Un Nobel d'incoraggiamento alla pace di Fabio Galvano

Un Nobel d'incoraggiamento alla pace Riconosciuto lo sforzo dei moderati John Hume e David Trimble per fermare il conflitto Un Nobel d'incoraggiamento alla pace Premiati i 2 leader irlandesi, cattolico e protestante LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' un premio alla «pace del Venerdì Santo» il Nobel che gli accademici di Oslo hanno assegnato ieri a John Hume e.David Trimble, due fra i maggiori protagonisti del processo che ha aperto all'Irlanda del Nord un nuovo futuro dopo trent'anni di sangue. Un premio, al leader dei cattolici moderati e a quello degli unionisti protestanti, che sottolinea il loro sforzo - afferma la motivazione - per «porre termine a un conflitto religioso e sociale costato la vita a oltre 3500 persone». E se non è un terzetto a ricevere il Nobel per la pace, con l'inclusione cioè di Gerry Adams, è forse per evitare le polemiche che avrebbero accolto quel riconoscimento a un uomo tuttora visto dalla popolazione protestante con il massimo sospetto, macchiato dei peccati dell'Ira. Ma come ha detto lo stesso Hume, colto dalla notizia nella sua Derry, «questo non è un premio a noi due, ma un premio a tutti coloro che si sono adoperati per la pace: i due governi, tutti i partiti, tutti i loro leader». Certo: l'ingente assegno - circa un miliardo e mezzo di lire - sarà spartito in due. Ma è davvero un premio alla costanza e al coraggio di Lutti coloro che hanno cambiato il volto di quella provincia. Anche se, ammonisce Trimble da Denver, dove si trovava con una delegazione commerciale, «c'è da spe- rare che sia meritato, perché potrebbe rivelarsi prematuro». La via della pace è irta di pericoli: «C'è ancora molto lavoro da fare, spero che riusciamo a raggiungere i nostri traguardi dando a tutti un senso di sicurezza». «Un riconoscimento al loro coraggio», ha tagliato corto il primo ministro Tony Blair: «Un premio per la democrazia di cui gli abitanti del Nordirlanda devono sentirsi orgogliosi. Ma anche uno sprone a superare le residue difficoltà». La speranza, a Belfast, è che l'ambito riconoscimento dia a Hume e a Trimble la forza per trovare rapide intese sui temi che anco- ra dividono: il disanno dell'Ira e dei paramilitari protestanti, la formazione di un esecutivo ora che l'Assemblea è stata eletta, la creazione di un vero dialogo istituzionalizzato fra Nord e Sud. Non è la prima volta che i sogni di pace dell'Ulster si traducono in un premio Nobel: nel 1976 toccò al movimento di Betty Williams e Mai- read Corrigan, che poi però si scontrarono su come dividere il malloppo. Questa volta è diverso: i fatti parlano. «Un grande piacere personale e come presidente», ha detto Bill Clinton. «Un premio per l'intero processo di pace, un'iniezione di fiducia contro tutte le forze del no», ha fatto eco il premier irlandese Bertie Ahern. Solo la vo¬ ce di chi da sempre boccia l'intesa si è levata contro la decisione di Oslo: «Una farsa, perché la pace non c'è e questi uomini non sono in grado di darcela», ha sibilato il reverendo lan Paisley, voce dell'estremismo protestante. La verità, forse, è che Hume merita la pace quanto il Nobel. L'ha cercata senza sosta, fin da quando i disordini ebbero inizio nel 1969. L'anno dopo fondava l'Sdlp, il partito socialdemocratico e laburista, che è stato il suo cavallo di battaglia. «Non entrare in politica, perché da queste parti è una cosa tutta settaria», gli raccomandava il padre. Lui, invece, si è gettalo a capofitto nei pericoli dell'Ulster. Con la politica nel sangue ma senza gli svolazzi dei salotti, con l'abito sempre stazzonato, i pesanti occhiali che gli cadono sul naso. Ieri l'hanno festeggiato accanto alla moglie Pat che da trent'anni gli fa da segretaria; anche Clinton lo ha chiamato al telefono (stava tacendo un discorso agli studenti del Collegio Domenicano di Belfast, l'ha interrotto per dire: «Mi vogliono al telefono, e il presidente degli Stati Uniti. No, non sto scherzando»). Ma ha anche molti nemici. Perché la mossa decisiva non è piaciuta a tutti: è stata calando, dopo anni di porte chiuse, ha aperto un dialogo dietro le quinte con Gerry Adams e il Sinn Féin: il dialogo che avrebbe portato alla tregua dell'Ira del 1994 e poi a quella del luglio 1997 che ha dato la spinta decisiva al processo di pace. Lo avevano già nominato due volte perii Nobel; alla terza - ha 61 anni - l'ha spuntata e per la sua vecchia scuola, il St. Columb's College di Derry, è record: dai suoi banchi, infatti, sono usciti due premi Nobel (l'altro è il poeta Seamus Heaney). Lo hanno tentato con la presidenza irlandese e ha detto no. Gli spettava la carica di numero due di Trimble nel nuovo esecutivo nordirlandese e ha detto no, spiegando di avere già troppi impegni politici: in realtà perché ritiene più importante muoversi fra le quinte. Anche Trimble, da tre anni leader unionista, non passa momenti facili. Un'ala del suo partito, infatti, lo accusa di essersi «venduto ai papisti». Intelligente, articolato, energico, appassionato di Wagner c Verdi, sta svolgendo uno dei inoli più difficili in Ulster, alla ricerca di continui equilibri - fino a ieri impossibili - con i cattolici. Il Nobel gli dà nuovo vigore, ma anche più responsabilità. Se non risolverà al più presto il disarmo dell'Ira, infatti, anche i suoi seguaci potrebbero schierarsi con Paisley. Fabio Galvano Il rappresentante unionista ammonisce «C'è da sperare che lo abbiamo meritato perché alla fine potrebbe rivelarsi prematuro» Una stretta di mano, in maggio ad un concerto degli U2, tra i due premiati David Trimble (a sinistra) e John Hume [FOTO ANSA]