« No ai creatori di mostri » di M. Ver.

« No ai creatori di mostri » « No ai creatori di mostri » Rifkin: l'ho detto pure a D'Menta Aspettate a dare l'ok in Italia JEREMY Rifkin, economista e filosofo americano, presidente della Foundation in Economics Trends e autore del recentissimo «Il secolo biotech», è tanto amato dagli ecologisti italiani quanto detestato dai ricercatori, che lo considerano di volta in volta oscurantista, allarmista o fondamentalista. Lei oggi si batte contro i brevetti genetici. Perché? «Che il brevetto sulla vita sia fuori di ogni logica che non sia economica mi sembra evidente. Nessun uomo ha mai creato non dico la vita, ma neppure un gene. D'altra parte, nessun chimico ha mai pensato di poter brevettare l'azoto o l'ossigeno, anche se li manipolava. Invece con i geni a qualcuno sembra logico farlo. E, quel che è peggio, trova pure chi gli dà ragione. Intanto ci sono governi, come gli Stati Uniti e la Comunità europea, che danno il via libera alla coltivazione delle piante transgeniche, senza che nessuno ne conosca gli effetti a lungo termine». Per esempio, la pianta con il gene che produce la plastica... «Fra tre anni potrebbe essere in commercio. Una multinazionale biotech ha avuto l'autorizzazione a sperimentarla su migliaia di acri. E intanto si studia la banana con incorporato un vaccino, la vaniglia che cresce in un bagno di batteri, le arance che crescono su un tessuto, i tacchini nei quali è stato soppresso l'istinto alla cova perché nessun uovo vada disperso. E noi dovremmo stare zitti?». Lei è ottimista o si sente solo? «Io vedo segni importanti di un cambiamento nel modo di pensare la vita. Il denaro non è più il valore intorno al quale ruota tutto. Una nazione prospera come l'Olanda, ad esempio, si è dissociata dalle decisioni comunitarie sulle biotecnologie, vuole pensarci bene. L'ultùna enciclica del Papa, che mi sono letto ben due volte, non ne parla direttamente, ma costruisce una cornice di rispetto della vita - di tutti, non solo dell'uomo - che è la stessa di cui parlo anch'io». E anche Massimo D'Alema ha voluto incontrarla... «Sì, nei giorni scorsi ero a Roma e ci siamo visti. Gli ho chiesto che l'Italia attenda almeno un paio d'anni prima di dare il via libera ai prodotti dell'ingegneria genetica, non prenda decisioni finché non è stata fatta una chiara valutazione del rischio genetico e finché non si stabilisce chi pagherà i danni in caso di disastro». Lei però non è così oscurantista come la dipingono i suoi avversari. Anche per lei c'è una scienza «buona». «Certamente. Poiché noi siamo fatti metà dai geni, metà dall'ambiente, io sono favorevole a tutto ciò che migliora la nostra vita integrandoci meglio nel contesto ambientale. Conoscerci, anche geneticamente, deve servire all'armonia globale». [m. ver.]

Persone citate: D'menta, Massimo D'alema, Rifkin

Luoghi citati: Italia, Olanda, Roma, Stati Uniti