Un grido d'aiuto a Clinton
Un grido d'aiuto a Clinton Inatteso viaggio del Presidente a Wye River, dove i due leader tentano di concludere la pace Un grido d'aiuto a Clinton Dal vertice tra Netanyahu e Arafat NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Bill Clinton è di nuovo andato a Wye River, la tenuta del Maryland dove da tre giorni Benjamin Netanyahu e Yasser Arafat discutono la «svolta» da dare al processo di pace in Medio Oriente. Non era prevista una nuova visita del Presidente, ma lui stesso all'inizio dei colloqui aveva detto che era pronto a farla se ciò fosse stato «di aiuto». Se quindi ha deciso di compierla vuol dire che i due «arbitri» americani presenti, il Segretario di Stato Madeleine Albright e il negoziatore Dennis Ross, hanno ritenuto che il suo aiuto fosse opportuno. Quello che non è chiaro, invece, è quale forma di aiuto il Presidente si apprestava a dare. Si trattava di mettere una sorta di suggello personale - una specie di garanzia suprema per le due parti - a un accordo ormai prossimo, o si trattava invece di compiere un'estremo tentativo di non concludere anche questo tentativo con un fallimento? Le scarse voci che filtrano da quel luogo dichiarato «off limits» per i giornalisti sembrano indicare la seconda ipotesi, e cioè che le cose stiano andando male, ma un po' per l'esperienza che insegna a non fidarsi, un po' perché si «vuole» continuar a sperare, le indicazioni pessimistiche non trovano molto credito. Il punto cruciale, dicevano comunque quelle voci, è sempre lo stesso: Netanyahu si dice ora disponibile al piano americano di consegnare all'autorità palestinese un ulteriore 13% del territorio occupato dalle sue truppe, ma vuole in cambio «garanzie» sul controllo dell'attività terroristica. Secondo la Albright si tratta di un aggiornamento del famoso «land for peace», terra in cambio di pace, in un più attuale «land for security»; ma la risposta di Arafat è che sarà la pace stessa ad aumentare la sicurezza (to¬ gliendo ai terroristi i loro argomenti), e che il suo governo sta già facendo di tutto contro la violenza. No, non tutto, ribatte la parte israeliana, e in questo ha la «comprensione» degli americani. Per sbloccare le cose Washington ha offerto una sorta di «consulenza» alle forze di polizia palestinese per renderle più efficaci contro il terrorismo, ma a questo si ribellano gli uni e gli altri. I palestinesi perché non hanno molta voglia di spartire con gli americani le informazioni che ricevono dai loro infiltrati nei gruppi terroristici; gli israeliani perché vogliono atti più concreti, per esempio la consegna di 36 persone (fra cui 10 agenti della stessa polizia palestinese) che loro vorrebbero processare. Se le cose stanno davvero a quel punto, è difficile che la nuova visita di Clinton porti molti regali. Ma la speranza, si diceva, resiste.
Luoghi citati: Maryland, Medio Oriente, New York, Washington
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