ombre. Da anni, Torino cammina in precario equilibrio sul crinale che separa disagio da ribellione, rispetto da intolleranza, accoglienza da sfruttamento. Di tanto in tanto, pensiamo ai veleni dell'ultima campagna elettorale, l'equlibrio si rompe e la città scivola verso estremismi che sembrano allontanare il confronto. E ogni volta, silenziosa ma ostinata, ricomincia l'opera di chi insegue a tutti i costi un dialogo che la ragione, ancor prima del cuore, ci dice essere necessario. Per renderlo efficace devono realizzarsi molte coincidenze. La principale è che ai cittadini sia restituita la tranquillità: le Forze dell'ordine e le amministrazioni stanno combattendo questa battaglia, con un impegno non ancora premiato da risultati sufficienti. Ma è ormai chiaro come il ritorno alla legalità sia un punto di partenza, e non di arrivo, nel processo di integrazione. Ieri l'immagine violenta e quella gioiosa si sono quasi sovrapposte. I tafferugli devono preoccupare, non spaventare. E la festa di San Salvarlo non illude più di tanto: nelle strette vie del quartiere rincorreremo altre notti drammatiche. Ma ci lascia un gusto meno amaro, una fotografia su cui riflettere e, chissà, fondare una speranza. {g. pav.]

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