L'acconciatore della crisi

L'acconciatore della crisi D'Alema, il ciuffo ribelle e il barbiere L'acconciatore della crisi MASSIMO presidente del Consiglio? Per gli italiani, sarà una sorpresa; una vera sorpresa...». Parola di Marcello Marcialis, classe 1934, parrucchiere ufficiale di «casa D'Alema» e chef per hobby della cena in giardino per festeggiare - dopo quel fatidico 21 aprile '96 - la vittoria dell'Ulivo (nel menù, la pasta con le zucchine e il pescespada che tanto piace a qualcuno dei commén- j£> sali). Il francese Léonard Autier, coiffeur di Maria Antonietta, passò alla storia come autore della rivoluzione copernicana nel mondo delle acconciature; il romano de Roma Marcialis, con «Baffino» si propone un obiettivo più modesto: «Cerco di togliergli la pieghetta che ha davanti, sul ciuffetto; ve ne siete accorti?». Quanto ai baffi non gli consiglia di tagliarli. «Per carità, solo se glielo dice la moglie...». Già, la signora Linda. E' stata lei a scegliere quel parrucchiere del centro, con atelier in via del Leoncino 36. «Donna umile e intelligentissima - si lascia andare Marcello -, Secondo me, è lei la vera fortuna di Massimo». Poi, ha convinto la suocera Fabiola; mamma D'Alema. E, piano piano, tutte e due, hanno avvicinato alle sue forbici anche il leader Pds: «E' Botteghe Oscure venuto qui pure venerdì, prima di salire al Quirinale per l'incarico. No, non mi fraintenda: l'onorevole D'Alema non è un vanitoso; non passa ore davanti allo specchio». Ha solo 5 anni, Marcello Marcialis, quando perde il padre, alla vigilia della Grande guerra. «Vivevo alla Garbatella, uno dei quartieri più poveri di Roma - ricorda -, Ultimo di cinque figli, ho peregrinato tra i parenti di mia madre in cerca di qualcuno che mi potesse allevare. Viterbo per pochi mesi, poi, Civitella di Col Fiorito... Negli anni del conflitto, ho co¬ a nosciuto partigiani, nazisti, fascisti. Come bambino, ero molto attratto da quelle vicende. Non vivere a Roma, ma in un paese agricolo ci assicurava il pane quotidiano. E tanto mi bastava. Poi, a guerra finita, tornato nella capitale, ho fatto un'altra esperienza: a Roma, c'era un'organizzazione del Pei che, d'intesa col Cln, mandava i bambini bisognosi a passare qualche tempo presso famiglie emiliane e romagnole disponibili ad accoglierli». E' qui che ha conosciuto i primi «compagni comunisti»? «No. La famiglia dove sono finito era De; democristiana fino al midollo. E mi son pure trovato male!». Signor Marcialis, perché - se D'Alema ce la fa - gli italiani saranno sorpresi? «Guardi, all'inizio del nostro rapporto, avevo molta soggezione del segretario Ds. Poi, più ho avuto modo di conoscerlo, anche nel privato, più è cresciuta la mia stima nei suoi confronti. Sono convinto: se veramente va a Palazzo Chigi, riuscirà a stupire gli italiani». Scherza il «parrucchiere di corte»: «No, stiano tranquilli gli anticomunisti irriducibili: l'onorevole D'Alema non mangia bambini...». Mario Tortello «La sua fortuna? Sua moglie Linda E, se ce la fa, gli italiani resteranno sorpresi» j£> Botteghe Oscure, sede del Partito democratico della sinistra

Luoghi citati: Roma, Viterbo