Fossa: giudicheremo D'Alema dai fatti

Fossa: giudicheremo D'Alema dai fatti Il leader Confìndustria raffredda la polemica sulle pensioni, la Cgil spinge per la Finanziaria Fossa: giudicheremo D'Alema dai fatti Mediazione dei Ds sulle 35 ore: la parola ai contratti ROPENGO SAIANO (Bs) DAL NOSTRO INVIATO Dottor Fossa, in passato lei ha detto che D'Alema le sembrava il migliore in circolazione. Conferma? Giorgio Fossa, presidente della Confindustria, sorride divertito, poi risponde così: «In passato, nell'ultimo anno, D'Alema, nell'area della maggioranza, è sembrato il più sensibile alle istanze liberiste. Ora, se sarà lui il presidente del Consiglio, potrà dimostrarlo nei fatti...». «Molte volte - aggiunge ai tempi del governo Prodi abbiamo lamentato una influenza forte sull'esecutivo di Bertinotti. E, in quelle occasioni, abbiamo chiesto che si facesse sentire di più la voce del leader del Pds. Ma è inutile rivangare il passato o correre troppo in avanti. Si faccia il governo, poi lo giudicheremo nei fatti». Scusi, Cofferati, ma che effetto le farebbe se dall'altra parte del tavolo, come ministro del Lavoro, si trovasse un comunista? «Non è la persona che conta, ma i contenuti...». Davvero? Sergio Cofferati, leader della Cgil, risponde così: «In un governo di coalizione, e quelle che nascerà, se mai nascerà, sarà un governo di coalizione, le appartenenze sono importanti, non decisive». «La cosa più importante per noi - continua - è che si faccia ìa Finanziaria, che è importante per i suoi contenuti. Poi che si rifacciano regole che abbiano come fondamento la politica dei redditi». Forza D'Alema, insomma, ma con prudenza. Né il leader del sindacato né il presidente della Confindustria, convenuti qui nell'abbazia di Rodengo Saiano, a due passi da Brescia, per discutere il manifesto del lavoro redatto da Franco Modigliani, vogliono sbilanciarsi più di tanto, o farsi trascinare nella rete delle polemiche rispetto al tentativo di Massimo D'Alema. Giorgio Fossa, non a caso, è ben attento a frenare sul fronte delle pensioni o delle 35 ore, nonostante la «fuga in avanti» del direttore generale della Confindustria, Innocenzo Cipolletta che, a Milano, ha rilanciato l'urgenza di una nuova riforma previdenziale. «Non è una posizione nuova, quella di Cipolletta - minimizza Fossa anzi è uno dei punti su cui dovremo discutere. Ma le nostre posizioni in dettaglio le esporremo solo a D'Alema. Prima fisseremo le nostre posizioni al consiglio direttivo di martedì». «Ci sono molti problemi aperti che, per vari motivi, non si sono potuti chiudere. La cosa che conta di più - aggiunge subito - è che riprenda slancio il tavolo della concertazione, che ora sta andan¬ do avanti con molta lentezza». Colpa di Prodi? «La concertazione - replica Fossa - in Italia talvolta è stata seguita, talaltra no. Prodi è quello che ha derogato di più dal principio, ma solo perché ha governato più a lungo. Adesso vorremmo voltar pagina». Il primo banco di prova, facile immaginarlo, sarà quello delle 35 ore. Che farà D'Alema se Cossutta insisterà per il disegno di legge? «A tutti i prezzi da pagare - ribatte Fossa c'è un limite. E mi sembra che tra le forze che avranno peso nell'eventuale governo ce ne siano al¬ cune, altrettanto importanti di Cossutta, su posizioni diametralmente opposte». Cofferati, invece, risponde così: «Deciderà che deve fare il governo, e per fortuna non sono io. Ma chi dovrà fare il governo, immagino che dovrà farlo con Cossutta, non con la Confin- dustria...». In mezzo a tanta diplomazia, le sortite più ardite le fa Lanfranco Turci, responsabile economico pidiessino, che, sul tema delle 35 ore, sollecita un «confronto più ravvicinato tra le parti, senza restrizioni. Uno stimolo, insomma, perché si giunga a risultati per via contrattuale» più che per via legislativa. Ma, soprattutto, Turci lascia aperta la prospettiva di un «ultimo ritocco alla riforma delle pen¬ sioni». ((Alcuni capitoli della riforma - precisa - si stanno evolvendo in maniera più rapida di altri, come nel campo degli autonomi. Perciò, in un governo di legislatura, perché di questo si sta parlando, è possibile un ritocco». Tutto è possibile, insomma. Anche che, riferiscono le voci, il primo governo guidato da un pidiessino imbarchi nell'esecutivo un industriale di grande peso, come Pietro Marzotto. Anche lui, l'industriale tessile, è all'abbazia di Rodengo Saiano, ma non per discutere di disoccupazione: in chiesa proprio ieri si sposano Jean Frangois de Jaegher, figlio del nuovo presidente della Marzotto, e Francesca Paola Rampinelli, figlia dell'amministratore delegato della Beretta. «Ho sentito Marzotto poco fa - replica Fossa -, m'ha detto che non c'è niente di vero». Chissà, le vie del governo sembrano davvero infinite... Ugo Bertone Cofferati: la parola a chi deve fare il governo Ma immagino che si dovrà agire con Cossutta, non con gli industriali Il presidente della Confindustria Giorgio Fossa II segretario della Cgil Sergio Cofferati

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