Esplode la rabbia del Polo di Maria Grazia Bruzzone

Esplode la rabbia del Polo Esplode la rabbia del Polo «Gestione inquietante della crisi» ROMA. Ci mancava solo Cossutta per trascinare il Polo in un attacco risentito al Quirinale, accusato di aver «attentato ai diritti democratici dell'opposizione» - come ipotizza il capogruppo azzurro Beppe Pisanu e di aver gestito la crisi non da «garante», ma da «Lord Protettore dell'Ulivo», nelle parole del portavoce di An Adolfo Urso, altrettanto indignato del Ccd Casini e del presidente dei senatori di Fi La Loggia, tutti «increduli» ma tutti su di giri per le affermazioni «inquietanti», «intollerabili», «di una gravità incredibile». Cossutta, che in un discorso ai comunisti italiani di Milano ha raccontato, come se niente fosse, che nell'incontro avuto nei giorni scorsi Scalfaro si è detto preoccupato che nel caso di elezioni e di una vittoria delle destre, «ci sarebbe anche il rischio di avere per sette anni un Presidente della Repubblica di destra», accortosi di aver provocato tanto scalpore, cor¬ regge il tiro e spiega che così a lui era parso di capire. Ma il Polo, al quale ancora brucia «il ribaltone del '94», sia pur parlando al condizionale, in attesa di una smentita del Quirinale, è ormai saltato sul carro, aprendo un nuovo fronte. «Non vorrei che un filo rosso tenuto dalla stessa mano legasse quell'evento alla torbida operazione trasformistica che sta portando D'Alema a Palazzo Chigi», insiste Pisanu. Mentre don Baget Bozzo, ascoltato consigliere di Berlusconi, anche senza citare Cossutta, parla apertamente di «truffa» e di «gestione del tutto impropria della crisi da parte del Quirinale» che non ha voluto indire le elezioni dopo il venir meno di una maggioranza. I toni del resto erano già questi dall'inizio della giornata di ieri, malgrado le aperture al dialogo di D'Alema, almeno sulle riforme istituzionali e su quella elettorale, verso la quale il leader del Polo nella ripresa d'autunno aveva manifestato disponibilità. Il presidente del Consiglio ha fatto circolare l'idea di un «ministero delle Riforme» e ha chiesto a Berlusconi e ai leader del Polo un incontro, fissato per lunedì. Ma subito Pisanu bolla a priori l'incontro come «inutile». «Dirò a D'Alema che se vuole dimostrarsi veramente socialdemocratico, deve rinunciare a questa operazione e a questo governo», anticipa Berlusconi durante un'intervista a una delle sue reti, dopo aver citato sondaggi secondo cui solo il 36% degli italiani sarebbe favorevole all'incarico al leader della Quercia. E dopo aver ribadito la sua tesi del «doppio imbroglio» da cui nascerebbe la nuova maggioranza: perché i cattolici e i moderati «hanno votato l'Ulivo con Prodi premier» e perché la nuova maggioranza «è stata ottenuta con la trasmigrazione di un piccolo gruppo di parlamentari eletti nel centrodestra da elettori moderati». Il «tradimento» dei suoi ex deputati continua a bruciare più che mai al Cavaliere. Ma il passaggio di campo dall'uno all'altro schieramento pare tutt'altro che finito. In Fi l'ala «liberale» mostra segni sempre più palesi di insoddisfazione per la linea di scontro estremo del centrodestra. Colletti resiste: «Resto a fare la sentinella. Un po' di filo da torcere lo si può ancora dare». Ma altri, per esempio Giorgio Rebuffa o Giulio Tremonti, sono indiziati di filo-cossighismo. E i mastelliani sono al lavoro per tentare una conquista di qualche altro parlamentare. Anche il Polo sta esercitando le sue pressioni per portare a casa qualche deputato dell'Udr. Ma l'udierrista Bruno Tabacci hquida le voci di defezioni: «Il Polo così com'è oggi non è appetibile nemmeno per quelli che considerano un errore strategico l'intesa D'Alema-Cossiga». Oggi il Polo si riunisce prima in un vertice, poi in grande alla Camera, in quella Sala della Regina dove crebbe e fallì la Bicamerale. E da An, preoccupata per le manovre al centro, arriva un invito a rilanciare la strategia del Polo dicendo sì al referendum elettorale e avviando il processo costituente unitario che porti a creare un'unica forza del centrodestra. «Sul pullman potremmo salirci noi e forse non solo metaforicamente per dire no ai restauratori, all'uomo di Mosca e a quello di Washington», avanza Urso, alludendo a Cossutta e Cossiga. Maria Grazia Bruzzone Il Cavaliere: lunedì dirò al leader Pds di non fare l'imbroglio Il leader del Polo Berlusconi

Luoghi citati: La Loggia, Milano, Mosca, Roma, Washington