«Sarò dottor Videogiochi» di Gabriele Beccaria
«Sarò dottor Videogiochi» «Sarò dottor Videogiochi» In cento iscritti al corso di laurea inventato nell'ateneo di Redmond Tanto inanellanti sono le trovate al DigiPen Institute of Technology quanto anonimo è il palazzo che lo ospita. Dietro quella sua aria grigio sporco e l'assenza del «glamour» tipico di ogni vero campus americano si nasconde il più esaltante corso di laurea mai immaginato, quello in videogames. E' il primo d'America e il primo al mondo ed è nato a Redmond, nello St.alo di Washington, vale a dire nella patria della Microsoft di Bill Gates. E, se non è il «moloch» planetario del software a offrire superstipendi a questi laureati del divertimentificio elettronico, è la Nintendo, il gigante dei videogiochi che è anche lo sponsor numero uno dell'iniziativa, oppure i tanti altri produttori del settore, per non parlare delle società high tech californiane che stanno facendo affari d'oro con i trucchi e le animazioni per i Godzilla hollywoodiani di turno. E' un mercato da almeno 15 miliardi di dollari, secondo le stime della DigiPen, e si espande velocissimamente. Lavoro per tutti, insomma. Gli studenti sono una quarantina, arriveranno a 100 entro la fine dell'anno ed esibiranno il certificato di «dottor videogiochi» nella primavera del 2002. Assicurano che siano piccoli geni, selezionati per le loro superiori capacità matematiche. E infatti li costringono a studiare tutto il tempo materie come geometria analitica, analisi algoritmica, simulazione avanzata. Non c'è spazio per sto¬ ria e filosofia, tantomeno per un po' di letteratura; se per ideare un videogame ci vuole fantasia, dovranno attingerla nelle ore libere. Che sono poche. I corsi sono all'americana, pensati per stroncare chi non è all'altezza: vanno avanti dallo 9 del mattino alle 10 della sera e per frequentarli ci si deve portare sempre dietro un «badge» d'identità dotato di chip multifunzione. Proibito bighellonare nei corridoi e perdere tempo. Si viene intruppati nei teams - i gruppi - e si studia. Alla fine di ogni semestre si deve presentare un videogioco nuovo nuovo. Si comincia con «compiti» semplici (e - dicono i prof - la maggioranza si fa ispirare dal famoso «Tetris») e via via si aumenta il livello di sofisticazione, fino a «tesi» in cui lo show è tridimensionale e - si spera - susciterebbe emozioni perfino in quell'incontentabile di Steven Spielberg. Le più recenti invenzioni uscite dal DigiPen - e per ora ancora a livello di esercitazioni senza seguiti commerciali - «Smash'n Dash», una corsa-autoscontro mozzafiato, e «Crown of Orion», un l'antahorror con vampiri, zombies e uomini-lupi. Impegno tecnico a parte per alzare al massimo il livello di realismo, l'originalità delle trame e dei personaggi non è proprio esaltante. Forse, un paio d'ore di letteratura alla settimana aiuterebbe. Gabriele Beccaria
Persone citate: Bill Gates, Crown, Dash, Redmond, Steven Spielberg
Luoghi citati: America, Washington
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