Bologna: restiamo sobri di Cesare Martinetti
Bologna: restiamo sobri La storica Casa del Popolo del quartiere S. Donato Bologna: restiamo sobri «Non ci saranno bandiere rosse al vento» BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO Sorride Togliatti, ridono Secchia e Pajetta, Longo e Dozza. Sorride, mi po' meno, anche Bruno Nanni, 63 anni, saldatore in pensione, nel Pei da «sempre» che qui alla Casa del Popolo «Corazza» sta preparando la lesta. Per D'Alenia presidente del Consiglio? «No, per i cinquant'anni della casa». E per D'Alema? «Bene». Nient'altro? «Bene, bene». Ma? «Che stia attento a Cossiga, perche non si capisce mai se scherza o se la sul serio». Freddi? Smorti? Disillusi? Ma no. E' che, come ci ha detto poco fa in federazione il segretario Alessandro Ramazza, «qui a Bologna restiamo sohri, la strada è stretta, il terreno minato. L'incarico a D'Alema è una cosa rilevantissima, ma bisogna aspettare, anche perché fare festa prima porta sfiga». Ma se vent'armi fa gli avessero detto che il segretario del suo partito sarebbe diventato presidente del Consiglio? «lo - dice Ramazza - allora ero nella Fgci con D'Alema e se mi avessero detto che Massimo sarebbe diventato premier, conoscendolo bene, avrei risposto: è probabile...». Sorridono i padri nobili del Pei dalle fotografie storiche di questa storica casa del popolo del quartiere San Donato. Qui sono venuti a giocare a bocce: Togliatti, Longo, Secchia, Pajetta. Era di casa il sindaco Dozza. C'è un'altra foto con Berlinguer, un'altra ancora con Terracini. Qui c'è la memoria, il sangue e la carne del partito emiliano. Qui, alle ore 19, nel salone della tombola, quando arriva la notizia che il presidente Scalfaro ha convocato al Quirinale Massimo D'Alema, i compagni che preparano la festa non stappano bottiglie. Si guardano in faccia e subito sputano il rospo che inquieterà i sonni dei loro prossimi giorni: «Il governo si, ma non con Cossiga, spero...», dice Mario Marchi, 66 anni, ex autista della nettezza urbana. Perché no? «Sarà la mia ignoranza, ma io Cossiga non lo vedo proprio», dice. Troppo educati alla politica, troppo navigati nella vita, troppo credenti nella religione del partito e nutriti dall'iconografia piciista per sbarellare. Ricordano i «celerotti» che spaccavano le biciclette delle mondine in sciopero. Ora è troppo controllato e «dalemizzato» il partito bolognese per sbandare a tuia notizia che pure tutti sognavano da anni. Maurizio Degli Esposti, responsabile dell'organizzazione, dice che «non ci saranno bandiere rosse al vento stile Novecento». La linea è chiara: reazione pacata, si fa «Per tropabbiamla mdi Beressere p po tempo o avuto lattia inotti: erdenti» questo governo per senso di responsabilità verso il Paese, si deve approvare la Finanziaria. Bruno Nanni si ricorda Togliatti, nel '53, qui a Bologna: «Aveva ima vocina flebile, molto famigliare. Dopo il comizio ci venne vicino: siete convinti di quello che fate? Perbacco. Sembra che sia passato un secolo. Io lavoravo 58-60 ore alla settimana in officina, ma in busta paga ne trovavo 35». Quelle di Bertinotti? «Ali, ali», ride. «Ma poi poco per volta è cambiato, abbiamo avuto ciò che abbiamo conquistato». Fioravanto Bignami ha anche lui 63 anni e faceva l'infermiere al Sant'Orsola: «Eh sì, aspettavamo dal '47. E' che da allora per troppo tempo abbiamo avuto la malattia che adesso ha Bertinotti: quella di perdere inseguendo belle parole. Però adesso noi siamo andati avanti. Cari compagni, l'Italia non è mica l'Emilia: da soli non governiamo». Ma si può, con Cossiga? Simone Spataro, 26 anni, un orecchino all'orecchio sinistro e una quasi laurea in ingegneria nucleare, dice: ((Avanti Massimo. Chi non capisce la politica dirà che ci siamo alleati con Cossiga». E invece? «D'Alema sta cercando di traghettare questo Paese in una situazione in cui si possa sapere chi sta a destra e chi sta a sinistra. Che è esattamente ciò che Cossiga non vuole». E allora? «Io, con quello, non ci andrei nemmeno per soldi. Ma bisogna usare la ragione ed essere realisti». Più si parla e più Cossiga diventa un tormentone. Dice Bruno: «E' imo con cui si può fare una gita in pullman: fa ridere. Ma già ima vacanza di ima settimana è troppo lunga». Fioravanti: «Fa un gioco sporco, un giorno di qua, mi giorno di là...» Il rospo è li, ma va mandato giù. Fausto Sacchelli, che di tutta questa zona di Bologna e il responsabile politico e che della pura razza dalemista politicamente selezionata ò portavoce fin nel look, distilla la linea: «Ma quest'incarico ci ha definitivamente sdoganati. Finalmente nessuno mette più in discussione il fatto che .1 nostro segretario faccia il capo del governo». Dice Bnmo Nanni che «forse qualcuno non si ricorda, ma noi qui eravamo scomunicati e i nostri bambini non potevano andare in chiesa». Sotto la faccia di Togliatti che sorride come im vecchio zio, gli ex comunisti di Bologna sembrano disponibili anche a trangugiare Cossiga: «Con tutto quel che abbiamo mandato giù...». Cesare Martinetti «Per troppo tempo abbiamo avuto la malattia di Bertinotti: essere perdenti» «Facciamo pure questo governo ma soltanto per senso di responsabilità e per far passare la Finanziaria» h
Luoghi citati: Bologna, Emilia, Italia, Sant'orsola
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