Sulla Borsa l'incognita dei tassi

Sulla Borsa l'incognita dei tassi Operatori prudenti nonostante la ripresa innescata dai ritocchi di Greenspan Sulla Borsa l'incognita dei tassi Tutti aspettano le decisioni di Bundesbank Bankitalia frena in attesa del dopo Prodi MILANO. «Viviamo in un momento difficile: ma anche un po' paranoico». Umberto Agnelli ha fotografato così, al «gala dinner» veneziano della Columbia Business School, la situazione dei mercati finanziari, ormai votati a ragionare solo sul breve tonnine: «I mercati, ad inizio estate, giudicavano normale un "price earning" di 30-40 volte... oggi lo reputano assurdo. Le Borse premiavano ieri le aziende con una politica di globalizzazione, oggi le puniscono. Non ci sono spiegazioni logiche a tutto ciò...». Non è facile per nessuno, insomma, prevedere la navigazione di Piazza Affari, reduce da una settimana straordinaria ( + 15%), e agitata da vicende dall'intreccio «giallo» (Telecom, innanzitutto), misteriose (i balzi improvvisi della Comparti, o d'avventura (la grande partita bancaria), il tutto sullo sfondo della crisi di governo. La nota dominante sui mercati, Italia inclusa, resta comunque una prudenza che confina con la paura, ovvero quella «paranoia» di cui ha parlato il presidente dell'Ini. Anche il calo dei tassi Usa, deciso a sorpresa giovedì da Alan Greenspan, ha sì alimentato la ripresa di Wall Street e dei listini di tutto il mondo, ma ha anche messo in allarme i «guru»: e Molta gente si è spaventata - commenta Phyllis Read, analista di Barclays a Wall Street - perché Greenspan ha agito senza aspettare una riunione del comitato della Fed. Perché tanta fretta? Forse lui sa qualcosa che gli altri non sanno...». E dopo le brutte sorprese delle ultime settimane, dallo scivolone della Ltcm a Bank of America alle traversie di Merryl Lynch, ogni timore è giustificato. Un'iniezione di fiducia, semmai, potrebbe venire dall'Europa. Se la Bundesbank si fosse mossa in sintonia con la Federai Reserve, dicono gli operatori, i mercati si sarebbero rasserenati. «E invece - dice Stephen King, capo analista di Hsbc - si ha la sensazione di un braccio di ferro. Ora, o la Germania e gli altri ridurranno ì tassi oppure rischiano di veder salire troppo le loro valute sul dollaro...». «E se va avanti così - ironizza l'economista del Mit Lester Thurow - Tietmeyer rischia di far la figura del capitano del Titanio, attento alle regole anche davanti ad un iceberg...». Da Francoforte, però, giungono segnali contrastanti: Ernst Weiteke, presidente della banca centrale di Hesse, dice di «poter immaginare» un taglio dal 3,3% al 3%; altri, però, fanno presente che non ha senso parlare di taglio dei tassi in Francia o in Germania finché l'Italia è ferma al 5%. «Tietmeyer è un ipocrita - ruggisce Mario Baldassarri - il taglio in Europa non può che partire dalla Germania». E Tommaso Padoa Schioppa, membro del direttorio della Bce, nel'intervista alla «Stampa», è esplicito: la mancante convergenza italiana «non è un vincolo per la politica monetaria di nessuno». Difficile, del resto, che la Ban- ca d'Italia possa avviare l'opera di riduzione dei tassi prima della soluzione della crisi politica. «Tutti siamo consapevoli - ha detto al proposito Umberto Agnelli - che i tassi italiani sono elevati e vanno abbassati. Ma è altrettanto vero che, in questa situazione confusa, la cautela del governatore é stata preziosa...». Paura, ancora paura. Dopo il taglio dei tassi americani (il secondo in tre settimane, ma probabilmente non basterà...) dovrebbe ora toccare alla Gran Bretagna. Edelie George, scommettono gli analisti britannici, dovrebbe tagliar di nuovo il costo del denaro anche lui per la seconda volta nel giro di poche settimane. L'obiettivo? Scongiurare il rischio di una vera e propria recessione per l'economia inglese, una prospettiva sempre meno remota, ' nonostante la sterlina abbia ormai perduto dalla scorsa primavera il 10% rispetto al marco. «Non abbastanza - ha sospirato il governatore - per i settori dell'industria che stanno soffrendo...». Dietro la discesa a catena dei tassi non c'è euforia o fiducia. Anzi. Gli americani hanno deciso di praticare una politica monetaria aggressiva per dare ossigeno, con la svalutazione del dollaro, all'industria in frenata, che ha accusato a settembre il peggior risultato mensile da sette anni e mezzo. Per la Gran Bretagna il problema è lo stesso. In Estremo Oriente, infine, il calo del dollaro è l'occasione per allentare la pressione sulle economie più indebitate e per scatenare l'export di Hong Kong, della Cina o della Corea sui mercati europei. «Una cosa è sicura - commenta il Financial Times - se i tassi scendono, per gli investitori stavolta non c'è niente da festeggiare». Almeno per ora. Ugo Bertone f $ # f t f DUE SETTIMANE DB RISCOSSA 27.972 25.264 QUANTO COSTA IL DENARO. E QUANTO RENDE [I PRINCIPALI TASSI DI INTERESSE NEL MONDO. VALORI PERCENTUALI] OVER. TASSO Dl MERCATO TfTOli TfcSSO TASSO ; NIGHT ATREMESI DISTATOp) WSCONTO Dl INTERVENE AUSTRIA 3,38 3,59 4,39 2,50 3,20 BELGIO 3,57 3,54 4,34 2,75 3,30 GRAN BRETAGNA 7,63 7,22 5,07 - 7,25 CANADA 6/90 4,66 4,95 ■ 4,5-5 DANIMARCA 5,00 4,75 4,71 4,25 5,00 FRANCIA 3,38 3,50 4,23 • 3,30 GERMANIA 3,39 3,58 4,08 2,50 3,30 ITALIA 3,88 4,63 4,59 5,00 5,10 GIAPPONE 0,23 0,43 0,88 0,50 0 LAN DA 3,16 3,35 4,17 - 3,30 SPAGNA 4,15 3,98 4,52 ■ 3,75 SVEZIA 4,10 4,25 4,84 - 4,10 SVIZZERA 1,13 1,31 2,76 1,00 STATIUNITI 5,31 5,11 4,56 4,75 5,00 {') Rendimento dei titoli decennali