Addio caro, vecchio flipper Il futuro è dei videogames di Francesco Grignetti

Addio caro, vecchio flipper Il futuro è dei videogames Roma: anche il calciobalilla sconfìtto dai prodigi elettronici alla Fiera dei divertimenti IL PIANETA DEI GIOCHI IOIDI SPESI PER GIOCARE (oati sìae pel i in m miliardi di ure) APPARECCHI ELETTROMECCANICI E MECCANICI 460,8 JUKE-BOXES Imi GIOCHI IN CIRC01AZI0NE 700.000 AZIENDE PR0DUTTRICI 200 GEST0RID1 APPARECCHI 5000 OCCUPATINELSETTORE 80.000 SALE CON VIDEOGIOCHI 1800 ESERCIZIPUBBLICI CON VIDEOGIOCHI 100.000 VOLUME D'AFFARI C0MPLESSIV0 700 MIIIARDI lire I GIOCHI I j APPARECCHI A PREMI 400.000 1 VIDEOGIOCHI 150.000 j FLIPPERS 20.000 | JUKE-BOXES 10.000 ) GIOCHI MECCANICI 120.000 | (CALCI08ALILLA E CARAMBOUNE) t W Addio caro, vecchio flipper Il futuro è dei videogames L'INCASSO DELLO STATO (8% IMPOSTA SPETTACOLO + 6,33% IVA) 1 GIOCHI ELETTROMECCANICI E MECCANICI 66 MILIARDl! j BILIARDI 22 MIUARDI |T|RIT^D^LTOrSu^1^E^^ 2 MILIARDl I (PER 1 JUKE-BOXES) , IL TRAMONTO DI UN'EPOCA Sg ROMA m IMPUGNA un manubrio di motocicletta, moneta nella fessura e via, si parte a tutto gas. Pedoni di via Veneto, cominciate pure a scappare. E voi, automobilisti sul Lungotevere, tremate. Sono arrivati i «Radikal bikers», ossia quattro teppisti su due ruote che devono portare a destinazione una pizza e che non si fermano davanti a nulla. Ora, chiaro che ai benpensanti non piacerà l'idea che ci si diverta nel riprodurre sui monitor quello che già troppo spesso accade nelle strade. E che magari il sindaco Rutelli avrà da ridire sull'ambientazione del videogioco per le strade di Roma. Però i ragazzi di mezzo mondo, romani compresi, ne sono entusiasti. Tutti lì a correre, a impennare la motoretta, a dare calci contro i finestrini delle macchine troppo vicine (e intanto Gino il motocilista alla sua pizza capricciosa nel contenitore non ci pensa affatto), a immedesimarsi nell'eroe negativo che assomiglia tanto a un Franti tecnologico. O forse a uno Zanardi, il protagonista cattivissimo e spregiudicato dei fumetti di Andrea Pazienza. «Radikal bikers» arriva dalla Spagna. Utilizza tecnologia orientale ed è uno dei nuovi videogiochi che più appassionano i ragazzi. Provare per credere alla Fiera di Roma, dove in questi giorni c'è la 26a esposizione degli apparecchi di divertimento automatici. Un'immensa sala giochi che neanche Las Vegas ha. Centoquaranta espositori. Una distesa di flipper, calciobalilla, biliardi, juke-box. E su tutto i videogiochi, i protagonisti delle sale-divertimento frequentate dagli adolescenti. Mischiati ai ragazzi, ci sono inappuntabili uomini d'affari. Produttori con occhi a mandorla. Importatori del Nord-Est. Imprenditori tedeschi. Aspiranti imprenditori albanesi. E tantissimi gestori di sale giochi. Sono loro, alla fine, che decreteranno il successo dei «Radikal bikers» o dei «Dirt devils» che in pratica è una battaglia tra fuoristrada, o di «Ocean hunter» che simula una caccia subacquea a innnumerevoli mostri marini. I gestori guardano dunque le macchine. Ma i loro occhi sono puntati soprattutto sui ragazzini. Dove si affollano, lì c'è il tesoro. E i ragazzini si siedono in massa davanti a poche riconoscibili macchine. Gli piacciono la grafica giapponese a poligoni, le pistole che sparano rumorosamente, i cattivi che muoiono. Sono macchine-mostro, ti raccontano i tecnici, che richiedono un monitor ad alta definizione, un software che porta il marchio di Corea, Taiwan, Giappone oppure Usa, una serie di processori in parallelo da fare invidia a un centro di calcolo universitario, un hardware adeguato. In media questi aggeggi costano sui cinquanta milioni l'uno. Hanno bisogno di costante manutenzione da parte di ingegneri elettronici. Insomma, sono mi serio investimento che va alimentato con sonanti monete da cinquecento lire. Senza troppi moralismi, quindi, i gestori delle sale giochi pensano al sodo. E cioè a come fare sborsare sempre più soldi ai ragazzi. Ecco dunque la necessità di accalappiare la loro attenzione con macchine sempre più potenti, grafiche sempre più speciali, effetti sempre più realistici. E qualche idea fuori dal comune, magari. Quest'anno potrebbe vincere la «Hip-hop-mania», ad esem¬ pio. Un apparecchio che ti trasforma su due piedi in un discjockey. Casse da discoteca, davanti una consolle da fonico, sulla destra piatto da giradischi. Solita moneta. E parte la gara. Primo girone, la gara tra discjockey: si materializza sul monitor un ragazzotto nero, cappellino da rapper, e avverte: «Ci sei? Sei pronto?». Dopodiché è un'incredibile sfida di suoni, ritmi, sonorità. Più lo sfidante si avvicina a riprodurre quello che la macchina gli propone, più sale il punteggio. Ma c'è anche la variante «crea-tu-la-discoteca». Ci sono mille possibilità che vengono proposte; il giocatore sceglie ritmi e suoni e velocità. Sullo sfondo, un omino balla. Se si esagera con il ritmo, l'omino si sfianca e insomma pare di rivivere il film «Non si uccidono così anche i cavalli?». Ma questo, anche a giudicare dalla scarsa folla che si appassiona, probabilmente è destinato a restare un gioco d'elite. Tutt'altra animazione attorno a certi tristissimi videopoker vietati in Italia e perciò presentati con un ipocrita cartellino «destinati al mercato estero» con corredo di donnine mezzo nude. Oppure attorno ai classici videogiochi con pistola. Meglio ancora, nell'ultima versione, muniti di mitra. L'arma serve per ammazzare marziani, o terroristi, o nemici del tuo eroe, o samurai dell'altra sponda, o qualsiasi altra cosa. Purché si spari a tutta birra e il totalizzatore corra. Il massimo dell'effetto san¬ guinolento si ottiene con «The house of Dead» che, sull'onda della moda del paranormale, alla maniera dei telefilm «X Files», porta a sparare contro gli zombie all'interno di una casalaboratorio. Ma gli zombie, ovviamente, non muoiono mai. Si rialzano finché non li hai proprio maciullati. Da queste parti di educativo c'è davvero poco. C'è semmai la strizzatina d'occhio alla televisione, alle paure degli adolescenti, al senso di affermazione che può dare una pistola, sia pure di plastica. Non ci sarà da meravigliarsi se l'installazione di uno dei tanti ammazzamarziani porta in evidenza un adesivo: «Animated violence strong». Forte violenza animata. Benissimo. Al confronto di questi prodigi della tecnologia, i calciobalilla e i flipper - che pure s'è cercato di rimodernare - restano soli soletti sullo sfondo e fanno la figura di una vecchia zimarra. Sembra quasi di sentirgli attorno il profumo dei vecchi tempi andati. «Andati per davvero», ti confermano agli stand della Fiera. E lo capisci da piccoli segni. Il modello più moderno di calciobalilla ha le insegne, il logo e i pupazzetti del Mondiale di Calcio «Italia '90». Poco distante c'è un bestione elettronico che riproduce il calcio alla moviola, lo comandi con i pulsanti, i giocatori smarcati alzano il braccio per farsi notare, e le squadre portano i colori di Francia '90. Vorrà pure dire qualcosa. Dalla scheda di presentazione: «Rappresenta la massima evoluzione del soccer da sala giochi». Il soccer, avete capito bene. Qusti vogliono archiviarci persino il calcio. Francesco Grignetti Quattro teppisti pronti a tutto per consegnare una pizza è il gioco più gettonato nelle sale dell'esposizione Addio caro, vecchio flipper Il futuro è dei videogames A sinistra un vecchio flipper A destra uno dei videogiochi più richiesti del momento, quello dei «Radikal bikers»

Persone citate: Andrea Pazienza, Dead, Rutelli, Zanardi