Mosca, un Martini per la Rivoluzione di Anna Zafesova

Mosca, un Martini per la Rivoluzione Nelle sale del Museo Pushkin una grande mostra racconta la storia della casa torinese Mosca, un Martini per la Rivoluzione Cento anni di vermut fra vecchie bottiglie e manifesti MOSCA NOSTRO SERvZIO «Sarebbe il nomento di andarsene di qui».E' 1 Hsettembre 1917, manca meno di un mese e mezzo alla Rivoluzime d'Ottobre. I Romanov sono ;ià stati rovesciati, i bolscevichi sanno per arrivare. E i dirigenti dela Lusher & Mathiesen, importaori di bevande alcoliche moscoùti, scrivono ai loro partner toriresi, i «Sigg. Martini e Rossi», una lettera allarmata e drammatica, con un unico messaggio: la Rusia è un disastro. Sono trasorsi 81 anni e la lettera dei due conmercianti - con la vistosa macchia di inchiostro nero che, per /olere della censura dell'epoca, la cancellato mezza pagina che tescriveva il deteriorarsi della siuazione - è diventata un reperto storico. Messa sotto vetro, è tra gli oggetti che hanno attirato piùcuriosità alla mostra Martini: storia della costruzione di un'immegine, inaugurata ieri a Mosca. Ma, nomstante i decenni tra- scorsi, il documento sembra scritto ieri. I commercianti pensano di interrompere le vendite, «dato il corso presente del rublo» e le banche paralizzate. E concludono: «Viviamo proprio come in un deposito di polveri con la miccia accesa». 1 paralleli con la Russia di oggi, sconvolta da una crisi economica e politica senza precedenti, sono fin troppo evidenti. Decine di rappresentanti di marche straniere a Mosca hanno già inviato ai loro quartier generali lettere del tutto simili, datate però settembre 1998. In questo contesto, con le manifestazioni culturali che vengono cancellate una dietro l'altra, !a mostra della Martini sembra una sfida. A cominciare dal luogo che la ospita: le sale delle collezioni private del Museo Pushkin. La sede più prestigiosa della capitale che, per la prima volta, apre le porte alla grafica pubblicitaria. Nelle sale del Museo Pushkin è stato raccolto tutto quello che ha che fare con la storia della società torinese: bottiglie impolverate vecchie più di un secolo, etichette, insegne di latta, documenti, fotografie, monitor che trasmettono inintenottamente gli spot pubblicitari televisivi. C'è anche una sala intera dedicata al legame tra la Martini e la Fonnula Uno, con una bellissima collezione di automobiline giocattolo che ha subito attirato numerosi appassionati. Ma la parte del leone, ovviamente, la fanno i manifesti, che documentano non solo la storia della società torinese, ma anche e soprattutto quasi un secolo di storia della pubblicità e della grafica. Quella storia che per la Russia si è interrotta poco dopo la lettera drammatica di Lusher e Mathiescn, per riprendere solo negli ultimi anni. E se i russi hanno fatto in tempo a conoscere il mondo languido e chic degli spot (prima che la legge praticamente proibisse la pubblicità degli alcolici in tv), il manifesto era visto soltanto come strumento di propaganda. La mostra al Museo Pushkin invece ne presenta decine che sono opere d'arte, con un'enorme varietà di stili, dal liberty all'avanguardia, dal cubismo al postluturismo, dal ricercato allo spiritoso. Un autentico breve corso di grafica pubblicitaria dagli Anni 20 agli Anni 90, dalle bellezze femminili di Dudovic alle pubblicità «storiche» di Armando Testa e la pop- art di Andy Warhol, Ma molti artisti nissi presenti non hanno mancato di sottolineare anche l'influenza della grafica sovietica. L'eco di queste pubblicità fantasiose e piene di sete di vivere è riuscita a scavalcare perfino la cortina di ferro. Nell'Urss di Breznev nessuno ne aveva vista una e pochissimi avevano assaggiato il prodotto reclamizzato. Ma, nonostante questo, il Martini aveva tra i cittadini sovietici una t'ama quasi di status symbol, seg.no di una vita ricca, spensierata e stimolante. Qualcuno ha anche dubitato dell'opportunità ih organizzare un evento culturale, mondano e anche, in una certa misura, promozionale, in un momento di crisi acuta, quando migliaia di consumatori di Martini - ormai ex - perdono il lavoro e non possono permettersi nemmeno prodotti di prima necessita. Ma gli organizzatori della mostra ribattono che sono slati proprio i partner russi a insistere, organizzando una campagna che ha visto Mosca letteralmente tappezzata ih manifesti. Sicuramente un calcolo - la Russia attualmente è al quarto posto per volume delle importazioni del vermut torinese - ma anche una sfida alla crisi, un tentativo quasi scaramantico di ignorarla. Anna Zafesova Un vecchio manifesto della Martini riprodotto per annunciare la mostra al Museo Pushkin di Mosca

Persone citate: Andy Warhol, Armando Testa, Breznev, Pushkin, Romanov, Rossi

Luoghi citati: Mosca, Russia, Urss