«La lega, una forza di governo»

«La lega, una forza di governo» «La lega, una forza di governo» Bossi: ma per ora saremo all'opposizione TORINO. «Un governo D'Alema? Vedremo. Per ora e fino alle nuove elezioni politiche la Lega starà all'opposizione». L'onorevole Umberto Bossi, sul confronto con il segretario diessino che ha ottenuto il «pre-incarico» da Scalfaro, non si pronuncia più di tanto: l'incontro avverrà oggi, «vedremo cosa mi dice», risponde ai cronisti dopo un comizio di quasi due ore al congresso straordinario del Carroccio piemontese. Durante il quale ha dato la sveglia ai leghisti subalpini, «troppo seduti», ricordando loro altre situazioni, nel Veneto per esempio, dove «per comodità», c'è stato uno strappo che danneggia soprattutto i transfughi, «perché i piccoli movimenti non vanno lontano» . «A Roma - dice Bossi - dobbiamo essere forza di governo. Eh sì, perché se a Nord si deve vincere da soli, in Italia è necessario esserci. Diversamente continuerà il teatrino fra Ulivo e post Ulivo con la "Cosa nostra" di Berlusconi». Un mutuo soccorso che rende inutili le forze di opposizione. «Visto che, appena a Prodi mancavano tre voti, ecco Berlusconi ad offrirglieli. E allora, se la gente non vede risultati concreti, alla fine non ci vota». A giudizio del «Senatur», le decisioni spettano alle assise nazionali, come quella che si è svolta ieri sotto la Mole organizzata da Domenico Cornino e, soprattutto, come il congresso federale che si celebrerà sabato e domenica a Brescia. La strategia del «lider» del Carroccio per essere, sempre e comunque partito di governo, è semplice. Prima, dice, creiamo un blocco padano, con tutte le forze oneste del Nord, quelle del lavoro, delle piccole imprese, che non si riconoscono nel liberismo conservatore dell'asse Roma-Napoli (comprendente la vecchia De, ma anche l'Ulivo), o in quello «oligopolista» di Palermo, città e sistema dai quali Berlusconi «ha attinto i capitali per il suo impero televisivo». Creato il «blocco padano», allora si potrà andare a trattare con Roma. Ma attenti, questa strategia bossiana, anche per il «lider massimo» deve essere avallata da un congresso. E se le assise bresciane, domenica sera, daranno il via libera, allora s'inizierà la vera fatica per il popolo del Carroccio: «A voi piemontesi - dice il Capo - chiedo un'immediata mobilitazione, decine di comizi, ravvicinati, per arrivare pronti e consapevoli alle future elezioni polìtiche». «Future», certo. «Dato che, oggi, solo Berlusconi vuole far ritornare il Paese alle urne, forse perché sotto stress per la scoperta delle sue 16 holding super segrete, quelle create con i soldi di Palermo. Come sanno i magistrati». Al Nord, a Milano come a Torino, a Venezia come a Bergamo o a Varese, secondo il «Bossi pensiero», la Lega ha «il dovere di vincere, senza fare accordi con nessuno tranne che con le forze della Padania, per dare voce alla società civile e a tutta la gente a cui non stanno bene le coalizioni di unità nazionale o i governissimi mascherati come quello dell'Ulivo, sostenuto in tutto e per tutto dal palermitano di Arcore», il solo «a cui interessino elezioni anticipate», ripete Bossi, in una lunghissima diatriba contro il capo di Forza Italia, colpevole «di tutti i danni che l'Italia ha subito in questi anni». Dall'invettiva del Senatur nasce una domanda: e se nuove elezioni dessero la vittoria a Berlusconi? Come farebbe la Lega ad essere «sempre e comunque» forza di governo a Roma? Bossi non si scompone: in tal caso a trattare con il «palermitano di Arcore» non sarebbe la Lega, ma quel «blocco padano» che nel frattempo sarebbe nato e cresciuto. Un «blocco» che, per svilupparsi, ha bisogno di strutture, di giornali, di gente prepa¬ rata («Daremo presto il via conferma Bossi - a scuole di partito, a cooperative e, al più presto, alla nostra televisione»). Un fatto è certo: non ci saranno più soltanto due poli tv, l'uno alibi dell'altro («Se c'è la Rai, perché non dovrebbe esserci Mediaset?»), ma un sistema d'informazione capace di garantire il Nord, «dallo statalismo romano e palermitano». Giuseppe Sangiorgio «Bisogna prima vincere al Nord e poi fare accordi a Roma perché la gente non ci vota se non vede risultati concreti» «Solo Berlusconi vuole andare a votare perché ha paura di quello che i magistrati hanno scoperto» II segretario della Lega Nord Umberto Bossi