Il principe conquista Tartufolandia

Il principe conquista Tartufolandia Cordiale e disponibile, ha sorpreso gli organizzatori della Fiera preoccupati dalle regole del protocollo Il principe conquista Tartufolandia Alba, a tavola Alberto di Monaco fa la scarpetta ALBA DAL NOSTRO INVIATO «Ma cosa gli diamo da mangiare, al principe?». A poche ore dal grande evento, ci ha pensato il protocollo di casa Grimaldi a risolvere i dubbi che ormai disturbavano le notti di Alba e dintorni, rimbalzando velenosi tra Comune e Fiera del Tartufo, nelle vie strette di una città che cerca la vetrina internazionale, sogna i vip, li invita e li omaggia di doni da 500 mila lire l'etto: attrici, uomini politici, il tenore Pavarotti, il sarto Valentino, l'allenatore Lippi. Ma un principe vero vuol dire sognare alla grande, e Alba ha tentato il tutto per tutto: Alberto di Monaco, «giovane, bello, simpatico e scapolo», «uno deljet set», «e figurati se non gli piacciono i tartufi». «E se non gli piacessero?» Ma da Montecarlo hanno risposto che «il principe apprezza i tartufi. E anche le tagliatelle». E così lo chef incaricato del pranzo d'onore ha studiato lui menu di sicuro gradimento. L'ospite ha infatti gradito, e ha promesso che tornerà «perché questa volta ho bevuto Barbaresco, però io voglio assaggiare anche il Barolo». Ma una volta strappata la promessa di una visita, seppur breve (sei ore), ecco nuovi problemi serpeggiare tra le vecchie case del centro storico. «Come ci si rivolge ad un principe?». Raccontano in Comune che l'ultimo membro di una casa reale lo si è visto nel '38, «il principe Umberto, un bellissimo uomo, le albesi avevano perso la testa per lui. Ma dalla Liberazione in poi i Savoia non li abbiamo più visti, qui in Alba, che è città medaglia d'oro della Resistenza». E allora, come lo chiamiamo? Dal Principato la risposta: «Sua Altezza Serenissima, oppure Mon Seigneur, dal momento che verrà solo, cioè non al seguito del principe Ranieri suo padre». Ma alla fine, al titolo medievale (da alcuni pronunciato alla piemontese, «monsù») tutti hanno preferito un più sportivo «Principe». E qualcuno ha anche azzardato un «Alberto», nel salone davvero da principi del castello di Grinzane Cavour, dove Alberto di Monaco ha trovato ad attenderlo «il IP meglio dell'imprenditoria locale», scelta dal sindaco di Alba, Enzo Demaria. Trenta persone, non di più. Ma se ne parlerà per tutto l'inverno, del pranzo «con Alberto». La prima stretta di mano è toccata però a Pietro Ferrerò, giovane presidente della Ferrerò Spa, che ha messo il suo eliporto a disposizione dell'elicottero decollato da Monaco. E, prima sorpresa, il principe Alberto è arrivato in compagnia di un altro nobile, l'amico d'infanzia Serge di Jugoslavia, figlio di Maria Pia di Savoia e nipote dell'ultimo re d'Italia. Seconda sorpresa, nessuna «fidanzata», nessuna top model già fotografata su un rotocalco e spacciata per futura sposa, al fianco dello scattante Alberto in completo scu- ro, camicia azzurro carta da zucchero e cravatta gialla a righe blu. E mentre il corteo di guardie del corpo monegasche e vigili urbani albesi si dirigeva verso la tenuta di Fontanafredda, già casa di caccia di Vittorio Emanuele H e della moglie morganatica Rosa Vercellana, in città le signore sceglievano la toilette per il pranzo. Tutte in nero, per lo più. Solo «la signora Maria Franca» (Ferrerò) ha indossato un cappottino grigio di gran taglio. Ma le altre, le giovani Miroglio ad esempio, hanno scelto chiffon e paillettes (nere). E ai tavoli addobbati di cestini di tartufi («è da giovedì che mettiamo da parte i migliori») e di fiori rossi e bianchi (i colori Grimaldi), si sono seduti i figli di Bruno e Mar¬ cello Ceretto, e Angelo Gaja, e tutti i rappresentanti delle grandi etichette di queste parti: Cinzano, Barbero, Prunotto, Pio Cesare... Però a tavola il vino è stato servito anonimo «per evitare grane diplomatiche». Quindi, Barbaresco del '95, in caraffa. Di chi? Il principe non lo ha capito, ma ha continuato a mangiare le sue tagliatelle e la sua fonduta («al tartufo, è ovvio. Lo abbiamo messo dappertutto meno che sul dolce»). Poi ha spiazzato tutti con una «scarpetta» da pranzo in famiglia, alla faccia dell'etichetta e di chi si preoccupava del protocollo. Tornerà, ha promesso. E questo basta e avanza. «E' un democratico, guarda come sorride». «E' bello, ma ha pochi capelli». «Nelle foto però è meglio che dal vivo».. «Ma le sorelle sono più belle, Carolina, poi...». Parte la banda della città, partono gli alfieri del corteo storico. E anche il principe marcia al ritmo dei tamburi, dritto agli stand della rassegna gastronomica dove - nell'ordine - riceve in regalo un tartufo, accarezza sulla fronte una bambina in costume di velluto («Gaia Denise, tre anni», ma lei non capisce che è un principe vero), si lascia fotografare con tutti perché il servizio d'ordine è «democratico» come lui. Assaggia un Barolo («Finalmente! E' ottimo»), Drihbla l'esposizione di Casteunagno ma accetta un triangolino di torta di nocciole. Bacia Paola, la ragazza che sorregge lo stendardo della Croce rossa di Alba. «Due baci, non mi capiterà mai più una cosa così, con un principe». Brunella Giovara Sfilata di vip delle Langhe e signore in nero Lui: «Tornerò» A pranzo vino senza etichette per evitare grane diplomatiche Scambio di doni tra Alberto di Monaco e il sindaco di Alba, Enzo Demaria