Da Bruxelles ossigeno a Milosevic di Giuseppe Zaccaria

Da Bruxelles ossigeno a Milosevic I blindati serbi lasciano Pristina ma per l'Alleanza «le nostre condizioni non sono ancora soddisfatte Da Bruxelles ossigeno a Milosevic La Nato proroga di dieci giorni l'ultimatum BELGRADO DAL NOSTRO INVIATO La lunga strada tormentata che da Pristina sale verso la Serbia meridionale oggi è quasi impercorribile. Colonne interminabili di auto e camion, l'asfalto triturato dai cingoli, in lontananza sbuffi di fumo nero. E' l'Armata jugoslava che si ritira. Sono centinaia i carri, i blindati, i lanciamissili che in lunga e lenta l'ila si avviano fuori della regione nel modo più rumoroso ed evidente possibile. Alla vigilia di ciucilo che era stato posto come un terribile ultimatum, Milosevic sembra voler dimostrare all'Occidente tutta la sua buona volontà. C'è da credergli? La diplomazia americana dice di no: ieri, dopo l'incontro a Pristina con lbrahim Rugova, leader degli albanesi moderati, l'inviato speciale per i Balcani, Christopher Hill, ha chiesto a Milosevic un incontro urgente. Secondo lui, le richieste della Nato «sono ben lungi dall'essere soddisfatte». Quasi nello stesso momento a I Belgrado il presidente di turno dell'Osci!, il ministro degli Esteri polacco Bronisiaw Geremek, firmava con il suo omologo jugoslavo un accordo sui duemila osservatori, e subito dopo parlava raggiante di «una grossa chance per la comunità internazionale». Ma gli opposti stati d'animo si spiegano in parte con una questione di tempi. Hill aveva appena incontrato Rugova, Geremek l'avrebbe fatto nel pomeriggio: ed il supposto presidente dei kosovari, pur dichiarando che «da parte albanese l'accordo sarà rispettato» continua a giurare che dalla regione la polizia serba non si è affatto ritirata, ed anzi «nelle ultime ore ha inviato a Pristina forze fresche». A chi credere? Dinanzi a messaggi cosi contraddittori la fermezza della Nato comincia a vacillare Prima clic gli «osservatori» giunga no, prima che la situazione si pos sa conoscere nei suoi termini esatti sfuggendo al gioco delle opposte provocazioni, occorrerà tempo Anche per la Jugoslavia. Ed ecco che la scadenza imposta pochi giorni fa con tanto clamore si trasforma già in «penultimatum». A Milosevic era stato dato tempo fino alle sette di oggi per tener fede agli impegni: ieri a Bruxelles la riunione dei ministri Nato ha deciso di prolungare il termine di 10 giorni. Certo, «la pistola resta puntata» ed anche il famoso «activation order» rimane in vigore: nei fatti però Milosevic non dovrà preoccu parsi dei missili europei prima del 27 ottobre prossimo. Al presidente dell'Osce non è rimasto che con eludere la visita a Belgrado racco gliendo l'appello di alcuni intellet tuali per la libertà di stampa e l'università. Nelle ultime settimane, oltre a far chiudere tre giornali gli uomini della nuova Jugoslavia si sono impegnati in un duro lavoro di «normalizzazione» delle facoltà belgradesi. Almeno 1S0 docenti - fra i più illustri - sono stati messi in pensio ne o accantonati perché non accet tavano di firmare una sorta di «di chiarazione di fedeltà» al regime La scelta ha determinato qualche difficoltà didattica e dato il via a strani accorpamenti: oggi, per esempio, all'Università di Belgrado esiste una cattedra unificata di lingua italiana ed albanese. In questi giorni comunque il vero problema appare quello di far digerire all'opinione pubblica la presenza di osservatori sul territorio jugoslavo. Pochi mesi fa, in aprile, per rafforzare i propri pote¬ ri Milosevic aveva organizzato un referendum col quale tutta la Serbia aveva «rifiutato qualsiasi mediazione straniera sul problema del Kosovo». Adesso stampa e tv di regime cercano di trasformare queste concessioni in un'altra grande vittoria del Capo. Insomma, pensare che la situazione sia in via di chiarimento sarebbe davvero arduo. Anche perché a diversi giorni dalla concili¬ sione degli incontri con Holbrooke, le clausole dell'accordo restano ancora del tutto oscure. Che significa, per esempio, «ritirare le forze serbe dal Kosovo»? Non cello lasciare sguarnita la regione: l'«TJck» anche se mal messa sarebbe ancora in grado di lanciare un'offensiva (proprio ieri nella zona di Drenica un poliziotto serbo è stato ucciso da guerriglieri albanesi). Ancora: quand'è che un reparto di polizia può essere definito «sezione delle forze speciali»? Quali sono gli agenti jugoslavi che dovrebbero andar via dal Kosovo e cimili quelli che possono restarci? Le ultime ore sembrano aver chiarito solo due punti. Il primo: gli osservatori (o «verificatori») avranno accesso anche alle caserme ed alle sedi di polizia. Il secondo: la Jugoslavia farà in qualche modo parte della l'orza di pattugliamento aereo della Nato che dovrà controllare la regione dall'alto. Un ufficiale di collegamento serbo è già pronto ad installarsi nella base di Aviano. Giuseppe Zaccaria :-::|? ^^^^^^^^ 1 ■ x% IBS ■ 11 > li segretario generale della Nato Javier Solana (destra) insieme con il comandante supremo della Nato in Europa, il gen. Clark, a Belgrado