Telecom, assedio a Rossignolo
Telecom, assedio a Rossignolo Ma il titolo in tre giorni guadagna il 21%. L'Economist: Bt vuole il 5% Telecom, assedio a Rossignolo II socio Paribas: cambio al vertice ROMA; Si muovono tutti, dagli investitori istituzionali come Paribas ai dipendenti-azionisti riuniti sotto le bandiere di Di Pietro: il consiglio di amministrazione di Telecom del 23 ottobre potrebbe stravolgere l'organigramma societario affrontando, oltre alla questione dell'amministratore delegato, anche quella del presidente. In questo senso, almeno, è stata interpretata la dichiarazione di ieri di Marc Raynaud, responsabile mondiale dei fondi Paribas, secondo cui nel gruppo sono necessarie «drastiche decisioni sul management». Più tardi Raynaud ha corretto il tiro affermando di aver inteso dare «una semplice chiave di lettura del mercato», senza che con questo Paribas auspichi un cambio al vertice, «verso cui nutre la più profonda stima». Due dichiarazioni contraddittorie che fotografano una situazione di estrema fuidità. La banca d'affari francese, ha ricordato Raynaud nel suo primo intervento (a margine di un convegno a Roma), «ha fatto un grosso investimento a lungo termine» e continua a ritenere che il titolo sia interessante perché l'Italia resta «un mercato dalle grandi potenzialità». Ma ci sono «problemi» che richiedono una drastica sterzata. L'uomo di Paribas ha lamentato inoltre che «su Telecom tutte le decisioni hanno risvolti politici». Ma ha concluso che al momento il titolo (anche ieri in forte ripresa, +3,97% il prezzo di riferimento) «è una grande opportunità di acquisto». Ai rilievi critici di Paribas si sono aggiunti ieri queli di un altro socio di rilievo, «Prime», che per bocca del suo amministratore delegato Francesco Taranto ha invocato «evoluzioni all'interno di Telecom». Molto più aggressivi Antonio Di Pietro e l'Adusbef che stanno valutando, addirittura, se trascinare Rossignolo in tribunale. Il presidente dell'associazione di utenti, Elio Lannutti, lo accusa di aver fatto «danni incredibili in una azienda che è pa- trimonio del Paese. Non è possibile ora che se ne vada senza pagare quello che ha fatto e anzi con una lauta liquidazione». In accordo con il Cati, che unisce i dipendenti-azionisti sotto la guida di Di Pietro, l'Adusbef vorrebbe dare il via a un'azione di responsabilità in sede civile per «cattiva gestione» e «false comunicazioni». Ieri fonti della società osser¬ vavano con amarezza: «Tutti questi attacchi al vertice sono ingiustificati in un gruppo come Telecom Italia i cui "fondamentali" sono eccellenti». Quanto ai dati imprecisi per gli analisti, si ammette che la settimana scorsa «ò stato commesso un errore» ma si rivendica «la ripresa del titolo del 21 per cento in tre giorni». Che il gruppo continui a suscitare notevole interesse fra gli investitori anche all'estero, nonostante le polemiche del momento, è dimostrato da un articolo sull'Economist che ipotizza l'acquisto di una partecipazione fino al 5% di Telecom Italia da parte di British Telecom. Sarebbe, argomenta il settimanale, un investimento sensato sul piano finanziario (Bt ha a disposizione, con i 7 miliardi di dollari ricavati dalla vendita della quota in Mei a Worldcom, 11 mila miliardi per l'acquisizione italiana) e su quello industriale, perche'; il gruppo di Rossignolo troverebbe il partner internazionale che finora ha cercato e gli inglesi avrebbero accesso al mercato sudamericano grazie alle molto acquisizioni fatte laggiù da Telecom Italia, una «dote» che fa gola anche a molti altri potenziali partner. Che cosa rispondono in Telecom? Lusingati dall'interesse, non ci stanno però a fare la parte delle prede: «Ricordiamoci che se Bt ha 11 mila miliardi di liquidità, noi ne abbiamo 40 mila». Luigi Grassia Gian Mario Rossignolo
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