Il fantasma del killer sui funerali della paura di Francesco Grignetti

Il fantasma del killer sui funerali della paura Perugia, i cecchini ed un elicottero per l'addio alle due vittime Il fantasma del killer sui funerali della paura PRECI (Perugia) DAL NOSTRO INVIATO «Certo che la situazione non è normale», scuote la testa don Gino, entrando nell'abbazia di Sant'Eutizio, uno dei sette sacerdoti che celebrerà i funerali di Massimo e Achille Cetorelli. Basta guardarsi intorno. L'abbazia di Preci è ridotta peggio di Fort Apache. Un elicottero non cessa di volteggiare. Trecento poliziotti, carabinieri e forestali sono nascosti nei boschi. Un cecchino si affaccia a tratti dal campanile. La gente è venuta con il contagocce. E quando il corteo funebre parte verso il cimitero, davanti a tutti svetta un corpulento carabiniere in borghese che ostenta un incredibile fucile a pompa. Sono stati i funerali della paura. E per fortuna che un investigatore, ieri mattina, aveva assicurato: «Non saranno funerali blindati». Al contrario, sono stati blinda tissimi. Il fantasma del killer, quel Fortunato Ottaviani che da cinque giorni è sparito nei boschi lasciando una scia di sangue e di minacce, ha davvero scosso carabinieri e polizia. E' stata presa ogni contromisura nel timore che l'uomo comparisse all'improvviso e si mettesse a sparare. Una scena all'americana. Ben poco credibile, si dirà, con un contesto di grande civiltà, di gente tranquilla che lascia le chiavi nella toppa, di bellissimi boschi e incantevoli case in pietra. Ma tant'è. Un'ora prima della funzione religiosa, c'era un funzionario di polizia che si guardava intorno e mormorava: «Quello è qua intorno e ci spia». Ormai si rasenta la psicosi, insomma. E la gente di Preci è la prima a restarne vittima. In chiesa, ad ascoltare l'omelia di don Giampiero Ceccarelli, il parroco, c'erano sì e no un centinaio di persone. «Inutile negare che c'è la paura. Qui siamo solo i parenti», dice un anziano. Sono quasi più i giornalisti, i cameramen e i fotografi. La Rai s'è mossa in grande. Persino la televisione tedesca ha inviato una troupe che non chiedeva altro: «Dove sono i cavalli, prego?». E' che in Italia non siamo abituati alla caccia all'uomo. Mica la Valnerina può improvvisamente trasferirsi in una California qualsiasi. E però... Però i carabinieri, che da queste parti sono i padroni del campo, hanno temuto sul serio che l'uomo uscisse da dietro un albero e si piantasse in mezzo alla strada. Una scena da film western. Così c'erano due in borghese, enormi, con i fucili a pompa a proteggere il corteo. «E' un Franchi-Spas, caricato a panettoni. Questo ferma la carica di un rinoceronte», si vantava uno dei due. E l'altro: «Se quello compare, non so chi spara prima. Se io o il cecchino». Il quale cecchino, che un'ora prima si aggirava con una custodia rigida sotto il braccio, e non era un violino ma un fucile di precisione, quando ha preso posto nel campanile aveva una sola preoccupazione: «Dite al prete di non suonare le campane». E c'era una poliziotta stanca: «Speriamo che esce, si fa ammazzare e la finiamo». E' in un clima di massimo allarme, insomma, che i poveri Massimo e Achille Cetorelli hanno avuto la loro funzione religiosa. Grandissima l'emozione dei famigliari. Ma pochi i compaesani che hanno partecipato. La paura, da queste parti, c'è davvero. A loro, sia quelli che c'erano, sia quelli rimasti a casa, chi ha scelto la lettura dal Vangelo sapeva cosa dire: «E il Signore divise gli uni dagli altri, le pecore dai capri». Dove il capro è il traditore, la serpe in seno, l'uomo che prende con te il caffè al bar e poi ti aspetta dietro un muro e ti spara quattro colpi di fucile come neanche a un cinghiale. E' il killer tuo vicino di casa che qualcuno persino riesce a giustificare. Gli investigatori, intanto, sempre più sfiduciati da questa vana ricerca, si interrogano: ma davvero l'uomo è un lupo solitario che vaga per i boschi? Come mai non si trova una minima traccia? Le risposte possibili sono sostanzialmente tre: è morto, si è nascosto in qualche casa da vacanze, è andato via. In vista di questa terza ipotesi, stanno discretamente indagando tra gli ex compagni di carcere. Fortunato Ottaviani ha trascorso tre anni in cella, tra Spoleto e Campobasso, a metà degli Anni Ottanta. Potrebbe essersi rivolto a' qualche amico di quei tempi per avere un rifugio sicuro. Di certo indietro non torna. Francesco Grignetti Un centinaio di persone nella chiesa E' sempre più probabile che l'uomo sia fuggito A sinistra un'immagine dei funerali. Sopra Fortunato Ottaviani

Persone citate: Achille Cetorelli, Fortunato Ottaviani, Giampiero Ceccarelli

Luoghi citati: California, Campobasso, Italia, Perugia, Preci, Spoleto