Schroeder, solo 3 Verdi in squadra di Emanuele Novazio
Schroeder, solo 3 Verdi in squadra GERMANIA I big Spd Lafontaine e Scharping alle Finanze e alla Difesa, Fischer agli Esteri Schroeder, solo 3 Verdi in squadra E la base ecologista mugugna: troppi compromessi BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il leader socialdemocratico Oskar Lafontaine alle Finanze, il leader dei Verdi Joschka Fischer agli Esteri, l'ex capogruppo Spd Rudolf Scharping alla Difesa, il portavoce dei Verdi Juergen Trittin all'Ambiente, il sindacalista Walter Riester (Spd) al Lavoro, l'ex numero due dell'Spd Herta DaeublerGmelin alla Giustizia, l'ex ecologista Otto Schilly (Spd) agli Interni. Messo a punto un programma di governo che i congressi straordinari dei due partiti dovranno approvare con qualche trepidazione, socialdemocratici e Verdi stanno completando la squadra di governo mediando sull'unico incarico ancora aperto (l'Edilizia, rifiutata dal socialdemocratico Rudolf Dressler che vorrebbe invece la Sanità già destinata all'ecologista Andrea Fischer, per la quale si starebbe pensando ad altro incarico). Il governo Schroeder avrà 16 ministri (o 15, se i Trasporti già assegnati all'amministratore del'Spd, Franz Muentefering, assorbiranno l'Edilizia), compreso il capo di gabinetto e ministro alla Cancelleria: tre saranno assegnati ai Verdi (che ne volevano 4) e cinque a donne (quattro socialdemocratiche e una ecologista; nell'ultimo governo Kohl erano due). Il nuovo governo federale unirà inoltre esponenti della tradizione socialdemocratica - come Lafontaine, che avrebbe voluto un supenninistero con ampie competenze sull'Economia - a «esterni» che hanno provocato controversie con tesi spesso audaci sullo Stato sociale e il ruolo dell'impresa, come l'imprenditore miliardario Jost Stollmann (Economia) e Bodo Hombach, futuro capo di gabinetto di Schroeder. Saranno soprattutto i Verdi, partito alternativo e innovativo, a confrontarsi con un ruolo nel quale dovranno fare i conti con la disciplina di squadra e una pratica di governo che toglierà loro - prevedibilmente un po' di smalto. A guardare il menù rosso-verde messo a punto in due settimane di trattative, del resto, è chiaro che gli chef sono stati Oskar Lafontaine e, in subordine, Gerhard Schroeder. Su ogni punto controverso, i Verdi sono sempre stati messi nella condizione di non nuocere: si tratti della politica estera e di difesa, che non esclude più missioni della Bundesweher all'estero. Si tratti dell'abbandono dell'energia atomica, certo messa agli atti ma senza scadenze precise e tantomeno immediate, come gli ecologisti invece reclamavano. Si tratti del limite di velocità, altro cavallo elettorale del partito ecologista, che naturalmente invece non sarà introdotto. Si tratti della legge sulla nazionalità: nell'ambito della quale gli stranieri di terza generazione, se nati qui, otterranno automaticamente il passaporto tedesco, e non quelli di seconda generazione come richiedevano invece i Verdi. Si tratti, infine, dell'aumento della benzina: un altro punto certamente agli atti, ma ancora una volta secondo la ricetta Schroeder: «Non più di 60 centesimi al litro, e basta con la sciocchezza dei 5 marchi». Non sarà l'Spd, dunque, ad avere problemi con la propria base. Saranno i Verdi a doversi confrontare con una turbolenta assise: a dover difendere e giustificare, al congresso del prossimo fine settimana, un programma considerato deludente o addirittura scandaloso dall'ala sinistra del partito. Emanuele Novazio Il Cancelliere impone le sue tesi su politica internazionale, immigrati e centrali atomiche
Luoghi citati: Germania
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