Giù le mani dal Vittoriano
Giù le mani dal Vittoriano Il giornale di An propone la demolizione dell'Altare della Patria Giù le mani dal Vittoriano CHISSÀ' se si tratta di un eccesso di zelo «autorevisionistico». Il Secolo d'Italia, quotidiano di Alleanza Nazionale, dedica infatti un'intera pagina alla proposta dell'architetto Pier Luigi Cervellati, intellettuale dal puro pedigree progressista, di demolire a Roma l'Altare della Patria, farla finita con quel «pastiche di stili diversi, collocato in un punto nevralgico della città nel quale va a deturpare il classicismo, la romanità e il Barocco preesistente». «Noi lo abbiamo investito di una valenza retorica, ma la verità è che quel blocco di marmo rappresenta una violenza alla città dì Roma, è come uno strappo alla tela del Tiziano», dice ancora Cervellati. Certo, i simboli valgono quello che valgono ed è abbastanza eloquente sullo stato non proprio florido della nostra simbologia nazionale il fatto che l'apologia del gesto iconoclasta avanzata dal Secolo attraverso l'architetto Cervellati coincida con l'annunciata esibizione di guide alpine del Trentino, chiamate a scalare il Vittoriano per un esercizio applicato di free climbing. Si serba inoltre memoria dei «processi» intentati alla presunta bruttezza dell'Altare della Patria che videro schierati su trincee contrapposte un architetto come Bruno Zevi, «demolizionista», e uno storico come Federico Zeri, difensore del Vittoriano. Niente di nuovo, insomma. Se non fosse che i neofautori della demolizione riconoscono che fu il fascismo a trasformare il Vittoriano in «tempio delle nostre virtù militari» ma fu sempre il fascismo che contribuì alla sua «declassazione» a favore dello storico «balcone» che dava su piazza Venezia, a pochi metri dal monumento messo sotto accusa. Con il che si consente una duplice e opposta interpretazione della scelta del Secolo: zelo «autorevisionistico» oppure attaccamento simbolico all'icona del «balcone». In ogni caso meglio, molto meglio lasciare tutto com'è. Pier Luigi Battista
Persone citate: Bruno Zevi, Cervellati, Federico Zeri, Pier Luigi Cervellati
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