Un triplice patto per guarire le Alpi di E. Mar.
Un triplice patto per guarire le Alpi Italia e altri 7 Paesi firmano il documento per porre nuove regole su turismo, fonti energetiche e rischio-frane Un triplice patto per guarire le Alpi Ma resta insoluto il problema del passaggio dei Tir BLED (Slovenia). Eccole le Alpi, sbucano all'improvviso, dopo anni di silenzio, da un panorama apocalittico. Sbucano da Bled, in Slovenia, dove ieri sono stati firmati tre degli otto protocolli di tutela nell'ambito della Convenzione delle Alpi, un patto di salvaguardia, studio e intervento siglato da Austria, Francia, Italia, Germania, Liechtenstein. Slovenia, Svizzera e Principato di Monaco. Italia e Svizzera, però, sono ancora inadempienti, non hanno ratificato questa «magna catta». Le tre nuove firme nella quinta Conferenza delle Alpi riguardano turismo, difesa de! suolo e energia. 1 protocolli già firmati in precedenza si riferiscono all'agricoltura, la protezione della natura e del paesag¬ gio, la pianificazione territoriale e le foreste. La possibile catastrofe alpina fa rima con la sua ricchezza, il turismo e i trasporti. Troppo «peso» per un ecosistema tanto fragile e già alle prese con i guai di un clima «dolce» (complice l'«effetto serra») che scioglie ghiacciai e riduce le precipitazioni nevose. Ogni anno 60 milioni di persone scelgono le Alpi (abitate da 13 milioni) per le loro vacanze, il 10%, cioè, dei vacanzieri di tutto il mondo. Di qui lo «stress» della catena montuosa più grande d'Europa con i suoi 1200 chilometri di lunghezza per 121 mila chilometri quadrati di territorio coperto. Ogni anno 110 milioni di tonnellate di merci attraversano le Alpi, di cui 70 milioni transitano su gomma: i Tir sono 5 milioni, le auto, invece, che passano ai valichi sono quasi 54 milioni. Proprio il protocollo sui trasporti è l'ultimo a dover essere firmato. Settore complesso, su cui l'Europa deve ancora decidere. I progetti sono parecchi, è ancora in ballo la linea ferroviaria Lione-Torino e il possibile nuovo tunnel sotto il Monte Bianco, sempre ferroviario. L'Europa per aver accesso al Mediterraneo deve per forza fare i conti con i giganti alpini. In Slovenia ieri c'era in rappresentanza dell'Italia il sottosegretario all'Ambiente Valerio Calzolaio che ha detto: «L'unione internazionale per la conservazione della natura ha definito l'arco alpino come l'ecosistema più fragile e minacciato del pianeta. Le Alpi devono quindi ricercare lo sviluppo economico sostenibile realizzando una coalizione tra economia e tutela dell'ambiente che miri alla stabilità del territorio e delle sue componenti naturali e culturali». Contro lo stress della catena montuosa la quinta Convenzione delle Alpi ha deciso di gestire in modo unitario l'energia con l'individuazione di forme di produzione, distribuzione e utilizzo che siano rispettose dell'ambiente. Rimane ancora da affrontare in questo ambito la questione nucleare, che era fra le più scottanti. Fare o non fare centrali ai piedi delle montagne? Nella difesa del suolo, il protocollo ha l'obiettivo di varare stu¬ di per contenere l'erosione e affrontare e risolvere i dissesti di frane e inondazioni, fenomeni che hanno già duramente colpito l'Italia. Per il turismo la regola varata è quella di limitare l'odierna grande espansione. Regola che fissa «un limite per quanto possibile» agli impianti di risalita per lo sci: oggi sono diecimila. Contenimento invece più leggero per i «cannoni» della neve: le strutture sono ora 600 e coprono 1600 ettari. Queste le intese che dovranno diventare progetti. Sullo sfondo rimane il rischio ambientale più grande, quello di quel grado di temperatura media annua in più che potrebbe minare in modo irreparabile l'industria più ricca delle Alpi, lo sci. [e. mar.]
Persone citate: Valerio Calzolaio
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