Verso un Centro «aperto» di Fabio Martini

Verso un Centro «aperto» Verso un Centro «aperto» Per ora cartello Ppi-Udr-Ri Poi anche Di Pietro e i sindaci? ROMA. Dopo i croissant di casa Dini e un'ora scarsa di chiacchiere con Marini, Mastella e lo stesso Dini, ecco Francesco Cossiga apparire in piazza Fontanella Borghese col calumet della pace: «Se ho offeso Ciampi sul piano professionale e morale mi duole molto e sono pronto a fare ammenda. Non ho nessuna difficoltà a chiedergli scusa». Parole che sembrano segnare la fine del «bisticcio» a distanza tra Cossiga e Ciampi. Sembra, ma non è così: l'ex Picconatore riprende fiato e infila i suoi aghi ironici. Gli chiedono: Ciampi può fare il ministro? E Cossiga: «Ci mancherebbe altro, c'è molta differenza tra fare il presidente del Consiglio e il ministro...». E ancora: «Rimane intatto quel che ho detto verso gli amici di Ciampi» e cosa intendesse lo ha spiegato in un'intervista all'«Eco di Bergamo»: «Se Ciampi gode della fiducia di alcuni poteri forti, e la gode, questa sarà una cosa utile per il nuovo governo...». Ancora prima di nascere, il governo D'Alema deve fare i conti con il proverbiale temperamento di Francesco Cossiga: è il primo segnale di un percorso tormentato? Lui l'ex Capo dello Stato ci tiene a far sapere a D'Alema: «Stia tranquillo, il piccone l'ho buttato nel Tevere!», ma nelle ultime 48 ore la sua polemica nei confronti del ministro dell'Economia ha tenuto col fiato sospeso il presidente incaricato. Certo, con la nota serale di Ciampi alla fine la ferita si è rimarginata con grande soddisfazione di D'Alema. Ma l'emorragia per quanto breve è stata intensa. Tanto più che, oltre alle nuove stoccatine per Ciampi, Cossiga aveva fatto trapelare un'ipotesi che avrebbe stroncato sul nascere il tentativo D'Alema: le dimissioni del Picconatore dalla presidenza d'onore del suo partito. L'agenzia Ansa attribuiva all'entourage di Cossiga queste parole: «Se crea imbarazzo a D'Alema la partecipazione alle trattative di una delegazione del'Udr ispirata da Cossiga, l'ex Capo dello Stato potrebbe uscire di scena, dimettendosi da presidente dell'Udr». A fine giornata l'incidente si era chiuso, confermando la natura personale della querelle e Alessandro Meluzzi, psichiatra ex forzista ora vicino a Cossiga, confermava questa lettura della vicenda: «Conosco bene diversi politici, lui è quello con la salute mentale più solida. Le battute su Cossiga ciclotimico non solo sono volgari ma inesatte: Berlu- Ieri in cle stre le ridei cper il pr asa Dini tegie hieste ttolici gramma sconi allora cos'è? Semmai la polemica con Ciampi si spiega con il temperamento di Cossiga. I cavalli di razza, se sono provocati, scalciano e poi vincono. I cavalli bolsi non scalciano, ma non vincono mai». E che il progetto politico di Cossiga non sia in discussione, lo dimostra la passione con la quale ha partecipato ieri mattina alla chiacchierata in casa Dini. L'appuntamento era per le 10 del mattino nell'appartamento del ministro degli Esteri, a due passi da Montecitorio. Una chiacchierata senza formalismi, tanto è vero che Franco Marini si è presentato in giacca ma senza cravatta. L'importante era lanciare un forte messaggio simbolico: ci vediamo e cominciamo a lavorare al Grande Centro. In realtà i quattro hanno chiacchierato per un'ora del governo nascente e di ministeri, delle discriminanti programmatiche dei cattolici e naturalmente hanno parlato anche del progetto che li accomuna: arrivare prima o poi alla nascita di una forza cattolico-moderata. «Credo sia utile», ha confidato lo stesso D'Alema a Cossiga, confermando così che il leader di Botteghe Oscure scommette una parte del suo futuro proprio sul rassodamento dell'area moderata del centro-sinistra. Eppure, anche in queste ore Marini e Cossiga non hanno interessi collimanti: il segretario popolare come confidano i suoi - punta ad un progetto di medio periodo che assorba l'Udì- nel serbatoio popolare; la formazione di Cossiga in vista delle elezioni di fine novembre (si vota nella provincia di Roma, nei comuni di Pisa, Massa, Brescia e Sondrio) gradirebbe sperimentare in alcuni luoghi il cartello Ppi-Udr-Rinnovamento. «I passaggi si vedranno - spiega il vice-presidente dell'Udr Agazio Loiero - ma la prospettiva è quella di arrivare ad un'integrazione». Ma le dichiarazi mi di ieri di Prodi e Di Pietro («Non entriamo al governo») dimostrano che sulla stessa area insisteranno diversi progetti politici. Dice Letta, vice-segretario del ppi con simpatie prodiane: «La nostra idea di centro resta diversa da quella di Cossiga, è utile la collaborazione in vista delle Europee, ma dovremo tenere le porte aperte anche ad altre forze dell'Ulivo». Come dire: va bene Cossiga, ma non perdiamo i contatti con Di Pietro e con i sindaci. Fabio Martini Ieri in casa Dini le strategie e le richieste dei cattolici per il programma

Luoghi citati: Bergamo, Brescia, Massa, Roma, Sondrio